Le stime del Pil migliori del previsto e il calo delle bollette fanno ben sperare per la riforma delle pensioni: il nuovo sistema previdenziale potrà entrare in vigore già nel 2024?
La riforma delle pensioni è possibile e, forse, più vicina di quel che sembrava solo poche settimane fa. A far ben sperare sono soprattutto due elementi: una crescita del Pil maggiore del previsto e il netto calo delle bollette. Due elementi sintetizzabili in un concetto: lo Stato avrà più soldi, a fine anno, per una riforma del sistema previdenziale.
La previsione contenuta nel Def sulla crescita in Italia è sicuramente di buon auspicio: la stima prudenziale è del +0,9%, un dato migliore rispetto a quello preventivato a novembre (+0,6%). Le buone notizie, inoltre, arrivano dal miglioramento della situazione occupazionale e dalla riduzione delle bollette, con un netto calo sia per il gas che per la luce elettrica grazie alla discesa dei prezzi del gas.
Per quanto riguarda il capitolo pensioni, invece, è entrata in vigore la rivalutazione, anche se è piena solamente per gli assegni inferiori a quattro volte il minimo. L’adeguamento all’inflazione è stato, quindi, solo parziale, ma la speranza è che il governo possa avere più risorse a disposizione per il 2024 e per completare la riforma del sistema pensionistico.
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Pensioni, perché ora la riforma è possibile
La riforma delle pensioni sembra quindi essere più vicina. Principalmente per due buone notizie. La prima riguarda i conti pubblici: le previsioni del Def sono migliori rispetto a qualche mese fa, la recessione sembra sempre più lontana per l’economia globale e per quella italiana. Il che vuol dire avere più soldi a disposizione dello Stato.
Tanto più che - e questa è la seconda buona notizia - si è attutito l’impatto della crisi energetica, con una riduzione dei costi da parte dello Stato per aiutare famiglie e imprese. Il governo ha già drasticamente tagliato le risorse investite nella riduzione delle bollette: basti pensare che si è passati dai 21 miliardi del primo trimestre del 2023 ai 5 miliardi del secondo.
La riforma delle pensioni è più vicina?
Questi elementi sembrano avvicinare la riforma delle pensioni, ma la strada da percorrere è ancora lunga. La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha dato il via libera all’Osservatorio per la riforma, una task force che dovrà individuare gli elementi basilari del nuovo sistema previdenziale.
L’Osservatorio dovrà valutare le opzioni di pensionamento anticipato, a partire dall’estensione della Quota 41 a tutti, valutando anche possibili soluzioni interlocutorie come la proroga di un anno della Quota 103. Il lavoro da fare è tanto e i tempi potrebbero essere lunghi, ma sicuramente i dati positivi sui conti italiani sono una boccata d’ossigeno per il sistema pensionistico.
Riforma delle pensioni, le ipotesi
Cosa prevederà la riforma delle pensioni per il 2024 e quali saranno le formule per lasciare il lavoro? Va sottolineato che il tavolo sulla riforma sembra aver subito un rallentamento, ma qualcosa ora potrebbe tornare a muoversi, dopo le rassicurazioni economiche del Def.
Il primo punto da affrontare è la Quota 103, in vigore per il 2023: potrebbe essere confermata in caso di impossibilità di mettere in campo un altro anticipo pensionistico. L’obiettivo del governo (o almeno di parte di esso) è di introdurre la Quota 41 per tutti. Poi c’è il capitolo Opzione donna: dopo la stretta del 2023, tanto criticata, si potrebbe nuovamente ampliare la misura. Di base dovrebbe comunque restare l’impianto della legge Fornero, difficile da superare: è più probabile qualche piccolo aggiustamento.
Pensione anticipata, il rebus delle quote
Il tema più spinoso e più caro al governo è quello delle quote per l’anticipo pensionistico. Oggi la Quota 41 vale solo per i lavoratori precoci, ovvero chi ha almeno 12 mesi di contributi versati al compimento dei 19 anni. Inoltre si deve trattare di disoccupati di lungo periodo o invalidi almeno al 74% o caregiver o lavoratori gravosi.
L’esecutivo vorrebbe estendere la Quota 41 a tutti i lavoratori, per un costo che si aggirerebbe tra i 4 e i 5 miliardi di euro. Non pochi, ma le rassicurazioni sui conti possono far sperare il governo. Se, comunque, non si dovesse riuscire a estendere la Quota 41 già dal 2024, allora si potrebbe puntare a una conferma - almeno per un anno - della Quota 103, ovvero la pensione con 62 anni d’età e 41 di contributi.
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