Proroga imposte al 30 settembre 2020, tutto tace. Partite IVA e commercialisti attendono novità ma intanto studiano le contromosse per ovviare al problema di liquidità che rende complessi i pagamenti al 20 luglio. Due le soluzioni: versamento ad agosto con maggiorazione o rinvio fai da te a settembre, con ravvedimento breve sulle sanzioni.
Proroga imposte, il rinvio al 30 settembre 2020 è ancora oggi soltanto un’ipotesi.
Titolari di partita IVA e commercialisti chiedono a gran voce il rinvio della scadenza del 20 luglio, ma per il momento non c’è nulla di ufficiale.
Se da un lato la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a rinviare la scadenza delle imposte sui redditi, dall’altro non è ancora chiaro se vi saranno o meno novità nel testo definitivo del decreto Semplificazioni.
Nelle ultime versioni circolate non vi è nessuna notizia del rinvio delle imposte sui redditi per i titolari di partita IVA, misura ritenuta necessaria sia per rispondere alla crisi economica che al periodo complesso sul fronte degli adempimenti fiscali.
Sono i commercialisti, accanto ai propri clienti, a scendere in campo per chiedere il rinvio urgente al Governo. Un appello è arrivato anche dal CNDCEC, con la lettera trasmessa al Premier Conte e al Ministro Gualtieri.
In attesa di novità, appare evidente che saranno in pochi a rispettare la scadenza del 20 luglio 2020.
I più opteranno per il versamento delle imposte Irpef ed Ires entro il 20 agosto, con maggiorazione dello 0,40%. Ipotesi estrema è poi la scelta di attendere fino a settembre, sperando in una moratoria sulle sanzioni o, in assenza, beneficiando del ravvedimento breve.
Proroga imposte redditi 2020, nessuna novità. Per le partite IVA possibilità di differimento al 20 agosto con maggiorazione dello 0,40%
Potrebbe arrivare soltanto dopo il 20 luglio 2020 la conferma della possibilità di pagare le imposte sui redditi entro la fine del mese di settembre, senza l’applicazione di sanzioni ed interessi.
Se la proroga non sarà ufficializzata nel decreto Semplificazioni (il testo dovrebbe arrivare a breve in Gazzetta Ufficiale), per le partite IVA la scadenza per pagare Irpef, Ires ed imposte sostitutive resta quella di lunedì prossimo.
Sono in tanti però a lamentare la mancanza di liquidità sufficiente per adempiere ai propri obblighi fiscali e così, per i più, la soluzione più percorribile consiste nel versamento ad agosto, maggiorando l’importo dovuto dello 0,40%.
Una scelta necessaria anche considerando la mole di lavoro che ha caratterizzato il lavoro degli intermediari negli ultimi mesi.
A farlo presente sono i commercialisti, supportati oggi dalla lettera inviata dal Presidente del Consiglio Nazionale Massimo Miani al Presidente Conte e al Ministro Gualtieri.
L’attività straordinaria e le limitazioni lavorative degli scorsi mesi hanno sottratto il tempo necessario per la predisposizione delle dichiarazioni dei redditi 2020 e per il calcolo di acconti 2020 di Irpef, Ires, e la generalità delle imposte dovute dai titolari di partita IVA.
Ragioni che portano ad evidenziare nuovamente l’insufficienza della proroga delle imposte al 20 luglio 2020, e la necessità di un rinvio ulteriore al 30 settembre.
Proroga imposte sui redditi 2020, il rinvio al 30 settembre sarà postumo? C’è chi sceglie di rischiare
La situazione si presenta particolarmente problematica, per i problemi di liquidità lamentati dalle imprese e per le difficoltà operative da parte dei commercialisti.
Difficile, per il Governo, far finta di niente. Questo è almeno ciò che pensa chi sostiene che una proroga ci sarà, ma che potrebbe arrivare soltanto dopo il 20 luglio 2020.
Il primo treno utile per il rinvio al 30 settembre 2020, qualora non dovessero esservi novità nel decreto Semplificazioni, sarà rappresentato dall’iter di conversione in legge dello stesso.
Tra le ipotesi in campo si fa quindi sempre più forte quella non di una proroga ma di una disapplicazione delle sanzioni per chi non verserà quanto dovuto entro lunedì. Ipotesi che, in situazioni di oggettiva difficoltà economica ed operativa, portano alla scelta estrema di attendere, nella speranza di una moratoria o, in caso contrario, versando le sanzioni con ravvedimento operoso.
Una soluzione estrema, che per molti appare (purtroppo) come l’unica percorribile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA