Pensioni, il trucco per evitare la legge Fornero? Lavorare in questi Paesi

Simone Micocci

7 Marzo 2024 - 10:28

Andare in pensione in anticipo? Lavorare per un periodo all’estero può rappresentare una soluzione per aggirare la legge Fornero.

Pensioni, il trucco per evitare la legge Fornero? Lavorare in questi Paesi

In questi giorni vi abbiamo spiegato la ragione per cui trasferirsi in Albania per lavorare, anche solo alla fine della carriera, può rappresentare una buona soluzione per aggirare la legge Fornero.

Con la firma della convenzione bilaterale, infatti, ai fini del raggiungimento del diritto alla pensione, in Italia quanto in Albania, si considerano i contributi versati in entrambi i Paesi grazie allo strumento della totalizzazione internazionale.

Di fatto, in questo modo anche chi è stato impiegato per gran parte del tempo in Italia può trasferirsi in Albania, dove lavorare per gli ultimi anni (per la totalizzazione sono richiesti almeno 52 settimane contributive in entrambi i Paesi) così da beneficiare di regole per il pensionamento meno severe rispetto a quelle italiane disciplinate dalla legge Fornero.

A tal proposito, è importante sapere che l’Albania non è l’unico Paese con cui l’Italia ha sottoscritto convenzioni bilaterali che riconoscono il diritto alla totalizzazione gratuita dei contributi.

Vediamo quindi quali sono i Paesi in cui ci si può trasferire senza perdere i contributi maturati in Italia e dove le regole per il pensionamento sono più favorevoli rispetto alle nostre.

Totalizzazione gratuita Paesi Ue

Come prima cosa è bene ricordare che è la normativa Ue a riconoscere la possibilità di totalizzare i contributi maturati in tutti gli Stati membri. Quel che è importante sottolineare però è che la totalizzazione internazionale non comporta il trasferimento dei contributi da uno Stato all’altro, ma consente di tenerne conto solamente ai fini dell’accertamento del diritto alla pensione.

Quindi, ci si può trasferire in quei Paesi UE con regole più favorevoli per il pensionamento rispetto a quelle previste dall’Italia, dove ricordiamo che per smettere di lavorare bisogna aver compiuto i 67 anni di età (e 20 anni di contributi) o in alternativa aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (1 anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età.

Complici le riforme attuate in questi anni volte a rendere maggiormente sostenibile il sistema pensionistico, la maggior parte dei Paesi Ue ha innalzato i requisiti per il pensionamento, non discostandosi molto dall’Italia. Nella gran parte dei casi, infatti, rispetto al nostro Paese si va in pensione 1 o 2 anni prima.

A tal proposito, oggi i sistemi previdenziali più favorevoli in Europa sono quelli di Francia (dove oggi servono poco più di 62 anni di età per andare in pensione, ma la riforma recentemente approvata dall’amministrazione Macron ha disposto un incremento di 3 mesi ogni anno fino ad arrivare a 64 anni nel 2030) e Svezia. Qui il sistema pensionistico è alquanto articolato e soprattutto flessibile, tanto da consentire il pensionamento già all’età di 61 anni (ma anche in questo caso è stato disposto un aumento graduale fino a 64 anni).

Anche in Bulgaria c’è un trattamento di maggior favore rispetto all’Italia: qui gli uomini possono andare in pensione a 63 anni e 4 mesi se hanno maturato almeno 37 anni e 4 mesi di contributi, mentre le donne ci vanno a 60 anni e 4 mesi con un requisito contributivo di 34 anni e 4 mesi. Chi invece non raggiunge i suddetti requisiti contributivi ma ne ha maturati almeno 15 anni (condizione minima) ci va a 65 anni e 4 mesi.

In Repubblica Ceca il diritto alla pensione si raggiunge a 65 anni, mentre per le donne con due o più figli è ridotto a 64 anni; il requisito contributivo è di 35 anni.

Gli altri Paesi con cui l’Italia ha sottoscritto una convenzione per la totalizzazione gratuita dei contributi

Oltre all’Albania, ci sono altri Paesi extra Ue con cui l’Italia ha sottoscritto una convenzione bilaterale per la totalizzazione gratuita dei contributi.

Tra questi c’è l’Argentina, dove il diritto alla pensione di vecchiaia è raggiunto al compimento dei 65 anni per gli uomini, 60 anni per le donne. In alternativa si può andare in pensione con una sorta di “Quota 40”, quindi con 40 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica.

Ma non bisogna trasferirsi molto lontano: anche il piccolo Stato di San Marino ha firmato una convenzione con l’Italia per la totalizzazione gratuita dei contributi. A tal proposito, qui l’età per il pensionamento di vecchiaia è di 66 anni (uno in meno rispetto a noi) sempre con 20 anni di contributi; il diritto alla pensione di anzianità si matura invece con 60 anni di età e con almeno 40 anni di contributi (una sorta di Quota 100).

C’è anche la Tunisia, dove oltre a un’età pensionabile di 62 anni è possibile beneficiare anche di un regime fiscale più favorevole (tanto che molti italiani vi si trasferiscono dopo la pensione).

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