Gli investitori dovrebbero prepararsi a una nuova salita, e non alla recessione: le previsioni di Credit Suisse
Gli ultimi mesi sono risultati particolarmente impegnativi per i mercati finanziari, tornati improvvisamente a temere l’arrivo di una nuova recessione.
Diverse economie (soprattutto quelle dell’Eurozona) hanno mostrato segnali di rallentamento già prima della fine dell’anno. L’esempio più lampante? Quello dell’Italia, finita addirittura in recessione tecnica.
Le cose non sono andate tanto meglio negli Stati Uniti, dove la Fed ha scelto di adottare un atteggiamento più cauto rivedendo la sua guidance sui tassi di interesse, alzati 4 volte nel corso del 2018.
Poi con la primavera è arrivata anche l’inversione della curva dei rendimenti USA, cosa che ha portato numerosi esperti a teorizzare una nuova imminente recessione. Non tutti però sono convinti che nei prossimi mesi i mercati imboccheranno nuovamente la via del ribasso.
Quanto è probabile una recessione
Secondo la Federal Reserve Bank di New York, e sulla base degli spread sui Treasury, ad oggi c’è il 25% di probabilità che nell’arco di 12 mesi gli Stati Uniti finiranno in recessione.
Di diverso avviso Michael Strobaek, global CIO di Credit Suisse secondo cui il dato più corretto è sotto il 10%. A sua detta, la probabilità di recessione nell’arco di due anni salirà sotto il 20%, mentre nell’arco di tre anni si avvicinerà al 30%.
“Il nostro modello non include i dati di mercato ma si focalizza sui dati macro strutturali”
L’importanza della curva
Fino ad oggi, l’inversione della curva dei rendimenti è stato un indicatore fondamentale che ha aiutato a prevedere le ultime crisi finanziarie tra cui:
Periodo inversione | Successiva recessione |
luglio 2000-gennaio 2001 | marzo-novembre 2001 |
luglio 2006-maggio 2007 | autunno 2008 |
Ogni recessione, però, vanta circostanze e caratteristiche diverse dalle altre per cui è sempre necessario prendere in considerazione il quadro generale. Negli ultimi 10 anni, ha fatto notare l’esperto, sono cambiate tante cose tra cui la politica monetaria delle banche centrali, che hanno introdotto misure (Quantitative Easing) in grado di muovere il mercato obbligazionario e i rendimenti su livelli in cui le inversioni della curva sono più probabili rispetto al passato. Cosa che, ovviamente, diminuisce l’affidabilità di questo campanello d’allarme.
Diversi altri elementi possono segnalare l’arrivo di una recessione:
- il mercato del lavoro;
- il debito di consumatori e imprese;
- la politica fiscale delle banche centrali;
- l’economia cinese.
Cosa aspettarsi dal 2019?
Secondo l’esperto, l’economia è nella fase finale di un ciclo esteso: la crescita globale tornerà a premere sull’acceleratore nella seconda metà del 2019, e offrirà nuove opportunità da non sottovalutare.
“La buona notizia per gli investitori è che il chiaro trend rialzista osservato sui mercati finanziari nel primo trimestre dovrebbe continuare anche nei prossimi mesi,”
ha affermato Strobaek sulle pagine della Cnbc.
La nuova politica monetaria delle banche centrali, l’eventuale risoluzione della guerra commerciale USA-Cina, il conseguente balzo dell’economia asiatica (e con lei quella dei Paesi europei condizionati dall’export): tutti questi elementi potrebbero influire positivamente sul prossimo andamento dei mercati finanziari.
“Per gli investitori che hanno perso il rally del primo trimestre potrebbero arrivare nuove opportunità per partecipare in un contesto di mercati in salita. Qualsiasi piccola correzione azionaria nei prossimi mesi potrebbe essere considerata un’opportunità per rientrare nel mercato.”
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