La recessione sta arrivando e lo testimoniano i dati Usa degli ultimi giorni: cosa aspettarsi e perché la Fed è osservata speciale. Il rallentamento economico può contagiare il mondo.
La recessione sembra ormai inevitabile negli Usa, con rischi diffusi anche in altre parti del mondo, Eurozona compresa.
Dopo l’avvertimento FMI su un peggioramento dell’economia globale nei prossimi 5 anni, è arrivata anche la previsione di dell’ex segretario al Tesoro Lawrence Summers: la probabilità di una recessione negli Stati Uniti è in aumento dopo una serie di indicatori economici deboli e la Federal Reserve si sta avvicinando alla fine della sua serie di aumenti dei tassi di interesse.
Cosa aspettarsi e perché i venti di una recessione ormai soffiano sempre più forti.
Recessione: perché è inevitabile
Usa nel mirino di analisti e investitori in questi giorni: i dati che giungono dalla prima potenza mondiale sono chiari nel segnalare che qualcosa sta cambiando. E non in meglio.
I sondaggi più deboli del previsto sui responsabili degli acquisti per la produzione e i servizi pubblicati questa settimana sugli Usa hanno mostrato un rallentamento dell’attività maggiore del previsto.
L’indicatore di fabbrica dell’ISM ha raggiunto il livello più basso dalla primavera del 2020. Altri dati hanno evidenziato un calo delle offerte di lavoro e un aumento della tendenza delle richieste di disoccupazione.
“Stiamo avendo la sensazione che ci sia una notevole quantità di costrizione nel credito”, ha detto Summers, professore dell’Università di Harvard e collaboratore di Bloomberg Television. “Le probabilità di recessione stanno aumentando a questo punto. E penso che la Fed abbia davanti a sé decisioni molto, molto difficili, con un rischio molto duplice”.
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In questa cornice, Summers ha scontato il rapporto sull’occupazione di marzo di venerdì, che secondo lui rifletteva la forza dell’economia all’inizio del primo trimestre, ma ora è meno rilevante date le prospettive di un inasprimento del credito. I dati hanno mostrato un altro solido guadagno per i libri paga negli Stati Uniti, con il tasso di disoccupazione che è sceso al 3,5%. Ma la tendenza è tutt’altro che di una spinta economica forte secondo l’esperto.
C’è da sottolineare, inoltre, che dopo più di un anno di forti aumenti dei tassi d’interesse da parte della Fed, volti a rallentare l’economia per raffreddare l’inflazione, le turbolenze bancarie del mese scorso hanno esacerbato i timori che l’inasprimento aggressivo della banca centrale possa innescare una recessione.
La somma di tutti questi fattori dà un solo risultato: recessione molto vicina negli Usa, con timori di contagio forti.
Summers, inoltre, ha puntato il dito sulla Fed: il suo compito non sarà affatto facile nelle prossime riunioni. La banca centrale, però, dovrà impegnarsi in un’ampia revisione dei suoi modelli interni, visto che non è riuscita ad anticipare l’impennata dell’inflazione iniziata nel 2021 e non ha colto i rischi emergenti nel sistema bancario che sono esplosi con il crollo della Silicon Valley Bank lo scorso mese.
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