Perché in Europa ci sono ancora problemi con il grano ucraino e le possibili conseguenze sui prezzi

Giacomo Andreoli

18 Aprile 2023 - 12:07

Polonia e Ungheria hanno bloccato l’importazione di grano ucraino parlando di calo dei prezzi e difficoltà per l’agricoltura: cosa sta succedendo e perché si rischiano nuove tensioni sui prezzi.

Perché in Europa ci sono ancora problemi con il grano ucraino e le possibili conseguenze sui prezzi

Il grano ucraino continua ad essere un problema in Europa. Polonia e Ungheria hanno infatti bloccato l’import del bene agricolo da Kiev e dintorni, con Romania e Bulgaria che minacciano di fare lo stesso. Un vero e proprio boicottaggio agricolo, che rischia di avere conseguenze sul piano economico, con tensioni sui prezzi, ma anche geopolitico, danneggiando un Paese già in difficoltà per via della guerra.

Anche Slovacchia e Repubblica ceca sono intervenuto, chiedendo a Bruxelles di reimporre all’Ucraina i dazi che c’erano prima del conflitto. Il motivo? Il grano importato sottocosto (anche in regime duty-free) starebbe straripando nei silos dei paesi dell’Est Europa, abbattendo i prezzi interni e impoverendo gli agricoltori locali). Per questo motivo la Commissione europea è subito intervenuta parlando di un’azione a stretto giro da mettere in campo.

Perché i Paesi dell’Est Europa non vogliono il grano ucraino

Nell’Est Europa, insomma, ci sarebbe troppo grano, tant’è che in Polonia i contadini da settimane presidiavano i binari, tentando di bloccare i treni dall’Ucraina, che ogni giorno portavano 70 tonnellate di grano attraverso il confine. L’aumento dell’export deriva dall’accordo sul grano gestito dall’Onu ed è indispensabile per Kiev, stritolata dal punto di vista economico dal protrarsi della guerra con la Russia sul suo territorio.

La Polonia, in particolare, è in una posizione scomoda, perché si è mostrata fin dall’inizio del conflitto come uno dei più ferventi sostenitori di Kiev. Ora, però, fino al 30 giugno ha bloccato l’importazione, il transito e l’acquisto da Paesi terzi non solo di grano, ma anche di mangimi, verdura, frutta, latticini, pollame, mais, miele, uova, alcol, semi di girasole e zucchero provenienti dall’Ucraina.

Il neoministro dell’Agricoltura Robert Telus ha replicato alle critiche dicendo che il governo polacco è “consapevole di quanto sia difficile e tragica la situazione dell’Ucraina, di agricoltori che rischiano la vita per lavorare la loro terra, però dobbiamo proteggere la nostra economia”.

Il pressing della Commissione Ue

La Commissione europea è furiosa. “La politica commerciale è di competenza esclusiva dell’Ue – ha spiegato un portavoce – e pertanto non sono accettabili azioni unilaterali”. Questo anche perché agli agricoltori polacchi, bulgari e romeni è stato risarcito un danno di 56,3 milioni di euro. La linea per Bruxelles è chiara: continuare a favorire le importazioni agevolate da Kiev e eventualmente risarcire chi viene colpito economicamente, puntando a mantenere in piedi l’accordo sul grano.

Quest’ultimo, infatti, già vacilla per le pressioni della Russia, che ha spiegato di volere concessioni economiche per rinnovarlo a maggio. Vladimir Putin vuole il ritiro delle sanzioni all’agricoltura russa e boicotta le ispezioni Onu sulle navi in Ucraina.

Il ministro ucraino per l’Agricoltura, Mykola Solskyi, sarà ora a Varsavia, a Bucarest e a Bratislava per rinegoziare un accordo. Si punta, innanzitutto, come chiede la Slovacchia a evitare che l’Europa sia inondata di mangimi pieni di pesticidi. Nel frattempo la Commissione preme per accettare la nuova intesa ed eventualmente rafforzare il secondo pacchetto di aiuti per gli Stati Ue colpiti dall’importazione eccessiva di grano dall’Ucraina, su cui stava già lavorando.

Le possibili conseguenze sui prezzi

Il prezzo del grano, per ora, è in calo. Rispetto a un anno fa è sceso del 30% nelle quotazioni, tuttavia in Italia il prezzo della pasta è in aumento, facendo parlare alcuni di speculazione. Una nuova tensione sull’import dall’Ucraina potrebbe ora generare una ulteriore pressione sui prezzi dei beni prodotti a partire dal grano, gonfiando ancor di più le possibili speculazioni.

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