Tra le proposte avanzate per la riforma fiscale anche la cedolare secca estesa a tutti gli immobili, anche quelli non residenziali. Ma conviene?
La prossima riforma fiscale del Governo andrà a toccare un po’ tutti gli aspetti delle imposte e delle tassazioni. Tra le varie proposte c’è anche quella di estendere la cedolare secca sugli affitti agli immobili che non sono residenziali. Questo regime opzionale era stato già introdotto, in via sperimentale e per un solo anno, dalla Legge di bilancio 2019.
Anche per immobili commerciali con determinate categorie, quindi, per un solo anno, si sono applicate le medesime regole previste per gli immobili ad uso abitativo con il pagamento di una cedolare secca del 21% del canone annuo previsto dal contratto di locazione invece dell’applicazione dell’Irpef ordinaria.
Come potrebbe essere la cedolare secca per tutti?
Ovviamente da tempo le organizzazioni dei proprietari immobiliari premono per una estensione della cedolare secca per gli immobili non abitativi. Questi ultimi, infatti, sono ancora normati dal famoso “equo canone”.
Se si dovesse applicare, però, una cedolare secca come quella prevista dalla finanziaria del 2019, la si potrà esercitare solo per contratti nuovi perché era previsto che non si potesse accedere alla flat tax sugli affitti se era già in vigore un contratto per lo stesso immobile. O se questo fosse stato interrotto prima della scadenza prevista dal contratto.
La cedolare secca per gli immobili non residenziali conviene allo Stato?
Il fatto che la sperimentazione del 2019 non sia stata ripetuta fa riflettere. Probabilmente per le casse dello Stato non è abbastanza conveniente una scelta in tal senso e la spiegazione è fin troppo ovvia.
Proporre una tassazione agevolata per gli immobili residenziali aveva un senso ben preciso: far emergere tutti i contratti di locazione “in nero” per tassarli, anche se in misura minore.
I contratti di natura commerciale, invece, non devono essere “scovati” o scoperti perché è nell’interesse stesso di chi paga il canone dichiarare quanto spende per avere un vantaggio fiscale.
Gli svantaggi della cedolare secca sugli immobili commerciali
Per esercitare la cedolare secca il proprietario rinuncia, per tutta la durata del contratto, ad applicare gli aumenti per adeguamento agli indici Istat. Va ricordato, a questo proposito, che a differenza dei contratti residenziali, quelli commerciali hanno una durata molto più lunga.
In questi casi può diventare difficile rinunciare per molti anni all’adeguamento Istat, soprattutto in un periodo come quello attuale in cui la salita dell’inflazione è vertiginosa. Proprio per questo il proprietario prima di scegliere il regime della cedolare secca dovrebbe meditare molto. Perché alla lunga potrebbe non essere una scelta così conveniente.
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