Pensioni e rivalutazione, ecco quale sarebbe l’importo nel 2024 senza i tagli del governo Meloni

Simone Micocci

13 Novembre 2023 - 07:36

Il Governo Meloni ha tagliato la rivalutazione tanto nel 2023 quanto nel 2024: ecco quanto è andato perso nell’arco di due anni.

Pensioni e rivalutazione, ecco quale sarebbe l’importo nel 2024 senza i tagli del governo Meloni

In questi giorni vi abbiamo svelato quello che dovrebbe essere il tasso di rivalutazione applicato sulle pensioni dal prossimo gennaio per adeguarne l’importo al costo della vita, pari al 5,4%.

A tal proposito, vi abbiamo già parlato di quanto dovrebbero aumentare le pensioni, come pure gli assegni per invalidi civili: qui vogliamo invece fare un confronto su quanto sarebbe spettato nel caso in cui il governo Meloni non avesse effettuato alcun taglio alla rivalutazione.

Ricordiamo infatti che con la legge di Bilancio 2023 è stata rivista la rivalutazione, introducendo nuove aliquote rispetto a quelle previste dalla legge n. 448 del 1998. Una riduzione per larga parte confermata anche per il 2024, con piccoli accorgimenti che penalizzano specialmente coloro che hanno un assegno d’importo superiore a 10 volte il trattamento minimo.

Di fatto, il Governo Meloni ha tagliato gli importi delle pensioni, tant’è che il sindacato Uil pensioni ha fatto ricorso contro la nuova rivalutazione sperando in un intervento della Corte Costituzionale con cui bloccare questo meccanismo. Ma di quanto? Facciamo qualche rapido calcolo per scoprirlo.

Come è cambiata la rivalutazione nel 2023 e 2024

Come anticipato, è la legge n. 448 del 1998 a prevedere la rivalutazione fissando le regole per il meccanismo di adeguamento. Nel dettaglio, qui si legge che la rivalutazione è piena, quindi al 100% dell’indice rilevato dall’Istat, per la parte di pensione il cui importo non supera di 4 volte il trattamento minimo. Dopodiché, per la parte che supera questa soglia ma resta dentro le 5 volte la rivalutazione è al 90% dell’indice, mentre per quella ancora superiore è al 75%.

Con la legge di Bilancio 2023 la rivalutazione viene profondamente rivista e non solo per l’applicazione di aliquote più sconvenienti: viene infatti stabilito che - a differenza di quanto avviene con la perequazione ordinaria con la quale l’indice ridotto si applica solamente sulla parte dell’assegno che supera una certa soglia - con il nuovo meccanismo la rivalutazione è parziale per l’intero importo della pensione.

Quindi, mentre con la rivalutazione ordinaria un assegno di 2.500 euro sarebbe stato rivalutato al 100% del tasso per i primi 2.100 euro (circa) e al 90% per i restanti 400 euro, con il nuovo sistema tutti i 2.500 euro vengono ricalcolati con il tasso parziale.

Lo stesso meccanismo viene poi confermato dalla legge di Bilancio 2024, con la quale però le percentuali vengono leggermente riviste. A tal proposito, ecco una tabella che mette a confronto tutte le percentuali di rivalutazione tra quelle ordinarie (applicate l’ultima volta nel 2022) e quelle modificate dal governo Meloni.

Importo pensione Rivalutazione 2022 Rivalutazione 2023 Rivalutazione 2024
Fino a 4 volte il trattamento minimo 100% 100% 100%
Tra le 4 e le 5 volte il trattamento minimo 90%* 85% 90%
Tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo 75%** 53% 53%
Tra le 6 e le 8 volte il trattamento minimo 75%** 47% 47%
Tra le 8 e le 10 volte il trattamento minimo 75%** 37% 37%
Sopra le 10 volte il trattamento minimo 75%** 32% 22%

*Solamente per la parte d’importo che supera le 4 volte il trattamento minimo.
** Solamente per la parte d’importo che supera le 5 volte il trattamento minimo.

Quanto si è perso con la nuova rivalutazione

A questo punto, considerando un tasso di rivalutazione dell’8,1% nel 2023 e del 5,4% nel 2024, possiamo vedere di quanto sarebbero aumentati gli importi delle pensioni il cui valore supera di 4 volte il trattamento minimo.

Pensiamo ad esempio a un assegno di 2.500 euro: come anticipato, con il meccanismo ordinario sulla parte d’importo che non supera le 4 volte il trattamento minimo sarebbe stato applicato il tasso intero, mentre per la parte restante quello ridotto al 90%.

Ciò significa che nel 2023 per i primi 2.101,53 la rivalutazione sarebbe stata dell’8,1%, con un incremento di 170,22 euro, mentre per i restanti 398,47 euro, con un tasso del 7,29% (90% di quello ordinario), l’incremento sarebbe di 29,04 euro.

Complessivamente, quindi, l’assegno sale a 2.699,26 euro.

Nel 2024, con un tasso del 5,4%, per i primi 2.271,76 euro (4 volte il trattamento minimo aggiornato al 2023) l’aumento sarebbe stato di 122,67 euro, mentre per i restanti 228,24 euro l’incremento sarebbe stato di 5,96 euro. In due anni, quindi, un assegno di 2.500 euro sarebbe salito a 2.827,89 euro.

Con il meccanismo introdotto dal Governo Meloni, invece, nel 2023 sull’intero importo si applica una rivalutazione all’85% del tasso (6,885%), a fronte di un aumento di 172,12 euro. L’assegno che sale a 2.672,12 euro. Nel 2024, invece, la rivalutazione è al 90% del tasso (4,86%), sempre sull’intero importo, con un ulteriore incremento di 129,86 euro.

In due anni, quindi, l’assegno è salito a 2.801,98 euro, con una differenza complessiva di circa 25 euro.

Non molto: il problema riguarda perlopiù gli assegni d’importo più alto, come dimostra una pensione di 3.000 euro. Con una rivalutazione ordinaria l’assegno sarebbe salito a 3.231,17 euro nel 2023 e a 3.397,29 euro nel 2024. Con il meccanismo Meloni, e una rivalutazione quindi al 53% del tasso, l’aumento è di 3.128,79 euro nel 2023 e a 3.218,33 euro nel 2024. Complessivamente, quindi, c’è un taglio di 178,96 euro al mese.

Ancora peggio va a una pensione di 3.500 euro. Nel 2023 l’aumento l’avrebbe portata a 3.761,52 euro, fino a salire a 3.949,12 euro nel 2024. Con la rivalutazione del Governo Meloni, invece, da 3.500 euro a 3.633,24 euro nel 2023 e a 3.725,45 euro nel 2024: nel complesso, quindi, sono andati persi 223,67 euro al mese.

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