Pensioni, svelati i pensionati che ricevono davvero l’aumento a ottobre

Simone Micocci

24 Settembre 2024 - 09:48

Pensioni, chi riceve l’aumento a ottobre? No alla rivalutazione, sì al rimborso Irpef. E con la pubblicazione nell’area personale MyInps, il cedolino non ha più segreti.

Pensioni, svelati i pensionati che ricevono davvero l’aumento a ottobre

Con la pubblicazione del cedolino Inps di pensione relativo al rateo di ottobre viene svelato l’inganno sulle pensioni (di cui vi abbiamo già parlato qui). Basta consultare il cedolino di pensione pubblicato nell’area personale MyInps, nell’omonimo servizio, per rendersi conto che rispetto al mese scorso non ci sono aumenti dovuti alla rivalutazione, come invece c’è chi sta raccontando in queste ore.

Tuttavia, per alcuni pensionati una buona notizia c’è: con il cedolino si risponde alla curiosità di coloro che attendono il conguaglio Irpef e vogliono sapere se verrà applicato nel cedolino di ottobre oppure in quello di novembre.

Il mese scorso, infatti, l’Inps ha spiegato che le operazioni di conguaglio sul cedolino di pensione sono state effettuate solamente nei confronti di coloro che hanno inviato la dichiarazione dei redditi con modello 730/2024 tra il 1° e il 20 giugno. Per tutti gli altri c’è stato quindi da attendere ottobre, mentre chi ha aspettato l’ultimo momento per inviare la dichiarazione dei redditi (per la quale ricordiamo c’è tempo fino al 30 settembre) dovrà invece avere pazienza fino a novembre.

Non è chiaro però entro quando bisogna aver presentato il modello 730/2024 per far sì che il conguaglio sia stato effettuato nel cedolino in pagamento la prossima settimana: ecco perché per i diretti interessati è importante la pubblicazione nell’area personale MyInps, così da poter scoprire in anteprima se è arrivato il tanto atteso aumento riconosciuto a titolo di rimborso dell’Irpef.

Chi riceve l’aumento della pensione a ottobre

Come spiega l’Inps nella guida mensile al cedolino di pensione, a ottobre non ci sono novità per quanto riguarda la rivalutazione (il cui prossimo appuntamento è in programma per gennaio 2025) tant’è che gli unici aumenti possibili sono quelli risultanti dal rimborso del credito Irpef emerso dall’ultima dichiarazione dei redditi.

Più volte abbiamo spiegato che le tempistiche del conguaglio dipendono da quando il prospetto di liquidazione è stato emesso dall’Agenzia delle Entrate. Nel dettaglio, nel caso dei pensionati il conguaglio avviene due mesi dopo da quando avviene quest’ultimo passaggio.

A tal proposito, sappiamo con certezza che per coloro che hanno presentato la dichiarazione dei redditi tra il 21 giugno e il 15 luglio il conguaglio ci sarà sicuramente a ottobre. Ma anche per chi lo ha fatto qualche giorno dopo il prospetto di liquidazione potrebbe essere arrivato in tempo per far scattare il conguaglio con la pensione prossima al pagamento.

Per avere informazioni certe a riguardo basta andare nell’area personale MyInps, accessibile con Spid, credenziali Cie e Cns, e cliccare sul servizio che consente di consultare l’ultimo cedolino.

Qui si avrà la risposta sulla possibilità che nel cedolino sia stato effettuato o meno il conguaglio, non dovendo così necessariamente attendere il pagamento della prossima settimana per scoprire se il tanto desiderato aumento è arrivato.

In caso contrario vuol dire che bisognerà attendere ancora un altro mese, o persino di più nel caso di rimborsi superiori a 4.000 euro che potrebbero aver richiesto un controllo aggiuntivo da parte dell’Agenzia delle Entrate che solo una volta effettuate tutte le verifiche del caso procederà al pagamento diretto al pensionato.

Non solo aumenti, rischio trattenuta in caso di debito Irpef

Se da una parte i pensionati che, grazie a detrazioni e deduzioni previste, sono riusciti a ridurre l’Irpef dovuta nel corso del 2023 potendo così recuperarne una parte sotto forma di rimborso sulla pensione attendono speranzosi il prossimo pagamento, dall’altra c’è chi è preoccupato per le trattenute.

Potrebbe essere, infatti, che dalla dichiarazione dei redditi sia risultato che l’Irpef già pagata nel 2023 sia inferiore a quella dovuta. È il caso ad esempio di chi ha una doppia Certificazione Unica, perché ad esempio oltre a essere titolare di pensione ha anche un rapporto di lavoro in corso.

In caso di conguaglio a debito del contribuente l’Inps effettua quindi una trattenuta in busta paga, fino al recupero dell’intero importo dovuto. È possibile chiedere la restituzione a rate: tuttavia chi ha inviato il modello di dichiarazione dopo giugno rischia di non poter essere accontentato rispetto al numero di rate scelto. In ogni caso, infatti, il piano di restituzione deve concludersi a novembre 2024, quindi con i prossimi due cedolini bisognerà necessariamente saldare il debito.

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