Il Decreto migranti introdotto dal governo per contrastare l’immigrazione illegale potrebbe essere incostituzionale. Ecco perché.
Il Decreto migranti potrebbe essere incostituzionale, oltre che incompatibile con la normativa comunitaria. A mettere in luce le problematiche della rigidissima politica sull’immigrazione del governo Meloni ci sono già quattro sentenze del tribunale di Catania, che hanno sostanzialmente disapplicato il decreto e trovato l’appoggio dell’Associazione nazionale magistrati e dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione.
Il Viminale, tutt’altro che contento, ha già fatto sapere che presenterà ricorso contro questi provvedimenti, criticati duramente soprattutto da Fratelli d’Italia che li hanno additati come frutto di una scelta “politica e ideologica”. Al centro della questione ci sono le espulsioni e le misure di valutazione della necessità di protezione, oltre che la garanzia finanziaria di quasi 5.000 euro per evitare il trattenimento.
Vediamo perché il Decreto migranti potrebbe essere incostituzionale.
I provvedimenti del tribunale di Catania contro il Decreto migranti
In questi giorni il tribunale di Catania ha evitato di convalidare quattro provvedimenti di trattenimento riguardanti alcuni migranti arrivati proprio durante l’ultima ondata di sbarchi a Lampedusa. I giudici hanno infatti considerato l’obbiettivo di rimpatrio enunciato dal Decreto migranti come illegittimo, anticostituzionale e contrario alla normativa dell’Unione europea.
Le primissime applicazioni delle nuove norme si sono così tramutate nella disapplicazione del Decreto migranti, giudicato anche dall’Asgi come contrastante con la Costituzione e con il dritto comunitario. In particolare, viene posto l’accento sugli ordini di trattenimento che impediscono la valutazione individuale dei migranti e del loro stato di rischio e necessità.
Secondo i giudici di Catania, infatti, la provenienza da un Paese classificato come sicuro non esclude il diritto di richiedere asilo per ricevere protezione; dunque, ogni caso deve essere valutato singolarmente. Due dei provvedimenti trattati, infatti, riguardavano migranti richiedenti asilo per motivi molto specifici. In un caso, la persecuzione dai cercatori dell’oro del Paese di origine per alcune credenze locali correlate ad alcune caratteristiche fisiche. Nel secondo caso, la minaccia di morte da parte dei genitori della fidanzata deceduta.
Il governo ha comunque difeso la legittimità del decreto alla luce della normativa europea e anzi affermato che riflette appiento la strategia comunitaria, accusando i giudici di essersi lasciati trascinare dalle ideologie personali. Sarà quindi l’avvocatura dello Stato a esaminare il Decreto e a giudicarne la coerenza rispetto alle norme europee, ma soprattutto alla Costituzione italiana. Vediamo i punti dubbi.
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Perché il Decreto migranti potrebbe essere incostituzionale
Il Decreto migranti, con particolare riguardo alle norme sulle espulsioni rapide e sulla reiterazione delle domande di asilo, appare alla magistratura come contrastante con la Costituzione. In particolare, l’articolo 10 afferma che:
L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici.
Si ha poi anche l’articolo 2 della Costituzione, che difende i diritti inviolabili dell’uomo (e non solo del cittadino) sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Sostanzialmente, la Costituzione non obbliga l’accoglienza indiscriminata dei migranti irregolari ma soltanto all’offerta di protezione a coloro che la necessitano. Non sono quindi i provvedimenti di trattenimento ed espulsione in quanto tali a essere incostituzionali, quanto più le procedure che impediscono di valutare correttamente la situazione. Questo problema nasce principalmente dal fatto che la valutazione è rimessa al questore sulla base di pochi esigui elementi, a causa della procedura accelerata introdotta dal Decreto.
C’è poi il problema della garanzia finanziaria chiesta ai migranti per evitare il trattenimento, considerata incompatibile con gli articoli 8 e 9 della direttiva 2013/33 Ue che tutelano la parità di trattamento dei richiedenti asilo e l’interesse superiore del minore e dell’unità familiare.
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