Pensione nel 2023, chi ci va prima? Quali sono le opzioni più veloci

Simone Micocci

3 Gennaio 2023 - 11:03

In pensione prima nel 2023, con quale opzione? Ecco quali caratteristiche devi avere per smettere di lavorare con largo anticipo.

Pensione nel 2023, chi ci va prima? Quali sono le opzioni più veloci

Dopo settimane caratterizzate da promesse e indiscrezioni, sono chiari finalmente i requisiti da soddisfare per andare in pensione nel 2023.

Possiamo quindi rispondere alla domanda: con quali delle misure oggi in vigore è possibile andare in pensione prima? Quali sono le caratteristiche che una persona deve avere per smettere di lavorare con largo anticipo? Tra novità, vedi Quota 103 e la rivisitazione di Opzione donna, e conferme, come la proroga dell’Ape sociale, le regole per il pensionamento sono leggermente differenti rispetto allo scorso anno, anche se va detto che è ancora troppo poco per parlare di “superamento della legge Fornero”, obiettivo che il governo intende raggiungere entro la fine della legislatura.

Tenendo conto delle opzioni di pensionamento a cui si può accedere nel 2023, guardiamo quindi a quali di queste consentono di andare in pensione prima e chi sono le persone che anche quest’anno avranno diritto a una maggiore flessibilità in uscita.

I primi ad andare in pensione nel 2023? I lavoratori con grave disabilità

Anche nel 2023 i primi a poter andare in pensione sono i lavoratori con grave disabilità, ossia coloro ai quali è stata riconosciuta una percentuale d’invalidità di almeno l’80%.

In tal caso, a patto di aver maturato almeno 20 anni di contributi, è possibile andare in pensione già all’età di 61 anni, per gli uomini, 56 anni per le donne.

Nel caso del lavoratore non vedente, inoltre, l’accesso alla pensione avviene ancora prima: fermo restando il requisito dei 20 anni di contributi, si può smettere di lavorare una volta compiuti i 56 anni, per gli uomini, 51 anni per le donne.

Pensione anticipata solamente per alcune donne

Opzione donna è stata confermata nel 2023 ed estesa a coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2022. Tuttavia, la platea delle potenziali beneficiarie si è ridotta notevolmente quest’anno, in quanto l’accesso a Opzione donna viene limitato solamente ad alcune lavoratrici, ossia a coloro che oltre ad aver maturato 35 anni di contributi hanno compiuto i 60 anni di età, limite anagrafico che si riduce di 1 anno per ogni figlio, fino a scendere a un massimo di 58 anni.

E già qui si riduce la platea, visto che fino allo scorso anno era consentito l’accesso a 58 anni indipendentemente dal numero di figli (o 59 anni nel caso delle lavoratrici autonome).

Ma la novità che più riduce la possibilità di ricorrere a Opzione donna per andare in pensione tra i 58 e i 60 anni è quella che ne limita l’accesso alle sole:

  • invalide al 74%;
  • caregiver, ossia chi assiste una persona con grave disabilità da almeno 6 mesi;
  • lavoratrici licenziate da aziende in crisi, per le quali vale il requisito dei 58 anni di età.

Chi non fa parte di almeno una di queste categorie, quindi, non può accedere a Opzione donna neppure se ne soddisfa il requisito anagrafico e quello contributivo.

Pensione per i lavoratori fragili che hanno iniziato a lavorare da molto giovani

Dopodiché a poter andare in pensione in anticipo sono coloro che hanno iniziato a lavorare da molto giovani, i cosiddetti lavoratori precoci, ossia chi al compimento dei 19 anni poteva vantare già 12 mesi di contributi.

Mettiamo il caso che una persona abbia iniziato a lavorare a 17 anni e che da lì non si sia mai fermata: ebbene, questa nel 2023 potrà andare in pensione a 58 anni grazie alla cosiddetta Quota 41, a patto però di far parte di una delle categorie a cui il nostro ordinamento riconosce una maggior tutela.

Nel dettaglio, saltata la possibilità di estendere a tutti la possibilità di accedere a Quota 41, anche nel 2023 tale opzione resta riservata ai precoci che fanno parte di una delle seguenti categorie:

  • disoccupati di lungo corso;
  • invalidi almeno al 74%;
  • caregivers;
  • lavoratori addetti a mansioni usuranti.

Ancora una volta, quindi, per l’accesso alla pensione vengono favoriti i “fragili”, coloro che vista la loro posizione meritano una maggior tutela in ambito previdenziale.

Pensione a 62 anni per chi ha iniziato a lavorare da molto giovane

La prima opzione che non guarda ai fragili in quanto interessa tutti i lavoratori è la nuova Quota 103, misura che nel 2023 consentirà l’accesso alla pensione a 62 anni a coloro che hanno maturato almeno 41 anni di contributi.

Insomma, per poter accedere a una tale opzione a 62 anni bisogna aver iniziato a lavorare intorno ai 21 anni, o anche dopo laddove ci siano contributi da poter riscattare (si pensi ad esempio alla laurea).

Pensione senza età per chi può vantare molti anni di contributi

Molto simile a Quota 103, ma senza alcun limite anagrafico, è la pensione anticipata, per la quale basta soddisfare un requisito contributivo per poter smettere di lavorare.

Nel dettaglio, agli uomini ne sono richiesti 42 anni e 10 mesi: ad esempio, chi ha iniziato a lavorare a 19 anni e non ha mai subito interruzioni potrà andare in pensione già all’età di 61 anni e 10 mesi, persino prima rispetto a Quota 103.

Ancora prima, poi, vanno in pensione le donne, visto che per loro la pensione anticipata richiede solamente 41 anni e 10 mesi di contributi.

Anticipo della pensione a 63 anni

Confermata nel 2023 la possibilità di accedere all’Ape sociale, anticipo pensionistico che consente di smettere di lavorare all’età di 63 anni, a patto di aver maturato almeno 30 anni di contributi.

Con questa misura, però, non si può parlare di vera e propria pensione: con l’Ape sociale, infatti, l’interessato percepisce un’indennità sostitutiva della pensione, riconosciuta tramite un prestito erogato da un istituto finanziario di cui sarà lo Stato a farsi carico della restituzione.

Tuttavia, anche per l’Ape sociale l’accesso è riservato ai cosiddetti fragili: disoccupati, invalidi, caregiver e lavoratori addetti a mansioni usuranti (per quest’ultimi il requisito contributivo è pari a 36 anni).

Pensione contributivi puri a 64 anni

Possono andare in pensione a 64 anni nel 2023 coloro che avendo iniziato a lavorare successivamente alla data del 1° gennaio 1996 sono considerati “contributivi puri”, non avendo alcun contributo maturato nel regime retributivo.

A questi basterà soddisfare altri due requisiti per andare in pensione a 64 anni: 20 anni di contributi, e una pensione d’importo non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale. Guardando ai dati aggiornati al 2023, quindi, bisognerà avere una pensione di almeno 18.319,02 euro l’anno.

Pensione di vecchiaia a 67 anni

Chi non riesce a soddisfare i requisiti per accedere a una delle suddette opzioni per il pensionamento anticipato dovrà accontentarsi di andare in pensione a 67 anni, età richiesta dalla pensione di vecchiaia.

Gli anni di contributi richiesti sono 20, solamente in alcuni casi riducibili a 15 (laddove si rientri in una delle tre deroghe Amato). Inoltre, ai contributivi puri viene richiesto di soddisfare un altro requisito, di tipo economico: nel dettaglio, la pensione maturata non deve essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale, quindi a 9.813,76 euro.

Ultima possibilità per la pensione: 71 anni

Chi non riesce neppure a soddisfare i requisiti per la suddetta opzione di vecchiaia dovrà attendere i 71 anni, quando è possibile andare in pensione con soli 5 anni di contributi.

Tuttavia, tale alternativa è riservata ai soli contributivi puri.

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