Il governo rilancia sulla riforma delle pensioni, novità in arrivo nel 2025: Quota 41 per tutti è il desiderio di tutti, che tuttavia potrà concretizzarsi solo con ricalcolo contributivo dell’assegno.
Il governo Meloni nonostante le difficoltà riscontrate nelle ultime due manovre finanziarie non sembra aver rinunciato all’intenzione di approvare una riforma delle pensioni entro la fine della legislatura.
Inizialmente in programma nel 2023, poi rinviata - con tanto di promessa ai sindacati - nel 2024 e adesso di nuovo rimandata al 2025. Ma come spiegato dalla presidente del Consiglio in conferenza stampa, questa volta c’è tutta la volontà di arrivare a una soluzione condivisa da tutta la maggioranza in tempi brevi, in modo da poter valutare con largo anticipo come finanziare la riforma delle pensioni che verrà.
A tal proposito Meloni ha confermato che la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha già iniziato a lavorare a un programma di riforma che punta a fissare delle regole che siano uguali per tutti, garantendo comunque la sostenibilità del sistema.
La principale indiziata è Quota 41 per tutti, oggetto del desiderio tanto del Centrodestra, in particolare della Lega, quanto di chi spera che il 2025 possa essere l’anno in cui si va in pensione prima.
Quota 41 per tutti arriva nel 2025?
L’ultima legge di Bilancio ha rappresentato un duro colpo per chi aveva in programma di andare in pensione. Dalla revisione di Quota 103 che quest’anno è limitata a coloro che accettano un ricalcolo contributivo dell’assegno, all’Ape sociale per la quale vi è un incremento di 5 mesi per il requisito anagrafico. E ancora Opzione donna, per cui l’età è salita a 61 anni limitando ancora di più la platea delle potenziali beneficiarie.
Viste le critiche raccolte in queste ultime settimane, il governo sembra aver fissato il tema delle pensioni in cima alle priorità per il 2025, iniziando a lavorare fin da subito per la riforma che dovrà essere approvata il prossimo anno.
Va detto che anche nel 2024 il canovaccio fu lo stesso, tanto che tra gennaio e febbraio ci furono degli incontri tra governo e sindacati che tuttavia si sono interrotti a ridosso della primavera, non portando ad alcuna novità concreta.
La speranza è che le cose possano andare diversamente: quel che è certo è che le condizioni attuali - e quelle future - non permettono uno stravolgimento della legge Fornero che resterà almeno fino ai primi anni del 2030 quando secondo le stime dovrebbe esserci il totale passaggio al sistema contributivo.
Come anticipato l’obiettivo è Quota 41 per tutti, misura che come si può intuire dal nome consentirebbe a tutti, indipendentemente dall’età anagrafica, di andare in pensione una volta maturati 41 anni di contributi. Una sorta di Quota 103 senza requisito anagrafico quindi, che avrebbe il merito di superare l’attuale pensione anticipata con la quale si può andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contribuzione se uomini, uno in meno per le donne.
Quota 41 oggi riservata ai precoci
Di fatto l’intenzione è di estendere per ogni lavoratore la possibilità di accedere alla misura oggi riservata ai precoci. Va ricordato, infatti, che già nel 2024 si può andare in pensione con soli 41 anni di contributi, senza guardare l’età, ma tale possibilità è riservata a coloro che al compimento dei 19 anni potevano vantare almeno 12 mesi di contributi, oltre a far parte di uno dei profili per i quali è richiesta una maggior tutela: dai disoccupati ai gravosi, dagli invalidi ai caregiver.
Misura che tra l’altro è preclusa a coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo, ossia coloro che hanno un’anzianità assicurativa successiva al 1 gennaio 1996.
Pensione con Quota 41 per tutti solo se con penalizzazione
Chi guarda con attenzione a Quota 41 per tutti confidando nella possibilità che possa rappresentare un’opzione per il pensionamento già nel 2025 deve sapere che laddove il governo riuscisse a metterla nella prossima legge di Bilancio non sarà comunque molto differente dall’attuale Quota 103.
Anche per la nuova Quota 41, infatti, si sta lavorando in direzione di una penalizzazione in uscita per chi vi accede, prevedendo un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Il che nella maggior parte dei casi significa accettare una riduzione della pensione, viste le regole di calcolo meno favorevoli.
Di fatto si tratterebbe di un piccolo passo in avanti rispetto a oggi, in quanto del passaggio da Quota 103 a Quota 41 ne godrebbero solamente coloro che al raggiungimento dei 41 anni di contributi hanno meno di 62 anni.
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