Quale tra i diversi tipi di pellet è il più economico? La risposta non vi piacerà.
Chi ha una stufa a pellet sa che oggi trovare del pellet con cui alimentare la caldaia è alquanto complicato, e laddove ci si riesce bisogna farsi carico di una spesa non indifferente, con i costi che vanno da un minimo di 9 euro, quando si è fortunati, fino a 15 euro per sacco (mentre la scorsa stagione si andava dai 4 ai 7 euro).
Le ragioni dell’aumento del pellet sono diverse. Ad esempio, il fatto che sempre più famiglie italiane abbiano scelto il riscaldamento con la stufa a pellet (che nonostante l’aumento dei prezzi risulta ancora la soluzione più conveniente rispetto al gas), aumentando così la domanda: il problema è che l’Italia non è autosufficiente nell’approvvigionamento del pellet, ragion per cui bisogna importarlo da altri Paesi; e qui sorge il problema, in quanto i principali esportatori di pellet - quali Slovacchia, Croazia, Austria, Francia e Germania - lo producono importando gli scarti di legno principalmente da Russia e Ucraina.
Per ovvi motivi, quindi, la produzione di pellet si è arrestata e i Paesi coinvolti hanno iniziato a limitare le esportazioni, facendo così salire alle stelle il prezzo di quel poco combustibile che arriva in Italia.
Fino allo scorso anno erano due le tipologie di pellet più utilizzate in Italia: abete, ritenuto dagli esperti come il migliore e di conseguenza anche il più costoso, e il faggio. Adesso, vista la difficoltà nel reperire sufficiente combustibile, si stanno facendo strada sempre più tipi di pellet: dal castagno alle conifere, fino alla canapa.
Prodotti che fino a poco tempo fa erano sconsigliati, perlomeno nel confronto con l’abete, e che invece oggi rappresentano una valida alternativa, se non altro per mancanza di alternativa.
Vista la moltitudine di tipologie di pellet a disposizione c’è chi si chiede qual è la più economica, così da poter risparmiare qualcosa in vista dell’inverno. Dopo un’attenta analisi abbiamo individuato la risposta, che tuttavia non vi piacerà.
Non esiste oggi un pellet economico
Come anticipato, nell’ultimo anno sempre più tipologie di pellet si sono diffuse sul mercato. All’abete e al faggio, infatti, si sono aggiunti:
- Castagno;
- Conifere;
- Canapa;
- Ulivo.
Prodotti che anche negli anni scorsi erano sul mercato, ma perlopiù ad acquistarli erano coloro che volevano spendere meno rispetto al pellet di abete e faggio. Ora anche questi sono diventati prime scelte vista la difficoltà negli approvvigionamenti, ma va detto che non si può parlare più di acquisto economico.
Anche se tendenzialmente il pellet prodotto con castagno, conifere, canapa e ulivo costa meno rispetto ad abete e faggio, siamo comunque lontani dai prezzi dell’anno scorso. Essendosi ridotta la disponibilità di abete e faggio, infatti, sempre più persone hanno cominciato a prendere in considerazione le alternative, comportando, a parità di offerta, un aumento della domanda e di conseguenza dei prezzi. Tant’è che anche per i suddetti prodotti siamo arrivati ormai intorno ai 9 euro per sacco, ed è possibile scendere intorno agli 8 euro quando se ne acquistano grandi quantità. Anche per i pellet fino alla scorsa stagione “economici”, quindi, si segnalano rincari superiori al 100%.
Oramai è inutile cercare pellet a meno di questo prezzo, perché non esiste: anzi, diffidate da chi ve lo propone, perché potrebbe trattarsi di una truffa (tant’è che in questi giorni si moltiplicano le notizie riguardanti pellet contraffatto).
Il pellet più economico è quello non legnoso
Ci sono delle alternative al pellet legnoso che si possono trovare ancora sotto la soglia dei 7 euro. Ci riferiamo, ad esempio, al nocciolino (ossia il nocciolo dell’oliva, ovviamente debitamente trattato), come pure ai gusci di nocciola o al mais.
Il problema di questi combustibili è che non vanno bene per molte delle attuali stufe in commercio; tant’è che per risparmiare molte famiglie hanno cercato una soluzione per convertire la stufa a pellet ad altre forme di combustibili, affidandosi a tecnici più o meno esperti che assicurano che si può fare senza comportare danni alla caldaia.
A tal proposito, il consiglio che diamo è di rivolgersi sempre alla casa produttrice della caldaia per chiedere informazioni a riguardo, perché altrimenti si rischia che per risparmiare pochi euro per sacca si vada a compromettere la funzionalità dell’impianto, con danni economici persino maggiori.
Qualora doveste ricevere il via libera alla conversione, allora potete anche farlo, ma valutando bene il costo che tale operazione richiede. Anche perché non è da escludere che con l’aumento della domanda anche per le alternative al pellet ci possa essere un aumento dei prezzi (come tra l’altro già sta succedendo).
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