La presidente del Parlamento Ue Metsola chiede all’Europa di inviare più armi pesanti e carri armati, mentre il rappresentante della politica estera Borrell lancia la nuova tranche di aiuti militari.
Inviare più armi pesanti e più carri armati. A proporlo a tutti i Paesi europei è Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Secondo l’esponente del Partito popolare, infatti, gli Stati membri dell’Ue dovrebbero intervenire visto che “la Russia ha messo in campo una nuova escalation alla sua invasione, rendendola più disperata”.
Da qui la necessità, secondo Metsola, di “rispondere in maniera proporzionata” alle decisioni del Cremlino, rendendo più forte la resistenza ucraina, all’indomani della risoluzione votata a maggioranza dal Parlamento Ue per aumentare la fornitura d’armi a Kiev. Nel frattempo l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, ha annunciato che chiederà ai leader del Consiglio europeo di Praga di supportare la proposta per una nuova tranche di finanziamenti nell’ambito dell’European Peace Facility.
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Sostanzialmente significa continuare a sostenere economicamente e militarmente Kiev, con l’aggiunta di una “missione di addestramento”. L’idea è quella di arrivare al prossimo Consiglio Affari Esteri con una proposta da approvare. In giro per l’Europa, però, sono molti i Paesi che non vorrebbero continuare o addirittura rafforzare l’invio di armi. E anche il prossimo governo di Giorgia Meloni, viste le posizioni dubbiose di una parte dell’alleanza di centrodestra, a partire dalla Lega, potrebbe andare in difficoltà.
Quali armi ha inviato l’Italia in Ucraina
Da mesi l’Ucraina spinge per ottenere nuove armi, possibilmente più efficaci, dall’Occidente. Per ora i maggiori fornitori di aiuti militari sono gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con l’Unione europea in secondo piano e all’interno di essa l’Italia che fornisce per lo più armi difensive e strumentazione. Non carri armati o armi troppo sofisticate, insomma.
Fin dal primo invio di armi dall’Italia, nel nostro Paese è rimasto il segreto sulla natura delle stesse, ma secondo diverse fonti si tratterebbe di: cannoni per sparare munizioni Nato, armi anticarro, mortai, mitragliatrici leggere e pesanti e missili terra-aria.
Più armi in Ucraina, il dibattito in Europa
Secondo Metsola e diversi esponenti del Ppe l’invio di armi pesanti e carri armati potrebbe favorire la riconquista di ulteriori territori ucraini occupati dai russi, vista la decisa avanzata in corso da parte dell’esercito di Kiev nel sudest del Paese (soprattutto nell’area di Kherson). All’interno dei socialisti Ue, invece, spalleggiati da Verdi e Sinistra europea, si moltiplicano le voci di chi non vuole rafforzare l’invio di armi, con la paura di provocare un’escalation militare con Mosca.
I dubbi sono alimentati anche dalle resistenze della Germania, con il governo del socialdemocratico Olaf Scholz che si oppone all’invio di carri armati in Ucraina e il Bundestag che ha votato contro l’invio di armi troppo pesanti in Ucraina. Il tutto mentre il governo ungherese di Viktor Orbán, di estrema destra e filo-putiniano, spinge per smettere di inviare qualsiasi arma a Kiev e di imporre le sanzioni a Mosca.
Le minacce atomiche di Putin all’Occidente
Nel frattempo Vladimir Putin continua a minacciare di ricorrere all’arma atomica e secondo il presidente Usa Joe Biden “non scherza”, ma gli Stati Uniti si dicono convinti che l’unico modo per fermarlo sia far sì che l’Ucraina vinca la guerra o quantomeno riduca al minimo le perdite di territorio a favore della Russia.
Kiev, poi, in queste ore sta ottenendo nuove armi dall’Australia. «Più armi e munizioni riceviamo - ha detto Volodymyr Zelensky- (artiglieria, droni, difese antiaeree, armi anticarro, armi antinave), più la Russia sentirà il peso della sua violazione del diritto internazionale».
Armi in Ucraina, perché Meloni è in difficoltà
In questo scenario difficile Meloni, fin dallo scoppio della guerra, si è mostrata a favore dell’invio di armi in Ucraina e dell’imposizione di sanzioni contro Mosca. Non è stato così, invece, per Forza Italia, che ha atteso che Silvio Berlusconi condannasse il “vecchio amico” Putin e soprattutto per la Lega, che più volte ha messo in discussione l’efficacia delle sanzioni economiche.
Matteo Salvini, in particolare, spinge per “rafforzare la via diplomatica”, mostrandosi da sempre scettico rispetto all’invio di armi, anche se ha sempre votato in Parlamento a favore degli aiuti militari all’Ucraina. Difficilmente il leader del Carroccio, che fino a qualche anno fa aveva un rapporto di collaborazione con Russia Unita (il partito di Putin), si dirà favorevole all’invio di armi pesanti e carri armati, trovando forse la sponda in una parte di Forza Italia.
Ecco che Meloni, a maggior ragione se ci sarà un forte pressing in Europa per l’invio di armi più pesanti, dovrà faticare parecchio per mantenere gli equilibri con i partner occidentali della Nato e dell’Ue e contemporaneamente tenere assieme la coalizione di centrodestra in politica estera. Il tutto mentre dall’opposizione il leader M5s Giuseppe Conte cavalca il sentimento negativo della maggioranza degli italiani rispetto all’invio di armi in Ucraina, chiedendo una manifestazione pubblica di tutte le forze politiche per uno “sforzo diplomatico a favore della pace” e lo stop “all’escalation militare”.
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