Oltre al fronte militare, c’è un’altra battaglia da combattere per Putin, quella dell’inflazione che è ai massimi.
Sono ormai 2 anni da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ovvero da quando il presidente Putin autorizzò l’incursione dei soldati russi dando il via alla cosiddetta operazione speciale. Probabilmente lui pensava che la situazione si risolvesse in poco tempo, ma così non è stato grazie alla capacità straordinaria di resistenza del popolo ucraino e anche grazie al sostegno della Nato e degli Usa che sono entrati, seppur indirettamente nel conflitto, fornendo aiuti e armi al presidente Zelensky.
Se sul campo, Putin deve porre attenzione alle incursioni in terra russa dei soldati ucraini, c’è un’altra battaglia che il presidente sta perdendo: quella dell’inflazione. Nell’anno dello scoppio della guerra nel 2022, l’inflazione in Russia era salita al 17,8% toccando un picco storico. Nel 2023 la Russia è riuscita a gestire l’aumento dei prezzi riportandola a poco più del 2%. Adesso invece a quanto pare è di nuovo in atto un massiccio aumento dei prezzi.
Sale l’inflazione in Russia e prezzi alle stelle
Mentre i soldati combattono sul confine russo-ucraino, Putin e il suo staff devono fare i conti con l’inflazione che da gennaio a luglio del 2024 è salita del 9,1%. Un aumento repentino dei prezzi dovuto a diversi motivi. Il prezzo dei generi alimentari è aumentato del 10% su base annua. Solo le uova sono aumentate addirittura del 50% rispetto al 2023. Il prodotto più caro è la barbabietola, poi l’aglio e le banane.
L’economia russa sta dedicando forti spese militari per vincere questo conflitto. È una economia di guerra che ha portato a forti investimenti per armi e mezzi bellici oltre ad un forte aumento degli stipendi. La spesa militare ha superato l’8% del Pil ma per Putin non è ancora arrivata a livelli critici visto che «nell’Unione Sovietica nel 1985-1986, la spesa per la difesa era del 13%» , ha detto il presidente.
L’esercito russo perde 1.000 uomini al giorno e ha bisogno sempre di più soldati oltre che di manodopera da usare per scopi bellici. A quanto pare sempre più persone lasciano le fabbriche per arruolarsi e andare a combattere al fronte. Per convincere la manodopera, gli stipendi di macchinisti, saldatori, tessitori sono quadruplicati.
Se un tessitore medio guadagnava circa 300 dollari al mese nel dicembre 2021, oggi lo stesso lavoro può fruttare fino a 1.300 dollari. Tutti questi soldi nelle mani dei cittadini russi ha comportato un aumento di spesa incidendo indirettamente sull’inflazione che è tornata a salire.
La banca centrale russa per cercare di contenere l’inflazione ha aumentato i tassi di interesse per disincentivare le persone a farsi prestare denaro. Nel corso dell’ultimo anno ha aumentato il tasso di interesse di riferimento sei volte, di cui una di due punti percentuali al 18% nell’ultima riunione di luglio. Percentuali davvero elevatissime.
Insomma per Putin non c’è solo la guerra, quella vera e cruda che si combatte al fronte da vincere, c’è anche questa interna economica contro il rialzo dei prezzi che certamente crea malcontento tra la popolazione russa, ormai stremata da isolamento internazionale e prezzi alle stelle.
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