Pensioni, l’età pensionabile aumenterà presto. Quanto si paga per andarci un anno prima?

Simone Micocci

26 Settembre 2024 - 09:45

L’età pensionabile è destinata ad aumentare, ma andare in pensione un anno prima sarà ancora possibile. Ma a che prezzo?

Pensioni, l’età pensionabile aumenterà presto. Quanto si paga per andarci un anno prima?

Oggi in Italia si va in pensione all’età di 64 anni e 2 mesi. È questo il valore medio effettivo accertato nell’ultimo Rapporto Inps, con il quale vengono messi alla luce gli squilibri del sistema previdenziale (e assistenziale) italiano, con le entrate che rischiano di non essere sufficienti per sostenere le uscite.

Buona parte della “colpa” di un’età pensionabile troppo bassa è delle misure di flessibilità introdotte in questi anni, come ad esempio Quota 103 e l’Opzione Donna. Misure che potrebbero essere cancellate, così da aumentare questo valore e rendere maggiormente sostenibile la spesa previdenziale.

Indipendentemente da quelle che saranno le decisioni del governo, l’età pensionabile è comunque destinata ad aumentare per effetto degli adeguamenti con le aspettative di vita: non nel 2025 visto che la variazione accertata non è stata sufficiente da giustificare un incremento dei requisiti per andare in pensione, mentre nel 2027 è molto probabile che ci sarà un innalzamento di 2 o 3 mesi (ricordiamo che per effetto di quanto stabilito dalla legge Fornero l’adeguamento con le aspettative di vita avviene ogni biennio).

Alla luce di ciò è interessante rispondere a una domanda: andare in pensione un anno prima sarà ancora possibile? E soprattutto, quanto si paga per farlo? Come vedremo di seguito, infatti, specialmente con il contributivo la pensione subisce una decurtazione con un anno in meno di lavoro, più o meno consistente a seconda dei casi.

Come andare in pensione un anno prima

Indipendentemente da quelle che saranno le decisioni del governo sulle misure di flessibilità oggi in vigore, le regole per andare in pensione come disciplinate dalla riforma Fornero non verranno toccate.

Questo significa che almeno fino al 2027 si potrà andare in pensione a 67 anni di età con 20 anni di contributi, con la possibilità di anticipare di qualche anno ricorrendo alla pensione anticipata. Con questa misura, infatti, non si guarda all’età ma solo ai contributi: si può smettere di lavorare una volta raggiunta una contribuzione pari a 42 anni e 10 mesi, con un anno in meno per le donne.

Ad esempio, chi raggiunge questo requisito può anche andare in pensione 1 o 2 anni prima rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia, ma deve sapere che ogni anno di anticipo avrà ripercussioni sulla pensione.

Quanto si paga per andare in pensione un anno prima

Oggi la pensione è così calcolata:

  • per i periodi che riferiscono ai periodi fino al 31 dicembre 1995 si utilizza il sistema retributivo. Nel caso in cui alla stessa data siano stati maturati 18 anni di contributi, il retributivo viene utilizzato fino al 31 dicembre 2011;
  • i periodi successivi, invece, vengono calcolati con il contributivo.

Ebbene, anticipare l’accesso alla pensione di un anno non ha chissà quali conseguenze per la parte calcolata con il retributivo. Con questa, infatti, le ultime retribuzioni percepite vengono trasformate in pensione prendendone una parte, il 2%, per ogni anno di contributi maturati nel retributivo. Anche andando in pensione un anno prima, quindi, la parte calcolata con il retributivo non cambia, a meno che nell’ultimo anno di lavoro il neo pensionato non avrebbe guadagnato molto di più rispetto ai precedenti, innalzando così notevolmente la media delle ultime retribuzioni.

Diverso il caso del contributivo, dove la pensione è calcolata prendendo in considerazione tutti i contributi maturati dal lavoratore. Un anno di lavoro in meno per andare in pensione, quindi, significherà avere meno contributi con inevitabili ripercussioni sulla misura dell’assegno.

Così come il fatto che per trasformare i contributi versati - il cosiddetto montante contributivo - in pensione si utilizza un coefficiente che per ogni anno di anticipo è meno conveniente. Ad esempio, secondo i valori aggiornati al 2024, il coefficiente di trasformazione per chi va in pensione a 67 anni è pari al 5,723%, mentre a 66 anni è del 5,531%.

Prendiamo come esempio un lavoratore con un montante contributivo di 300.000 euro che guadagna 40.000 euro l’anno. Sceglie di anticipare l’accesso alla pensione a 66 anni perché nel frattempo ha raggiunto il requisito contributivo richiesto dalla pensione anticipata: come cambia il suo assegno?

Così la pensione maturata sarebbe pari a:

300.000 * 0,05531

Quindi 16.593 euro l’anno, poco più di 1.276 euro lordi al mese.

Ma se avesse lavorato per un altro anno? Intanto il montante contributivo avrebbe goduto di altri 13.200 euro di contributi (il 33% di quanto guadagnato). Dopodiché il coefficiente di trasformazione sarebbe stato maggiormente favorevole. Dunque:

313.200 * 0,05723

Siamo intorno ai 17.924 euro (1.378 euro al mese): in tal caso, quindi, andare in pensione un anno prima è costato circa 1.300 euro l’anno.

Ma l’importo dipende appunto da una serie di fattori, come ad esempio dal guadagno dell’ultimo anno di lavoro come pure dal montante contributivo complessivamente maturato. Più questi valori sono alti e maggiore sarà la perdita sull’assegno.

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