In alcuni casi è possibile sapere di essere indagati, altre volte bisogna attendere il termine delle indagini. Ecco cosa c’è da sapere e cosa si può fare.
Il tempo che trascorre tra un reato e le relative indagini è variabile e dipende da numerosi fattori, dunque spesso chi ha commesso un illecito o teme di poter essere accusato si chiede come scoprire se è indagato. Le indagini possono scaturire da una segnalazione delle autorità pubbliche, per esempio dei Carabinieri, dei servizi sociali e della polizia, ma anche di privati.
Denunce e querele sono i mezzi con cui ogni cittadino può segnalare presunti reati, che devono appunto essere accertati con le indagini. La colpevolezza, poi, è definita soltanto nel processo penale. Nonostante ciò sappiamo che anche le sole accuse possono avere un peso notevole sull’opinione pubblica e sulla vita delle persone, soprattutto in determinati ambiti professionali. Ricordiamo, inoltre, che è del tutto legittimo iniziare per tempo a cercare un avvocato e preparare una strategia difensiva, nel rispetto dell’equo processo.
Sapere di essere indagato può certamente dare un vantaggio in questo senso, per potersi spiegare e anche collaborare con le Forze dell’ordine, ma può anche essere controproducente. Non tutti hanno fini legittimi, infatti di norma non si sa di essere stati indagati se non al termine delle indagini, quando non c’è più possibilità di ostacolarne il corretto andamento. Ci sono però delle eccezioni.
Posso sapere di essere indagato?
Come anticipato, di norma non è possibile sapere di essere indagati prima del termine delle indagini. La Procura della Repubblica ha una certa discrezionalità in merito e nessun obbligo di avvisare i soggetti indagati. Di conseguenza, nella maggior parte dei casi si ha notizia delle indagini al loro termine, così da assicurare lo svolgimento delle indagini in modo obiettivo, equo e senza interferenze.
Questa modalità è di beneficio anche per l’indagato stesso, a meno che avesse intenzione di intralciarle (interesse non tutelato dalla legge, ovviamente). Proprio l’equo svolgimento delle indagini, tuttavia, presuppone la necessità di informare l’indagato in alcuni casi.
In particolare, il Pubblico ministero incaricato delle indagini è tenuto a informare l’interessato quando ha diritto alla difesa, ovvero alla presenza dell’avvocato. L’articolo 396 del Codice di procedura penale stabilisce, infatti, che l’indagato deve ricevere l’informazione di garanzia (contenente le presunte norme violate, la data e il luogo del fatto) e l’invito a nominare un difensore.
Ciò avviene soltanto quando gli atti di indagine comprendono azioni che richiedono la presenza dell’avvocato, come l’applicazione di misure cautelari, sequestri e perquisizioni. Altrimenti, la Procura non è tenuta a informare l’indagato.
Come sapere se sono indagato
Come anticipato, se durante le indagini non si necessitano atti per cui la legge impone l’assistenza legale dell’indagato il Pubblico ministero non è obbligato a informare l’indagato. Di conseguenza, spesso non si ha conoscenza delle indagini se non al loro termine, per via del segreto istruttorio. Si ha poi diritto a essere informati al termine delle indagini, per esempio sul rinvio a giudizio.
Questo però significa soltanto che non si riceve notizia delle indagini iniziate, non che sia impossibile ottenere informazioni a riguardo cercandole appositamente. La legge, infatti, permette di presentare un’istanza chiedendo del certificato ai sensi dell’articolo 335 del Codice di procedura penale, dedicato appunto alle notizie di reato.
Il modello da compilare può essere inoltrato personalmente o tramite un avvocato munito di procura con le modalità della Procura di riferimento, di norma consegnando personalmente l’istanza o inviando una Pec. È però importante presentare la richiesta presso l’ufficio del Pubblico ministero competente nel luogo in cui si presume sia avvenuto il reato.
Purché si abbia contezza del luogo (cosa non sempre facile) è quindi possibile scoprire se si è indagati, a meno che ci siano limiti di segretezza dovuti alla particolare gravità del reato (ciò accade, per esempio, per la criminalità organizzata, il terrorismo e i reati di natura sessuale) o stabiliti dal magistrato per la paura di compromissioni delle indagini.
Si tratta quindi di un’ipotesi limitata alle indagini non troppo complesse e ai crimini meno gravi, ma comunque molto utile per scoprire l’esistenza di indagini, anche perché il certificato può essere richiesto anche dalla persona offesa dal reato. L’assistenza legale si dimostra però fondamentale, in quanto per avere informazioni sarà necessario considerare correttamente la competenza territoriale e le tempistiche.
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