“Lì dove osano le aquile”; il governo Meloni ritocca la legge Fornero aumentando i contributi richiesti per una delle opzioni di pensionamento anticipato.
Altro che eliminare la legge Fornero: il governo Meloni, quasi in sordina, con l’ultima legge di Bilancio ha persino reso più severe le regole per l’accesso alla pensione anticipata come fissate dalla riforma del 2011.
Uno degli aspetti tanto criticati della riforma approvata dal governo Monti, che la Lega ha più volte detto di voler cancellare, riguarda l’adeguamento con le speranze di vita dei requisiti per l’accesso alla pensione. Se si vive di più è anche giusto lavorare per più tempo; questo è il principio alla base di un meccanismo che esisteva già negli anni precedenti ma che l’allora ministra del Lavoro Elsa Fornero ha fissato per ogni biennio.
Tuttavia, con la legge Fornero l’incremento dei requisiti per l’accesso alla pensione, che da allora è stato di 1 anno esatto, ha riguardato a seconda dell’opzione utilizzata per il collocamento in quiescenza solamente l’età anagrafica o il requisito contributivo.
Nel dettaglio, per quelle misure che prevedono un limite di età è questo a essere oggetto di adeguamento biennale con le speranze di vita; diversamente, (come nel caso della pensione anticipata), è il requisito contributivo ad aumentare.
O l’uno o l’altro quindi, ma d’ora in avanti non sarà più così almeno per una delle opzioni di pensionamento anticipate a disposizione dei lavoratori.
Pensioni, così il governo aumenta i contributi che servono per andarci
Con la circolare n. 46 del 13 marzo, l’Inps ha messo in risalto una novità della legge di Bilancio 2024 che era stata poco attenzionata dagli addetti ai lavori. Come disposto dall’articolo 1, comma 125, lettera c) della legge n. 213 del 2023, dall’1 gennaio 2024 anche il requisito di 20 anni di contribuzione effettiva richiesto per la pensione anticipata riservata ai contributivi puri dovrà essere adeguato alle speranze di vita.
Questa opzione, riservata esclusivamente a chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, oggi consente l’accesso alla pensione a 64 anni di età (inizialmente il limite era di 63 anni ma è salito proprio per effetto del suddetto adeguamento) e 20 anni di contributi.
A ciò si aggiunge anche un requisito economico, anch’esso modificato dalla legge di Bilancio scorsa, che prevede che l’assegno maturato al momento del pensionamento deve essere almeno pari a 3 volte l’importo dell’Assegno sociale (per le mamme con un figlio resta di 2,8 volte come nel 2023, mentre per quelle con almeno due scende a 2,6 volte).
Questi requisiti saranno nuovamente oggetto di modifica nel 2027 visto che per il prossimo adeguamento - in programma per il biennio 2025-2026 - l’Istat non ha rilevato alcuna variazione significativa delle aspettative di vita tale da far scattare un incremento.
Tuttavia, nel 2027, quando le previsioni ci dicono che ci sarà un incremento tra i 2 e i 3 mesi, non sarà solamente il requisito anagrafico ad aumentare: per la prima volta a cambiare saranno anche i contributi, punto che invece il governo Monti non aveva osato toccare.
Quindi, per la pensione anticipata contributiva ci vorranno presumibilmente 64 anni e 2 mesi di età e allo stesso tempo almeno 20 anni e 2 mesi di contributi. Oppure 3 mesi nel caso in cui l’aumento delle speranze di vita dovesse essere più rilevante.
Pensione anticipata contributiva un’opzione per pochi
Senza dimenticare che nel contempo aumenta anche il requisito economico visto che l’Assegno sociale - elemento di partenza per il calcolo della soglia da raggiungere - è annualmente soggetto a rivalutazione in base all’inflazione.
In futuro, quindi, per accedere alla pensione anticipata contributiva bisognerà essere più vecchi, aver lavorato per più tempo e con guadagno sempre maggiore: tre fattori che sommati ci fanno capire perché in futuro questa opzione per il pensionamento sarà riservata a sempre meno persone.
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