Quando comunicare la malattia al datore di lavoro

Simone Micocci

9 Ottobre 2024 - 14:35

Il dipendente assente per malattia deve comunicare all’azienda se conta di non andare al lavoro.

Quando comunicare la malattia al datore di lavoro

L’assenza per malattia va prontamente comunicata al datore di lavoro, pena una sanzione disciplinare per il dipendente che scatta anche in presenza del certificato medico telematico.

Ogni dipendente sa che quando ci si ammala, e per questo si ritiene di non essere nella condizione di poter prestare la propria attività lavorativa, bisogna andare dal medico curante per il rilascio del certificato, sul quale sono indicati i giorni di prognosi. Un errore comune è quello di dimenticare però un passaggio essenziale, ossia comunicare al datore che in quel giorno si presume non si possa andare al lavoro.

La regola infatti stabilisce che la comunicazione al datore di lavoro deve essere tempestiva, in quanto questo deve essere informato sul fatto che molto probabilmente, eccetto il caso in cui il medico non ritenga ci siano i presupposti per concedere i giorni di malattia, non sarete presenti al lavoro.

Nonostante quindi dal 2010 sia dovere del medico inviare il certificato telematico all’Inps, il quale a partire dal terzo giorno si fa carico del pagamento della relativa indennità, resta l’obbligo del dipendente comunicare, il prima possibile, l’assenza al proprio datore di lavoro.

A tal proposito, va detto che il tema sulla comunicazione al datore di lavoro è talmente fondamentale, anche perché altrimenti il dipendente può essere sanzionato per la propria mancanza, che in molti settori è intervenuta la contrattazione collettiva per regolamentare il termine previsto.

Solitamente è il Ccnl di riferimento quindi a rispondere alla domanda su quando va comunicata la malattia, nonché quali sono le regole e le modalità da osservare.

A chi comunicare la malattia?

La malattia che ha colpito il lavoratore e che ne impedisce la prestazione dell’attività lavorativa e la presentazione sul luogo di lavoro deve essere comunicata sia all’Inps che al datore di lavoro.

È il medico che accerta lo stato di malattia a darne comunicazione all’Inps, inviando il certificato medico del lavoratore per via telematica. Per la trasmissione il medico può utilizzare il sistema Sac (oppure il numero verde Inps) il quale a sua volta gli restituisce il numero identificativo per la stampa del certificato e dell’attestato che andrà consegnato al lavoratore.

Qualora il medico sia impossibilitato a inviare il certificato in via telematica ne rilascerà una copia cartacea al dipendente che dovrà inviarlo all’Inps e al datore di lavoro entro 2 giorni.

L’obbligo di comunicazione al datore di lavoro persiste anche nel caso in cui il medico sia riuscito a trasmettere il certificato all’Inps. Le due comunicazioni, infatti, hanno delle finalità differenti: la comunicazione di malattia all’Inps è necessaria ai fini di un legittimo riconoscimento dell’indennità di malattia spettante a ogni lavoratore, mentre quella al datore di lavoro è utile soprattutto in un’ottica di organizzazione aziendale del lavoro.

Quindi, anche se il datore di lavoro può prendere visione del certificato medico in ogni momento direttamente mediante la banca dati dell’Inps, il lavoratore non è esonerato - in ogni caso - dal dare tempestiva comunicazione della sua assenza per motivi organizzativi. Anzi, buona pratica è quella per cui la comunicazione dovrebbe essere data già prima di andare dal medico, in orari consoni ovviamente, e poi confermata dopo il rilascio del certificato (indicando anche gli estremi, così che il datore possa consultarlo).

Cosa stabiliscono i contratti collettivi

Come abbiamo detto precedentemente, lo stato di malattia deve essere comunicato dal dipendente sia all’Inps che al datore di lavoro per risultare legittimo e per consentire l’accesso all’indennità di malattia.

È importante ricordare però che ogni Ccnl prevede diversi termini e modalità in base, appunto, alla categoria di appartenenza. Vediamo nel dettaglio cosa prevedono alcuni Ccnl per i rispettivi settori.

SettoreQuando comunicare l’assenza al datore di lavoro
Alimentare Inizio del turno di lavoro, salvo casi eccezionali in cui l’impossibilità della tempestiva comunicazione deve essere documentata
Trasporto merci 2 ore prima dell’inizio del turno di lavoro, e nel caso specifico di dipendenti che effettuano turni avvicendati la comunicazione deve pervenire almeno 4 ore prima dell’inizio del servizio
Carta Prima dell’inizio dell’orario di lavoro per gli operai e con massima tempestività, ma senza un termine definito, per gli impiegati. Resta obbligatorio il termine di due giorni per l’invio del protocollo identificativo, ossia del certificato medico telematico inoltrato dal medico di base all’Inps
Calzature 4 ore prima dell’inizio dell’orario lavorativo e se si tratta di turnisti è sufficiente che avvenga prima del proprio turno
Metalmeccanico Entro la fine del turno che avrebbero avuto nel primo giorno di assenza e il protocollo identificativo entro il secondo giorno
Chimico 4 ore dall’inizio dell’orario di lavoro, salvo documentato impedimento ed il protocollo identificativo deve essere inoltrato entro 3 giorni
Grafico/editoriale e gomma/plastica Entro l’inizio dell’orario di lavoro ed il protocollo entro 3 giorni
Legno/arredamento 4 ore dall’inizio dell’assenza se operai e 4 ore dall’inizio dell’orario di lavoro se impiegati. Il protocollo va comunicato entro 3 giorni
Commercio/terziario/turismo Immediata comunicazione

Cosa rischia chi non comunica l’assenza per malattia

Nei contratti viene anche definita la sanzione disciplinare per il lavoratore che non comunica all’azienda l’assenza per malattia entro il termine previsto. Generalmente comunque vale la regola per cui la misura della sanzione deve essere commisurata alla gravità della violazione.

In questo caso ci troviamo nell’ordine di quelle violazioni che possiamo definire come non gravi, pertanto in caso di prima assenza non comunicata solitamente si applica la sanzione del semplice richiamo.

Tuttavia, è bene sottolineare che nei casi di recidiva la sanzione può essere maggiormente severa. Questo significa che se più volte ci si dimentica di questo passaggio fondamentale, allora il dipendente rischia molto di più, con il rischio che si possa procedere persino con il licenziamento disciplinare.

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