Reddito di cittadinanza, non solo Isee: cosa fare entro fine gennaio per non perderlo subito

Simone Micocci

19 Gennaio 2023 - 10:38

Reddito di cittadinanza, è facile commettere errori che possono comportare la perdita del beneficio già a febbraio 2023. È bene sapere, infatti, che non sempre è sufficiente aggiornare l’Isee.

Reddito di cittadinanza, non solo Isee: cosa fare entro fine gennaio per non perderlo subito

Ci è stato insegnato che entro il 31 gennaio di ogni anno bisogna richiedere il nuovo Isee, pena la sospensione dei pagamenti del Reddito di cittadinanza dal mese successivo.

Tuttavia, quello che molti percettori non sanno è che il diritto alla misura si estingue comunque, e in alcuni casi verrà persino richiesto di restituirne una parte, qualora non vengano rispettate alcune regole essenziali. In particolare, sono due gli obblighi a cui far fede entro la fine di gennaio e riguardano alcune particolari categorie di percettori.

Da una parte ci sono quelle famiglie in cui sono presenti dei componenti che lo scorso anno hanno avviato un’attività lavorativa, regolarmente comunicata all’Inps, e dall’altra chi invece ha superato nel 2022 - e quindi l’informazione non è compresa nell’Isee 2023 - le soglie del patrimonio mobiliare entro cui stare per godere del Reddito di cittadinanza.

Facciamo chiarezza su entrambe, così da non rischiare di perdere il Reddito di cittadinanza nonostante sia stato presentato correttamente l’Isee 2023.

Cosa deve fare chi ha iniziato a lavorare nel 2022

Nell’Isee 2023 si tiene conto dei redditi riferiti a due anni prima; per questo motivo quanto percepito da un’attività lavorativa avviata nel 2022, e continuata nel 2023, non influisce sul valore dell’attestazione.

Tuttavia, tale informazione incide ai fini del calcolo del Reddito di cittadinanza ed è per questo che il legislatore obbliga coloro che iniziano a lavorare a comunicare all’Inps il reddito che si presume percepire dalla suddetta attività nell’anno solare di riferimento.

Comunicazione che va presentata ricorrendo al modello Sr181 (Com-Esteso) entro il giorno precedente l’avvio dell’attività lavorativa.

Tuttavia, è importante sapere che qualora l’attività comunicata si protragga nel 2023, allora sarà necessario darne nuovamente comunicazione. Si legge nello stesso modello Com-Esteso, infatti, entro il mese di gennaio, quindi entro il 31, sarà necessario comunicare con le stesse modalità il reddito presunto per l’anno solare successivo.

Prendiamo come esempio Tizio, che è stato assunto per tre mesi dal 1° novembre al 31 gennaio, con stipendio di 600 euro al mese. Questo, entro il 31 ottobre avrebbe dovuto inviare il modello Sr181 indicando 1.200 euro come reddito presunto per l’anno solare di riferimento; allo stesso tempo, entro la fine di gennaio 2023 dovrà inviare una nuova comunicazione, questa volta specificando di aver percepito ulteriori 600 euro.

Cosa fare se il patrimonio mobiliare supera le soglie previste

Anche per quanto riguarda la situazione patrimoniale l’Isee tiene conto della situazione riferita a due anni prima. Tant’è che per la Dsu 2023 bisogna richiedere saldi e giacenze medie aggiornate al 31 dicembre 2021.

Tuttavia, la normativa di riferimento stabilisce che per avere diritto al Reddito di cittadinanza bisogna avere un patrimonio mobiliare non superiore a una certa soglia, così calcolata:

  • limite di 6.000 euro;
  • accresciuto di 2.000 euro per ogni componente del nucleo familiare successivo al primo, fino a un massimo di 10.000 euro;
  • il suddetto limite può crescere ancora, essendo incrementato di ulteriori 1.000 euro per ogni figlio successivo al secondo;
  • infine, i suddetti massimali sono incrementati ancora di 5.000 euro per ogni componente con disabilità.

Il possesso dei suddetti requisiti viene valutato dall’Isee aggiornato, tuttavia - come si legge nelle indicazioni allegate al modello Sr181 - entro il 31 gennaio, relativamente all’anno precedente, va comunicata ogni variazione del patrimonio mobiliare che comporta la perdita dei requisiti.

Quindi, se in eventuali saldi e giacenze, questa volta aggiornati al 31 dicembre 2022, ne risulti un superamento delle suddette soglie, allora bisognerà darne tempestiva comunicazione all’Inps entro il 31 gennaio 2023.

Cosa succede se non si adempie ai suddetti obblighi?

Ricordiamo che l’articolo 7, comma II, del decreto n. 4/2019, poi convertito con modificazioni dalla legge n. 26/2019, stabilisce che

L’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di cui all’articolo 3, commi 8, ultimo periodo, 9 e 11, è punita con la reclusione da uno a tre anni.

Già questo dovrebbe essere sufficiente per capire l’importanza di fornire le informazioni in oggetto entro la scadenza del 31 gennaio. Senza contare poi che qualora l’Inps dovesse, a seguito di un controllo, accertare la mancata comunicazione e che questa ha contribuito a far percepire più di quanto effettivamente spettava, potrà richiedere la restituzione di tutte le somme precedentemente erogate.

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