Reddito energetico 2024, cos’è e a chi spetta il contributo a fondo perduto?

Patrizia Del Pidio

25 Aprile 2024 - 08:12

Per riqualificazione degli immobili italiani si deve tenere conto anche del Fondo per il reddito energetico che permette di avere l’impianto fotovoltaico gratis grazie a contributi a fondo perduto.

Reddito energetico 2024, cos’è e a chi spetta il contributo a fondo perduto?

Reddito energetico 2024, cos’è e a chi spetta? Con il contributo a fondo perduto erogato grazie al Fondo reddito energetico è possibile avere l’impianto fotovoltaico gratis, ma chi ne può beneficiare e come si richiede?

A far paura, in questo momento, non è solo la fine del mercato tutelato per il gas (e prossimamente anche per l’energia elettrica) che ha portato, inesorabilmente a un nuovo aumento dei costi per l’energia. Si deve tener conto anche della direttiva case green che è stata approvata e che richiede che tutti gli Stati diminuiscano le emissioni del proprio parco immobiliare. In Italia questo richiede un intervento di riqualificazione per la maggior parte degli edifici (ovvero per tutti quelli che si trovano nelle classi energetiche peggiori). Un passo che richiede, nella maggior parte dei casi, l’utilizzo delle energie rinnovabili e l’installazione di un impianto fotovoltaico.

Il problema principale, per moltissimi, è rappresentato dai costi che un tale intervento richiede. Non si tiene in considerazione il reddito energetico il cui decreto Ministeriale per le erogazioni 2024 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 8 novembre.

Il decreto firmato dal Ministro Picchetto Fratin a inizio agosto (e pubblicato solo a novembre 2023) detta le regole per accedere al Fondo nazionale per il reddito energetico che ha una dotazione di base di 200 milioni di euro. Il Fondo di sostegno era stato previsto 3 anni fa (per lungo tempo rimasto solo sulla carta visto che nessun decreto attuativo ne permetteva l’utilizzo) e il decreto in questione contiene le istruzioni per presentare domanda del reddito energetico per il biennio 2024 e 2025.

Le coperture previste per il biennio sono di 200 milioni di euro che saranno suddivisi tra le diverse Regioni in modo abbastanza variabile con coperture più alte per le zone più bisognose di tutela.

Il 2024, quindi, porta nuovi fondi per il “reddito energetico” che grazie al contributo a fondo perduto consente alle famiglie più fragili economicamente di installare pannelli fotovoltaici praticamente a costo zero. I finanziamenti, messi a disposizione degli enti locali, permettono alla misura di autofinanziarsi poiché l’energia prodotta in eccesso è destinata alle Regioni e ai Comuni in modo da auto alimentare il sistema.

Già lo scorso anno si era parlato del caso della Regione Puglia che aveva concesso il Bonus fotovoltaico. Sono, poi, partiti i bandi delle Regioni Lazio e Sardegna che hanno permesso l’ottenimento del contributo per installare i pannelli. Il tutto, ovviamente, è subordinato a precisi limiti di reddito che consentono l’accesso all’incentivo.

Reddito energetico 2024, cos’è e come funziona?

Si tratta di un incentivo a carattere regionale con cui si finanzia l’installazione di impianti di produzione energetica rinnovabili, come ad esempio i pannelli solari o quelli fotovoltaici.

Per chi beneficia del contributo, installando l’impianto c’è il diritto all’autoconsumo, ovvero a consumare gratuitamente tutta l’energia necessaria alla propria abitazione, ma non c’è accumulo di quella eccedente, e più avanti vedremo il perché.

Il contributo del reddito energetico non può essere cumulato con altre agevolazioni statali, regionali o europee in materia di energia.

All’accettazione del contributo a fondo perduto il beneficiario dello stesso è chiamato a sottoscrivere una convenzione con il GSE. La convenzione prevede l’attivazione del servizio di scambio dell’energia elettrica prodotta sul posto, l’autoconsumo e la cessione dei crediti maturati al GSE della Regione.

Per accedere al beneficio sono previsti dei limiti reddituali Isee (Isee entro i 15.000 euro) e si deve garantire anche un tempo minimo di funzionamento dell’impianto stesso. Attualmente non è ancora possibile presentare le domande per il reddito energetico 2024. Le istruzioni operative, infatti, non sono ancora state fornite dal Gse. Le domande dovrebbero essere trasmesse online su un sito gestito proprio dal Gse che, dovrebbe mettere a disposizione una piattaforma che non è ancora stata predisposta. Il regolamento e le istruzioni operative erano attese entro il mese di marzo, ma non essendoci state novità in merito, si spera che siano fornite a breve.

Fondi sbloccati nel 2023

Il reddito energetico dovrebbe permettere l’accesso alle energie rinnovabili anche laddove c’è un vero e proprio disagio non solo economico ma anche energetico. Proprio per questo, il fondo che si autoalimenta che serve a destinare i fondi per l’installazione di impianti fotovoltaici alle famiglie con disagio economico, può contare su 200 milioni di euro in più.

Con una delibera del Cipess sono stati trasferiti, nel 2023, 200 milioni di euro dal Ministero del Made in Italy al Ministero dell’ambiente e della sicurezza economica che dovrà andare, ora, a gestire il Fondo nazionale per il reddito energetico che dovrà garantire stanziamenti su tutto il territorio nazionale.

Il Fondo del reddito energetico ha un duplice scopo, da una parte quello di abbattere il costo delle bollette dell’energia elettrica e dall’altro favorire la diffusione dell’installazione di sistemi di fonti di energia rinnovabili coinvolgendo anche le fasce della popolazione maggiormente svantaggiate a livello economico. Ovvero quelle che, altrimenti, resterebbero escluse da queste tipologie di interventi

I 200 milioni di euro si vanno ad aggiungere a quelli che il Fondo nazionale aveva già in dotazione aumentandone, di fatto, il budget. Lo scopo principale del Fondo e del reddito energetico che ne consegue, è quello di andare a contrastare la cosiddetta “povertà energetica” intervenendo nelle realtà in cui esiste un vero disagio economico e sociale.

Ma non interviene con un sostegno immediato, come fa il bonus bollette, ad esempio, bensì con una soluzione a lungo termine e con una soluzione strutturale che provvede a eliminare alla radice il disagio energetico.

La modalità di erogazione dei fondi, certamente a fondo perduta e a copertura delle spese sostenute, e in base a quali criteri e requisiti, sarà stabilita con un successivo decreto da parte del Ministero dell’ambiente.

I fondi stanziati alle Regioni per il reddito energetico

Ci sarà una maggiore attenzione per le Regioni del Sud Italia, alle quali andranno l’80% delle risorse. Come abbiamo anticipato le coperture per il 2024 e 2025 sono di 200 milioni di euro che saranno suddivisi in questo modo:

  • 80 milioni di euro andranno suddivisi per le Regioni Abruzzo, Calabria, Basilicata, Molise, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna;
  • i restanti 20 milioni di euro spetteranno, invece, alle altre Regioni.

Un fondo che si autoalimenta

Il Fondo nazionale per il reddito energetico sarà un fondo rotativo: oltre alla dotazione di base, infatti, si autofinanzierà con i proventi della vendita dell’energia prodotta e non consumata dalle famiglie che riceveranno il contributo.

Destinatarie del contributo le famiglie a basso reddito e servirà per la realizzazione di impianti fotovoltaici per l’autoconsumo. Il contributo sarà in conto capitale per le spese sostenute dalle famiglie per installazione e acquisto dei pannelli fotovoltaici. Il beneficio, in ogni caso, dovrà sostenere totalmente le spese per l’istallazione dell’impianto.

In questo modo si permetterà anche alle famiglie a basso reddito di poter superare la povertà energetica potendo accedere, appunto, alla produzione di energia autonoma per l’autoconsumo.

I beneficiari dei contributi a fondo perduto, infatti, si impegnano a cedere tutta l’energia prodotta e non utilizzata per l’autoconsumo, al Gestore del sistema energetico che, poi, provvedere a vendere l’energia prodotta in eccesso. E proprio i proventi della vendita servono ad alimentare il Fondo stesso.

Quando si accede al reddito energetico, infatti, vi è l’obbligo di sottoscrivere un accordo per lo scambio sul posto che ceda la quota di energia non utilizzata per l’autoconsumo per la vendita i cui proventi andranno alle casse regionali per alimentare il Fondo stesso. Inoltre chi riceve il reddito energetico si impegna anche a garantire una produzione minima e a garantire il funzionamento dell’impegno per un certo numero di anni.

Chi sono i beneficiari del reddito energetico 2024?

L’agevolazione riguarda soprattutto le famiglie a basso reddito che si trovano in uno stato di disagio elettrico. In questo modo si permette a chi ha meno finanze a disposizione di produrre la propria energia, andando, di fatto, a risparmiare sulle bollette dell’energia elettrica.

Per poter partecipare ai bandi di ammissione al reddito energetico i nuclei familiari devono rispettare precisi valori Isee e nello specifico:

  • Isee massimo di 15.000 euro;
  • se con almeno quattro figli a carico Isee massimo di 30.000 euro.

Chi riuscirà ad accedere al Fondo reddito energetico risparmierà quindi su parte del costo di un impianto fotovoltaico. Costo che oggi, per un impianto da 6 kw, va dai 12 ai 15 mila euro, con circa 3 mila euro in più se si vuole aggiungere un accumulatore (spesa che oggi si potrebbe anche risparmiare visti i vantaggi dello scambio sul posto).

Da tenere conto che il contributo a fondo perduto per ogni impianto può arrivare al massimo a 11.000 euro: difficilmente con questa cifrà si riuscirà a finanziare l’intero lavoro e proprio per questo chi richiede il reddito energetico deve mettere in conto di doversi fare carico del rimanente onere da sostenere (anche in virtù del fatto che chi richiede il contributo a fondo perduto non può beneficiare di altre agevolazioni statali o regionali sullo stesso genere). Come è facilmente intuibile, poi, la percentuale di spesa che il contributo andrà a coprire dipenderà anche dalle dimensioni dell’impianto.

Gli investimenti al Sud saranno favoriti

Il Fondo nazionale per il reddito energetico andrà a favorire, come detto, i nuclei familiari maggiormente svantaggiati, ma anche le zone del nostro Paese che sono maggiormente svantaggiate dal punto di vista energetico.

Per presentare domanda di accesso è necessario attendere le istruzioni del Gse e anche le direttive della Propria Regione o Comune per eventuali interventi di sostegno. Il consiglio, quindi, è quello di monitorare i siti istituzionali della propria Regione e del proprio Comune per capire se e quando saranno previste le agevolazioni adottate con il Fondo nazionale dopo la pubblicazione del decreto.

Le prime Regioni nel 2023, Sardegna e Lazio

Come abbiamo accennato, alcune Regioni, già nel 2023, sono partite con i primi bandi per l’erogazione del fondo perduto.

In Sardegna l’agevolazione è riservata ai proprietari di villette o di unita abitative indipendenti, ma anche i proprietari di un appartamento che rientra in un condominio. In quest’ultimo caso, però, l’installazione è consentita oltre che sulle idonee superfici comuni, anche sulle parti di proprietà individuali del richiedente.

Il contributo lo può richiedere anche lo stesso condominio per quel che riguarda le utenze di energia elettrica degli impianti di uso comune. Fermo restando che i crediti maturati, poi, andranno al Gse Sardegna.

Per i limiti di reddito saranno favorite le famiglie maggiormente disagiate. Quello che sembra chiaro è che a essere favoriti sono i nuclei familiari numerosi (con almeno 5 componenti), quelli formati da anziani con oltre 65 anni di età e le giovani coppie. Tra i nuclei familiari con corsia preferenziale anche quelli con componenti con handicap o invalidità o che abbiano almeno 2 figli minorenni.

Nel Lazio l’Isee è già stabilito

Il Lazio per il reddito energetico 2023 aveva stanziato 2 milioni di euro, mentre 5 sono stati stanziati per il 2024. La soglia Isee per poter accedere al contributo a fondo perduto in questa Regione è stata fissata a 35.000 euro.

Il reddito energetico 2024 andrà a coprire le spese per:

  • acquisto;
  • installazione;
  • connessione;
  • manutenzione;
  • esercizio;
  • assicurazione degli impianti.

Potranno essere comprese nelle spese agevolabili anche quelle delle pratiche amministrative. Chi beneficerà del fondo perduto, in ogni caso, dovrà garantire il funzionamento dell’impianto per almeno 20, e per questo arco di tempo lo stesso non potrà essere dismesso.

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