Pensioni, tutto pronto per l’aumento dell’età pensionabile. Ecco di quanto

Simone Micocci

20 Agosto 2024 - 10:01

L’aumento dell’età pensionabile è inevitabile: prepariamoci al prossimo incremento.

Pensioni, tutto pronto per l’aumento dell’età pensionabile. Ecco di quanto

Bisogna rassegnarsi all’idea che in un futuro, nemmeno troppo lontano, andremo in pensione molto più tardi rispetto a oggi. È tutto pronto infatti per il prossimo aumento dell’età pensionabile che tuttavia non ci sarà nel 2025, come da programma, ma nel 2027.

È la legge a stabilire che le regole per andare in pensione (che potete approfondire nel nostro corso dedicato), tanto l’età quanto i contributi (ma solo per alcune opzioni) devono essere commisurate alle aspettative di vita. Per le pensioni vale il principio che se si vive per più anni si allunga anche l’età fino a cui si può lavorare, ritardando così l’accesso alla pensione.

Un principio che la riforma Fornero del 2011 ha potenziato, stabilendo che a partire dal 2019 l’adeguamento tra i requisiti della pensione e le speranze di vita deve avvenire ogni due anni. Una regola che nel 2019 ha comportato un incremento di ben 5 mesi per l’età pensionabile - ad esempio siamo passati da 66 anni e 7 mesi a 67 anni di età per la pensione di vecchiaia - e che solo il Covid ha messo in stand by per qualche anno dal momento che la pandemia ha comportato una riduzione delle speranze di vita.

Un meccanismo che proprio perché ritarda l’accesso alla pensione viene spesso criticato: tuttavia è importante sapere che per quanto impopolare si tratta di una soluzione inevitabile in quanto serve a garantire stabilità al sistema pensionistico.

Non solo l’Italia, ma anche altri Paesi stanno infatti prevedendo dei sistemi simili, procedendo in direzione di un aumento dell’età pensionabile. La ragione sta nel cambio di alcuni elementi demografici, in particolare il calo delle nascite che in un futuro non troppo lontano porterà a una riduzione della differenza che c’è tra lavoratori e pensionati, con un rapporto tendente di 1 a 1.

Alla luce di queste considerazioni, quindi, dobbiamo prepararci all’aumento dell’età pensionabile, accettando l’idea che l’accesso alla pensione possa arrivare non prima dei 70 anni. A meno che nel frattempo non siate riusciti a risparmiare talmente tanto da poter smettere di lavorare in anticipo rispetto a quanto previsto dalle regole del pensionamento.

Perché l’età pensionabile deve aumentare ancora

La legge Fornero del 2011 ha stabilito che a partire dal 2019 ogni due anni (prima il lasso di tempo era più ampio) i requisiti per l’accesso alla pensione vengono rivisti sulla base dell’andamento delle aspettative di vita dopo i 65 anni.

Se si vive di più significa che la pensione viene percepita per più anni, incrementando così il costo a carico dello Stato. A tal proposito, per non mettere a rischio i conti pubblici viene stabilito che una speranza di vita migliore debba determinare al tempo stesso un allungamento della carriera lavorativa.

Quindi, se così come immaginabile, le speranze di vita in futuro dovessero aumentare ancora, ogni biennio ci sarà un incremento di qualche mese dell’età pensionabile. Il che significa che in un futuro non lontano (tra il 2055 e il 2060) si potrebbero toccare i 70 anni di età per l’accesso alla pensione di vecchiaia (oggi ne sono sufficienti 67 anni).

La buona notizia è che nel 2025 l’età per l’accesso alla pensione non cambierà in quanto la recente pandemia ha bloccato la crescita delle speranze di vita. Ma nel 2027, quando non si terrà più conto dell’effetto Covid, potrebbe esserci un nuovo incremento.

Sperare in un intervento del governo in modo che possa congelare tale meccanismo sembra essere inutile. Perché ne abbiamo economicamente bisogno, come dimostrano le stime condotte dalla Ragioneria di Stato.

Dopo l’effetto “riforma Fornero”, che ricordiamo ha incrementato l’età pensionabile consentendo allo Stato di risparmiare più di 30 miliardi di euro, già dal 2019 il rapporto tra spesa pensionistica e Pil è tornato ad aumentare, tanto che nel 2022 ha raggiunto il 15,1%. Un prossimo salto in avanti dovrebbe esserci nel 2030, fino ad arrivare al 17% nel 2040.

Buone notizie nel 2044, quando - per merito dell’ormai integrale passaggio al sistema di calcolo contributivo della pensione - il rapporto tra spesa pensionistica e Pil dovrebbe tornare a scendere, arrivando al 16% nel 2050 e al 13,9% nel 2070.

Un dato che fa ben sperare ma che essendo condizionato anche dall’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento in funzione delle speranze di vita ci fa capire la ragione per cui non sarà possibile rinunciare a un tale strumento.

Di quanto aumenterà l’età pensionabile

Come prima cosa è bene spiegare che l’incremento dell’età pensionabile si applica sul requisito anagrafico per:

Inoltre, vale anche per la pensione anticipata, ma in tal caso - mancando il requisito anagrafico- l’adeguamento vale per gli anni di contributi:

  • pensione anticipata uomini, oggi pari a 42 anni e 10 mesi;
  • pensione anticipata donne, oggi pari a 41 anni e 10 mesi;
  • pensione anticipata precoci, oggi pari a 41 anni.

È importante ricordare poi che con il prossimo adeguamento la pensione anticipata contributiva subirà un incremento tanto dell’età anagrafica quanto del requisito contributivo, come disposto dal governo Meloni nell’ultima legge di Bilancio.

Il prossimo adeguamento ci dovrebbe essere nel 2027, quando si stima una crescita di circa 2 mesi. Dopodiché ogni biennio i requisiti per il pensionamento dovrebbero iniziare a crescere alla stessa velocità: basta fare qualche rapido calcolo per capire che ogni 12 anni potrebbe esserci un incremento di 1 anno dell’età pensionabile.

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