Dopo essere entrata nel capitale di TIM lo scorso 15 febbraio, Poste Italiane ha acquistato altre azioni Telecom Italia. Focus azioni a Piazza Affari.
Rumor confermati: Poste Italiane ha fatto la sua seconda grande mossa, salendo ulteriormente nel capitale di TIM, dopo aver fatto il suo grande ingresso nell’azionariato della compagnia di tlc lo scorso 15 febbraio, attraverso una operazione di swap concordata con CDP, Cassa Depositi e prestiti, che l’aveva resa seconda azionista di Telecom Italia, dietro ai francesi di Vivendi.
Il gruppo guidato dal CEO Matteo Del Fante non si è però accontentato di quel 9,81% di TIM acquistato da CDP un mese e mezzo fa, in cambio della cessione alla controparte della sua partecipazione, pari al 3,78%, in Nexi.
Poste Italiane sale in TIM, acquista il 15% da Vivendi e sale al 24,81%. La precisazione sull’OPA
Così come si vociferava a Piazza Affari fino a qualche giorno fa, soprattutto dopo la decisione del maggiore azionista di Telecom Italia, ovvero dei francesi di Vivendi, di scaricare una quota pari al 5%, Poste non è rimasta ad aspettare, rilevando altre azioni TIM, come ha annunciato nella giornata di ieri, sabato 29 marzo 2025, con la diffusione di un comunicato, che ha confermato lo shopping di una ulteriore fetta del capitale:
“Come deliberato dal Consiglio di Amministrazione di Poste Italiane S.p.A. nella seduta del 26 marzo 2025”, si legge nella nota di Poste, “in data odierna (dunque 29 marzo 2025) è stata formalizzata, mediante sottoscrizione del relativo atto di compravendita, l’acquisizione da Vivendi di azioni ordinarie di Telecom Italia S.p.A. (“TIM”) corrispondenti al 15,00% del totale delle azioni ordinarie e al 10,77% del capitale sociale di TIM ”. Una importante manovra, che consentirà a Poste di diventare il socio numero di Telecom Italia.
Il gruppo gestito da Matteo Del Fante ha precisato infatti che, al perfezionamento dell’operazione, atteso entro il primo semestre del 2025, Poste Italiane “arriverà a detenere in TIM una partecipazione complessivamente pari al 24,81% delle azioni ordinarie e al 17,81% del capitale sociale, divenendone il maggiore azionista”.
Nessuna OPA tuttavia, come ha tenuto a precisare l’azienda: “In ogni caso, Poste Italiane non intende acquisire una partecipazione superiore alla soglia rilevante ai fini della disciplina sulle offerte pubbliche di acquisto obbligatorie”.
Il prezzo pagato da Poste per nuovo shopping azioni TIM
L’acquisizione della quota di Vivendi pari al 15% delle azioni ordinarie è avvenuta attraverso il pagamento di corrispettivo di € 684 milioni (al prezzo di euro € 0,2975 per azione), “finanziato mediante cassa disponibile”.
“L’operazione è sospensivamente condizionata alla notifica all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ai sensi della disciplina sul controllo delle concentrazioni tra imprese”, ha informato Poste, illustrando la natura dell’operazione lanciata su Telecom Italia: “ un investimento di natura strategica, realizzato con l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e TIM, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia ”.
Poste ha ricordato che vanno avanti intanto le trattative, “in fase avanzata”, finalizzate alla “fornitura di servizi per l’accesso di Postepay - società interamente controllata da Poste Italiane - all’infrastruttura di rete mobile di TIM a partire dal 1° gennaio 2026 ”.
Sono nel frattempo in corso anche valutazioni finalizzate al lancio di “partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi ICT e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti, e dellìenergia ”.
Poste Italiane ha infine ripresentato il suo biglietto da visita, rimarcando di essere la “ più grande rete di distribuzione di servizi in Italia ”, operativa con un business incentrato sul recapito di corrispondenza e pacchi e sull’erogazione di servizi finanziari e assicurativi, sistemi di pagamento e telefonia destinati a famiglie, aziende ed amministrazioni pubbliche:
“Con oltre 160 anni di storia, una rete di 12.800 Uffici Postali, circa 120mila dipendenti, €593 miliardi di attività finanziarie investite, Poste Italiane è parte integrante del tessuto sociale e produttivo del Paese e rappresenta una realtà unica in Italia per dimensioni, riconoscibilità, capillarità e fiducia da parte della clientela”.
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Ora è il gioiello di Stato Poste ad avere il controllo di Telecom. Quella OPV congelata da Meloni
L’operazione con cui Poste Italiane ha acquistato una ulteriore partecipazione di TIM, diventandone il primo azionista, sancisce il passaggio del pacchetto di controllo del gruppo dai francesi di Vivendi al gioiello di Stato italiano controllato dal MEF di cui, fino a qualche mese fa, si era parlato piuttosto in relazione a un’Offerta pubblica di vendita OPV da parte del Tesoro, volta a privatizzare ulteriormente il gruppo.
L’operazione, considerata imminente, era stata poi di colpo sospesa da parte del governo Meloni, che ha scelto evidentemente di giocare la carta Poste per blindare Telecom Italia dalle mire di player stranieri, in primis dell’operatore francese Iliad.
Poste Italiane aveva così continuato a confermarsi dossier caldo di Piazza Affari, sotto le vesti di potenziale acquirente di azioni volte a garantire in primis l’italianità di Telecom Italia.
«Poste ha tutte le carte in regola per essere un partner finanziario e industriale», aveva detto il sottosegretario all’Economia Federico Freni, lo scorso 25 marzo, stando a quanto riportato da Reuters, a chi gli aveva chiesto se Poste avrebbe potuto acquistare la partecipazione ancora detenuta in TIM dai francesi di Vivendi, dopo la vendita di questi ultimi di una quota pari al 5%, che aveva fatto scendere lo scorso 21 marzo la loro presenza al di sotto della soglia del 20%, al 18,4% rispetto al 23,8% precedente:
“Io parto da un assunto: per me un partner finanziario in una società come TIM ha meno senso di un partner industriale ”, aveva detto Freni, sottolineando come, a suo avviso, Vivendi non fose mai stato un partner industriale, ma sempre se solo “un partner finanziario”. “ Poste ha tutte le carte in regola per essere un partner finanziario e industriale ”, aveva aggiunto il sottosegretario all’Economia.
Il trend delle azioni Poste, TIM, Vivendi YTD e su base annua
Ieri, la mossa di Poste Italiane che, con Vivendi che ha mollato la quota di maggioranza, restituisce ufficialmente Telecom Italia nelle mani dello Stato.
Si conferma intanto decisamente positivo il trend di breve e medio termine delle azioni Poste Italiane quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari.
Il titolo, che ha terminato la sessione di venerdì scorso del di Piazza Affari in rialzo dello 0,63%, ha guadagnato YTD più del 22% e su base annua più del 43%.
Per quanto riguarda le azioni di Telecom Italia, che hanno terminato l’ultima seduta a Piazza Affari in calo dello 0,60%, il trend YTD è di un progresso quasi il 27%, mentre su base annua è di un rally di quasi +39%.
Le azioni del colosso francese Vivendi che fa capo alla famiglia Bolloré sono invece in crescita di più del 10% YTD e in calo del 2,5% su base annua.
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