Poste Italiane entra in TIM, rileva azioni CDP pagando con moneta Nexi. La precisazione

Laura Naka Antonelli

15/02/2025

L’annuncio di Poste Italiane è arrivato a seguito della riunione del CDA del gruppo che si è riunito nella giornata di oggi. La precisione sulla natura dell’investimento.

Poste Italiane entra in TIM, rileva azioni CDP pagando con moneta Nexi. La precisazione

Il grande e doppio annuncio sulla mossa di Poste Italiane nel capitale di TIM-Telecom Italia è arrivato.

Al termine della riunione del CDA di oggi, 15 febbraio 2025, il gioiello di Stato Poste Italiane controllato dal MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha comunicato di essere entrato nel capitale di TIM, esattamente nei modi che erano stati anticipati nei giorni scorsi dalle speculazioni circolate a Piazza Affari.

L’annuncio: Poste acquista 9,81% TIM da CDP e cede a CDP sua quota 3,78% in Nexi

Nel ricordare che Cassa Depositi e Prestiti è “la società che detiene il 35% del capitale di Poste Italiane ed è a sua volta controllata dal MEF”, il gruppo italiano gestito dal CEO Matteo Del Fante ha annunciato di fatto l’acquisizione del 9,81% circa delle azioni ordinarie di Telecom Italia attualmente detenute dalla stessa CDP, precisando che in cambio Cassa Depositi e prestiti riceverà l’intera partecipazione che il gruppo detiene nel capitale di Nexi, pari al 3,78%.

Subito dopo è arrivato anche l’annuncio di Cassa Depositi e Prestiti, che ha sottolineato come l’accordo raggiunto con Poste abbia rafforzato la partecipazione già detenuta in Nexi, pari al momenti al 14,46%, che salirà a questo punto a oltre il 18%.

Il Gruppo Cdp aumenta la propria quota in Nexi dall’attuale 14,46% al 18,25% complessivo, rafforzando così il sostegno alla strategia industriale di un’azienda, protagonista in Europa nell’infrastruttura dei pagamenti digitali, che sin dalla sua nascita quattro anni fa ha avuto Cassa al suo fianco”.

A riunirsi è stato infatti oggi non solo il CDA di Poste Italiane, ma anche, in via straordinaria, il consiglio di amministrazione di Cassa Depositi e Prestiti, che ha deliberato la vendita a Poste Italiane della partecipazione detenuta in TIM, pari al 9,81% delle azioni ordinarie e la contestuale acquisizione della quota pari al 3,78% del capitale di Nexi in mano a Poste Italiane.

Confermata dunque la strategia vociferata nei giorni scorsi incentrata sullo scambio delle quote TIM/Nexi tra CDP e Poste Italiane.

Per ottenere quella quota del 9,81% di azioni TIM, Poste pagherà dunque CDP con la ’moneta’ Nexi.

Ma non solo, visto che l’azienda ha scritto nella nota con cui ha fatto il grande annuncio che “il corrispettivo per l’acquisto delle azioni di Tim sarà riconosciuto” sia “in parte mediante i proventi derivanti dal trasferimento da Poste Italiane a Cassa Depositi e Prestiti della partecipazione in Nexi ” che anche, in parte, “ mediante cassa disponibile ”.

Il gruppo capitanato da Matteo Del Fante ha precisato che il suo ingresso in Telecom Italia corrisponderà a una ulteriore evoluzione commerciale tra i due gruppi, ricordando che “è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay S.p.A. - società interamente controllata da Poste Italiane - all’infrastruttura di rete mobile di TIM”.

La precisazione di Poste su ingresso TIM: è un investimento di natura strategica

Non è mancata la precisazione.

“L’operazione rappresenta, nel suo complesso, per Poste Italiane un investimento di natura strategica, con la finalità di creare sinergie tra le aziende e favorire, con tutti gli attori interessati, il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia”.

Poste Italiane, obiettivo Meloni blindare TIM dalla francese Iliad?

Lo shopping di quote TIM di Poste Italiane è solo il primo passo di quella che potrebbe diventare una scalata del gioiello di Stato nel capitale di Telecom Italia?

In attesa di capire in primis come reagirà Piazza Affari alla notizia, sembra essere confermato il disegno del Tesoro italiano di frenare in qualche modo l’avanzata di Iliad, il colosso francese delle tlc che fonti di mercato, nelle ultime settimane, avevano individuato come pronto a mettere nel mirino TIM, al fine di espandere la sua presenza in Italia.

Proprio lo sgonfiarsi dei rumor che avevano presentato lo scenario di una TIM data in sposa a Iliad, complici le dichiarazioni del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, che aveva parlato di “golden power”, ha spiazzato quel sentiment bullish che aveva scatenato una raffica di buy sulle azioni di Telecom Italia, facendole volare al record degli ultimi due anni.

Il titolo TIM, che già nel giorno della conferenza stampa con cui il CEO del gruppo Pietro Labriola aveva risposto alle domande dei giornalisti sul futuro del gruppo era sceso del 2,55%, ha terminato così la seduta di ieri, venerdì 14 febbraio, affondando del 7,59% a quota 0,275 euro.

Carica di buy sulle azioni Nexi

A fronte del dietrofront delle azioni Telecom Italia, si è messa in evidenza nelle ultime sedute la carica di buy sul titolo Nexi, che ha beneficiato proprio delle speculazioni su un ulteriore rafforzamento nel suo capitale di Cassa Depositi e Prestiti.

Le azioni Nexi sono scattate infatti più volte a Piazza Affari, riportando anche forti fiammate, prima di chiudere la sessione di ieri a quota 4,72, in rialzo dello 0,55%.

In territorio negativo hanno chiuso invece le azioni Poste Italiane, scese ieri dello 0,51%, a quota 14,70 euro.

Occhio al trend di breve e medio periodo delle azioni interessate da quest’ultima partita che si è aperta a Piazza Affari.

Le azioni TIM-Telecom Italia viaggiano a un valore inferiore dell’8% su base settimanale, ma in rialzo di quasi il 6% su base mensile.

YTD il trend è di un rialzo dell’11,5%, mentre su base annua la performance è di una flessione di poco superiore all’1%.

Male il trend degli ultimi tre anni, pari a un dietrofront di oltre il 33,5%.

Positivo il trend delle azioni di Poste Italiane, salite dello 0,80% circa nell’ultima settimana di contrattazioni e di quasi +3% nell’ultimo mese.

YTD il trend è pari a un incasso di quasi +8%, mentre su base annua il rialzo del titolo è stato superiore a +46%. Negli ultimi tre anni, le quotazioni di Poste sono avanzate del 32% circa.

I titoli Nexi, infine, sono schizzati di oltre il 5% nell’ultima settimana, scendendo di quasi mezzo punto percentuale nell’ultimo mese. Il loro valore è in calo del 12% circa YTD e del 34% circa su base annua. Negli ultimi tre anni, il trend è stato di un ribasso di quasi il 64%.

Storia recente dell’eterno dossier di Poste Italiane: l’OPA quasi certa poi saltata

Vale la pena di ricordare il dossier infinito di Poste Italiane: all’inizio del 2024, il gruppo si era confermato subito grande pedina del maxi piano di privatizzazioni annunciato in pompa magna dal governo Meloni tanto che, nei primi mesi dello scorso autunno, Piazza Affari e la comunità dei piccoli risparmiatori italiani, così come degli stessi dipendenti del gruppo, avevano dato per certa quella operazione pubblica di vendita OPV che avrebbe visto il MEF piazzare parte delle azioni Poste in suo possesso.

Gli analisti avevano già iniziato a dispensare consigli e view varie sull’opportunità o meno da parte dei potenziali interessati a fare shopping di quelle azioni, mentre circolavano anche voci su un possibile sconto di Stato.

Qualcuno, nel chiedersi che fine avesse fatto il titolo di Stato partorito dal governo Meloni, ovvero il BTP Valore, aveva tirato in ballo le stesse aspettative del governo Meloni sul collocamento in dirittura d’arrivo di Poste.

Alla metà di ottobre del 2024, Piazza Affari si ritrovava a fare i conti con uno scenario stravolto dall’improvvisa decisione dell’azienda, come aveva confermato la diffusione di un comunicato da parte dell’azienda:

Poste Italiane comunica di aver avviato, congiuntamente al MEF, il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni da parte dello stesso MEF, a seguito dell’approvazione del DPCM del 17 settembre scorso. Tale procedimento è stato temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta

.

Arrivava insomma l’alt del governo Meloni all’Offerta pubblica di vendita che ormai era stata data per imminente.

Si erano poi ripresentate poi nelle ultime sessioni del 2024 nuove indiscrezioni sul futuro della società, su quanto avrebbe scaricato sul mercato il Tesoro. Tutto, mentre le azioni continuavano a puntare verso l’alto, stracciando nuovi record. La strategia di Poste e del governo Meloni, a quanto pare, si è fatta poi più complessa, sempre in nome del principio dell’italianità da blindare a tutti costi.

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