Pensioni, in arrivo aumenti ogni mese tra novembre e gennaio

Simone Micocci

7 Ottobre 2024 - 10:00

Pensioni, aumenti su tutti i prossimi tre pagamenti. Conguaglio Irpef, bonus e rivalutazione: ecco chi riceve più soldi (e quanti).

Pensioni, in arrivo aumenti ogni mese tra novembre e gennaio

Ci sono buone notizie per chi prende la pensione: nei prossimi tre pagamenti, quindi tra novembre e gennaio, sono previsti aumenti sugli assegni. E più si va avanti e più cresce la platea di coloro che ne beneficeranno. A novembre, infatti, sono circoscritti a un numero ridotto di pensionati: sono di più quelli che per un motivo o per un altro godranno dell’incremento a dicembre, mentre a gennaio saranno per tutti.

A tal proposito, vediamo quali sono le ragioni dei prossimi aumenti delle pensioni, soffermandoci su quali sono i pensionati che ne beneficiano e di che importi si tratta.

Pensioni, a chi spetta l’aumento di novembre

Come anticipato, il mese prossimo le pensioni aumentano per un numero ristretto di pensionati. La ragione dell’incremento è dovuta infatti al conguaglio Irpef, attuato dall’Inps in qualità di sostituto d’imposta, per quei pensionati che hanno presentato nei mesi scorsi la dichiarazione dei redditi con modello 730/2024.

L’Inps ha iniziato le operazioni di conguaglio già ad agosto, ritardandolo poi nei mesi successivi per coloro che hanno inviato la dichiarazione dei redditi più tardi. Novembre è l’ultimo mese utile per il conguaglio, sia se con debito che con credito Irpef. Quindi tutti coloro che hanno presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi indicando l’Inps come sostituto d’imposta sono certi che il conguaglio verrà effettuato nel cedolino di novembre laddove non ci sia stato già nelle precedenti mensilità.

Questo significa che ci sarà sicuramente l’aumento per coloro ai quali è risultato un credito Irpef, laddove quindi l’imposta pagata nel 2023, e trattenuta mensilmente dall’Inps, sia risultata maggiore rispetto a quella effettivamente dovuta. Una situazione comune, ad esempio, tra i pensionati con una sola Certificazione Unica che hanno approfittato della dichiarazione dei redditi per beneficiare di detrazioni e deduzioni previste dalla normativa. Il rimborso viene pagato in un’unica soluzione: l’unica eccezione è rappresentata da coloro che hanno un credito Irpef superiore a 4.000 euro, per i quali l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere con un controllo più approfondito che ne andrebbe a ritardare il pagamento. In quel caso il rimborso verrebbe pagato in un successivo momento dall’Agenzia delle Entrate stessa.

Pensioni, a chi spetta l’aumento di dicembre

Intanto dicembre è mese di pagamento della tredicesima mensilità, ragion per cui l’importo del cedolino già sarà “raddoppiato”, o quasi, rispetto ai mesi precedenti.

Dopodiché bisogna considerare che per quei pensionati che hanno maturato i requisiti per godere della quattordicesima mensilità tra agosto e dicembre, nello stesso cedolino verrà caricata anche questa, con importo che dipende da diversi fattori:

  • reddito;
  • anni di contributi;
  • gestione di appartenenza (se autonomi o dipendenti)
  • mensilità in cui vengono soddisfatti i requisiti per averne diritto.

A tal proposito, ecco le tabelle aggiornate al 2024. Nel dettaglio, per coloro che hanno un reddito inferiore alla soglia di 11.672,89 euro (1,5 volte il trattamento minimo 2024), la quattordicesima è pari a:

Lavoratori dipendentiLavoratori autonomiImporto quattordicesima
fino a 15 anni di contributi fino a 18 anni di contributi 437,00 euro
tra i 15 e i 25 anni di contributi tra i 18 e i 28 anni di contributi 546,00 euro
oltre i 25 anni di contributi oltre i 28 anni di contributi 655,00 euro

Tra le 1,5 (ma sopra i suddetti limiti indicati nell’ultima tabella) e le 2 volte il trattamento minimo (15.563,86 euro), gli importi della quattordicesima sono:

Lavoratori dipendentiLavoratori autonomiImporto quattordicesima
fino a 15 anni di contributi fino a 18 anni 336,00 euro
tra i 15 e i 25 anni di contributi tra i 18 e i 28 anni di contributi 420,00 euro
oltre i 25 anni di contributi oltre i 28 anni di contributi 504,00 euro

A chi ne soddisfa i requisiti - ad esempio compie i 64 anni oppure acquisisce il diritto alla pensione - nel corso dell’anno però l’importo viene ridotto in misura proporzionale. Pensiamo ad esempio a un pensionato appartenente alla Gestione lavoratori dipendenti con 20 anni di contributi e un reddito di 14.000 euro che ha compiuto 64 anni a ottobre. Avrà diritto solamente a 3/12 dell’importo teoricamente spettante, il 25% di 420 euro (105 euro quindi).

Spetta poi ai pensionati il cui importo non supera il valore del trattamento minimo di pensione, 598,61 euro al mese, 7.781,93 euro l’anno, e un reddito che complessivamente non supera di 1,5 volte la stessa soglia (3 volte se coniugato), una maggiorazione aggiuntiva il cui importo massimo è di 154,94 euro. Conosciuta come bonus Natale o tredicesima, questa maggiorazione sociale spetta in automatico, eccetto alcuni casi in cui va presentata domanda di ricostituzione della pensione per averne diritto.

Pensioni, l’aumento di gennaio

A gennaio 2025 ci sarà poi l’aumento delle pensioni dovuto alla rivalutazione, quel meccanismo con cui gli importi vengono adeguati al costo della vita sulla base dell’inflazione accertata nelle ultime 12 mensilità.

A oggi sembra che il tasso di inflazione per il 2024 sarà tra l’1,6% e l’1,8%, garantendo ad esempio a una pensione di 1.000 euro un aumento tra 16 e 18 euro lordi al mese, il doppio per chi ne prende 2.000.

La buona notizia è che con la legge di Bilancio 2025 dovrebbe essere certificato il ritorno alle regole ordinarie di rivalutazione, con vantaggi per coloro che hanno una pensione superiore a 4 volte l’importo del trattamento minimo.

A godere dell’aumento è anche l’Assegno sociale (per il quale spetta anche la tredicesima ma non quattordicesima e bonus Natale), come pure le pensioni di invalidità civile (anche per queste ci si limita alla tredicesima). Qui trovate una tabella con tutti gli importi stimati a seconda di quello che sarà effettivamente il tasso di rivalutazione utilizzato.

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