È sempre obbligatorio rivolgersi al commercialista oppure ci sono situazioni in cui non è necessario? E quand’è che è obbligatorio?
Il dottore commercialista è un professionista a cui spesso ci si rivolge, che sia per tenere la contabilità della propria partita Iva, o per compilare e inviare la dichiarazione dei redditi. Ma quand’è obbligatorio rivolgersi al commercialista e quando invece, almeno per legge, si può scegliere di gestire il tutto in autonomia?
In realtà spesso si va da un commercialista per pratiche per cui non è necessariamente obbligatorio, ma si rivela essere un grande aiuto, in particolare per la complessità della materia fiscale e contabile, che è sempre in continua evoluzione e mutamento.
Proprio per evitare errori, che potrebbero far pagare più tasse o incorrere in sanzioni di diverso tipo, la figura di questo professionista è spesso consultata. Vediamo quindi di seguito cosa si potrebbe fare, per legge, in autonomia, e cosa no.
Chi è obbligato a rivolgersi a un commercialista
Nella maggior parte dei casi non è obbligatorio rivolgersi a un dottore commercialista, né per l’apertura di una partita Iva, né per la dichiarazione dei redditi, e nemmeno per la tenuta della contabilità.
Infatti coloro che sono obbligati a richiedere il supporto di questo professionista sono più che altro un’eccezione, e non una regola. Nello specifico, a far parte di questa categoria sono gli enti con organizzazioni particolari e tutte quelle società obbligate alla revisione legale dei conti, e quindi tenute a redigere il bilancio consolidato.
In questo caso il revisore legale dei conti, o la società che svolge questo compito, si occupa di effettuare verifiche periodiche per constatare la corretta tenuta della contabilità sociale, oltre che la valutazione delle operazioni sociali, indipendentemente dal fatto che siano di natura ordinaria o straordinaria.
Il commercialista ha la possibilità di procedere alla revisione contabile delle società di capitali, e quindi, in questa situazione, è effettivamente richiesta la sua presenza e non è possibile in alcun modo farne a meno.
In tutti gli altri casi non è strettamente obbligatorio rivolgersi a un commercialista. Tuttavia potrebbe rivelarsi una scelta rischiosa e dispendiosa, sia in termini di tempo, sia di energie, sia finanziariamente, perché affidarsi a un esperto in materia permette anche di diminuire i rischi di errori fiscali.
Trasferimento quote societarie
Anche per il trasferimento di quote societarie è necessario rivolgersi a un commercialista o, in alternativa, a un notaio.
Infatti il trasferimento stesso e la cessione delle quote di una società a responsabilità limitata (Srl) dal 2018 può anche essere svolto da un commercialista opportunamente abilitato, e non solo più attraverso atto pubblico o scrittura privata autenticata dal notaio.
Questo processo, quando viene svolto da un dottore commercialista, avviene attraverso la compilazione di uno specifico documento informatico, che deve poi essere firmato digitalmente.
Entro 30 giorni dalla firma, il commercialista deve depositare tale documento presso l’Ufficio del Registro delle Imprese in cui ha sede la società. Per poter sfruttare questa possibilità è necessario che le parti coinvolte siano abilitate all’apposizione della firma digitale.
Partita Iva con o senza commercialista?
L’apertura e la gestione della partita Iva non richiede, per legge, la presenza di un commercialista abilitato. Tuttavia, anche se il processo in sé non è particolarmente lungo, può rivelarsi complicato.
In particolare nel momento in cui si decide di aprire una partita Iva è necessario:
- essere a conoscenza del codice Ateco corretto in relazione alla propria attività;
- essere in possesso della documentazione richiesta e conoscere le modalità di registrazione della partita Iva;
- sapere di quale regime si vuole far parte, e se se ne hanno i requisiti.
Si dovrà anche procedere con la registrazione della propria gestione previdenziale e, se si è deciso di avviare un’impresa, bisognerà anche rispettare tutte le procedure previste, che sono più lunghe e complesse di quelle riservate ai liberi professionisti.
Inoltre, nel momento in cui è stata aperta la partita Iva bisognerà anche ricordarsi tutti gli adempimenti a essa legati, primo tra tutti il dovere di tenere la contabilità, cosa da cui sono esenti solo alcune particolari situazioni, come le partite Iva a regime forfettario sotto un certo introito.
Aprire e gestire la partita Iva senza commercialista quindi, in particolare per coloro che non hanno esperienza con questo settore, può rivelarsi molto complesso e aumentare quindi il rischio di errori.
Dichiarazione dei redditi 730 e PF
Anche la dichiarazione dei redditi, che si tratti di 730 oppure del modello persone fisiche, può essere svolta in autonomia. Anche in questo caso però il rischio di commettere errori è sempre presente.
Se coloro che possono contare sulla dichiarazione dei redditi 730 precompilata potrebbero non avere troppe difficoltà, per tutti gli altri è una questione differente. L’invio in ritardo, mancato, o con informazioni sbagliate, inoltre, prevede delle sanzioni.
In generale scegliere di non rivolgersi a un commercialista, in particolare se si è liberi professionisti, comporta dei rischi, anche se tecnicamente legale.
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