Il presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato il decreto per il nuovo pagamento del gas. I Paesi Ue dovrebbero aprire due conti con Gazprombank, ma non pagheranno in rubli: ecco perché.
Lo scontro tra Ue e Russia sul pagamento del gas in rubli continua. Il braccio di ferro iniziato da Vladimir Putin vede gli stati membri dell’Unione sempre più convinti a non cedere. E a parlare anche di fissare un tetto massimo al prezzo del gas, come chiede l’Italia con il presidente del Consiglio Mario Draghi.
Dall’Ue arriva una richiesta chiara a tutti gli stati: non prendere posizioni autonome. La linea comune verrà stabilita entro una settimana, assicura la Commissione. Probabilmente già tra lunedì e mercoledì. Il nodo principale resta quello del pagamento del gas russo in rubli.
Ma anche sul fronte del tetto massimo manca una condivisione totale a livello europeo. E le due questioni sono legate, tanto che si ipotizza di fissare il price cap nel caso in cui Putin dovesse spingersi oltre. L’Ue, intanto, garantisce che non cederà e non pagherà il gas russo in rubli: vediamo perché.
Il decreto di Putin per il gas russo in rubli
Il decreto firmato da Putin obbliga Gazprombank, la banca di stato russa che gestisce i pagamenti delle forniture del gas, a convertire in rubli tutti i pagamenti ricevuti dai paesi ostili, tra cui anche tutti quelli dell’Ue. Con il decreto non viene imposto ai paesi europei di pagare in rubli, ma è la banca a convertire i pagamenti.
Con il decreto si prevede che i paesi acquirenti di gas aprano due conti presso Gazprombank: uno in valuta straniera e uno in rubli. I compratori dovrebbero pagare in valuta straniera, poi sarà la banca a convertire gli euro o i dollari in rubli spostando i soldi sul secondo conto di chi compra, quello in rubli appunto. Poi la banca verserà il pagamento in rubli, facendoli apparire in valuta russa. Non un pagamento diretto in rubli, quindi: un piccolo passo indietro da parte di Putin.
L’Ue non cede, Gentiloni: ultimatum non minacciosi
Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, sembra ridimensionare la mossa di Putin: “Abbiamo dei contratti che sono al 97% in euro o in dollari, noi rispettiamo i contratti e pagheremo in euro o dollari”. Per Gentiloni gli ultimatum di Putin sul pagamento in rubli sembrano non essere “poi così ultimativi e minacciosi”.
Perché l’Ue non vuole pagare il gas russo in rubli
L’Ue non sembra intenzionata a cedere a Putin sui pagamenti in rubli, partendo proprio dal fatto che i contratti sono quasi tutti in euro e in dollari. A Bruxelles, però, ci sono alcuni interrogativi che circolano: come spiega Repubblica intanto ci si chiede se il pagamento verrà completato solo con la conversione in rubli da parte di Gazprombank.
Se così fosse il rischio è che il prezzo del gas cresca del 10% o del 15%, un’ipotesi semplicemente inaccettabile per l’Ue. Poi c’è il secondo quesito: come effettuare gli acquisti. Il pagamento in rubli è escluso perché sarebbe un salvagente per i russi che renderebbe inefficaci anche le sanzioni finora comminate.
Queste due ipotesi vengono rigettate dall’Ue che è pronta alla linea dura con il Cremlino. Inoltre c’è un’ulteriore ipotesi: se si dovessero scongiurare queste eventualità, allora l’Ue potrebbe formulare un’altra richiesta e fissare un tetto al prezzo del gas.
Dall’altra parte un timore c’è, quello che Mosca abbia fatto solo un primo passo verso il taglio delle forniture di gas. È vero che per la Russia gli effetti potrebbero essere devastanti, dal punto di vista economico, sul medio periodo. Ma è vero anche che nel breve termine le conseguenze peggiori le subirebbe l’Ue. Una mossa che potrebbe essere quasi suicida, ma che non viene esclusa.
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