La recessione alle porte spaventa tutti. Non si parla più di se, ma di quanto durerà. Ecco azioni tenere in portafoglio per difendersi dalla stagflazione.
La combinazione tossica di inflazione elevata e rallentamento della crescita si definisce stagflazione. Fa paura perché il costo della vita aumenta, diminuendo il potere di acquisto dei consumatori e le aziende devono fare i conti con un aumento dei costi e una riduzione del margine. Per difendere il portafoglio di investimento è fondamentale individuare le azioni dal carattere più difensivo, i cui prodotti o servizi sono essenziali per la vita corrente e che non si può fare a meno di utilizzare.
Recessione e azioni difensive: quali sono?
Le azioni di queste società reggono meglio quando l’economia rallenta. Lo dimostra anche una ricerca di Schroders che ha messo a confronto il rendimento medio storico di 11 settori economici globali con l’indice MSCI World: in una situazione di stagflazione i settori più performanti sono stati quelli difensivi come le utilities (+16%), i beni di consumo (14,2%) e real estate (11,8%).
Tra questi poi la scelta deve ricadere sulle azioni che seguono l’andamento dell’inflazione e non la subiscano.
Azioni difensive del Ftse Mib
Nel paniere del Ftse Mib possiamo individuare le azioni difensive attraverso il Beta. Il Beta misura la variazione attesa del rendimento di un certo titolo per ogni variazione di un singolo punto percentuale del mercato di riferimento. Quando il Beta di un’azione è maggiore di 1, il titolo amplifica i movimenti del mercato, l’attività è considerata quindi più rischiosa. Al contrario, quando il Beta è compreso tra 0 e 1 l’azione è considerata difensiva.
Titoli come Eni, Terna, Snam, Italgas, Leonardo mostrano oscillazioni discretamente autonome rispetto al mercato.
Da un punto di vista grafico, Eni è impegnata a consolidare il trend rialzista partito nel novembre 2020 e si muove da oltre due mesi tra due linee convergenti tra 13,15 e 14,20 circa. Di norma le figure a triangolo sono definite di continuazione della precedente tendenza. Pertanto l’eventuale rottura di area 14,20 potrebbe riattivare la corsa verso 14,85 euro (top di marzo) e fin sopra i 15 euro, ricoprendo così il gap ribassista del 6 maggio 2019. Il quadro grafico potrebbe invece deteriorarsi alla violazione di area 13,15, punto di passaggio della media a 100 giorni e della trend line che sale dai bottom del 2020.
Terna sta progressivamente recuperando terreno, riavvicinando i record di aprile a 8,34 euro. La permanenza sopra le medie a 50 e 100 giorni, passanti da 7,66 e 7,40 euro circa, permetterà di puntare a obiettivi anche superiori, ipotizzabili attorno ai 9,00 euro.
Snam ha inviato segnali di forza con la rottura decisa di gennaio e di fine aprile a 5,40/5,44 euro. Dopo il test di nuovi record a 5,51 euro il titolo potrebbe puntare verso 5,60 euro, per il test del lato superiore del canale che sale da febbraio.
Più complesso il quadro tecnico di Italgas, dopo la formazione di un doppio massimo in area 6,40. Solo la rottura di questa soglia offrirebbe nuovi spunti rialzisti in grado di riattivare la corsa partita a marzo verso obiettivi ambiziosi verso 6,70 e 7 circa. Sotto quota 6,00 verrebbe invece completata la figura ribassista che proietta target a 5,70.
Leonardo ha perso momentum nell’ultimo mese, rallentando la corsa dopo lo sprint realizzato in concomitanza con lo scoppio del conflitto in Ucraina. I prezzi si muovono a ridosso del lato superiore del canale tracciato dai minimi di ottobre 2020, a 9,90 circa, in attesa di spunti. Movimenti oltre 10,30 farebbero ripartire il rally in direzione di 10,65 euro, base del gap del 24 febbraio 2020, poi fino a 11,90, massimi allineati del 2019 e 2020. La perdita dei supporti orizzontali a 9,47 cambierebbe lo scenario, anticipando cali verso 8,30 circa.
Azioni difensive: la selezione di Credit Suisse
Tra le azioni selezionate da Credit Suisse troviamo la finlandese Kone, leader mondiale di ascensori e scale mobili, che ha in essere contratti legati all’inflazione. Allo stesso modo Telefonica e Vodafone hanno clausole inflation linked nei contratti con i clienti. Da segnalare anche Deutsche Post, Kingfisher, Heineken, Sanofi, Carlserg in Europa e Johnson & Johnson negli States.
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