Rimborso Tari mancata raccolta immondizia, chi ne ha diritto e come si richiede

Nadia Pascale

6 Dicembre 2024 - 08:52

Storica sentenza: deve essere riconosciuto il rimborso Tari nel caso in cui il Comune non proceda alla raccolta dei rifiuti. Ecco perché e come ottenere il rimborso.

Rimborso Tari mancata raccolta immondizia, chi ne ha diritto e come si richiede

Storica sentenza: se il ritiro della spazzatura non funziona si può chiedere il rimborso Tari per la mancata raccolta dell’immondizia che, di conseguenza, si accumula per le strade. Chi ne ha diritto e come si ottiene?

Odori nauseanti, danni all’estetica e al decoro urbano sono i tratti distintivi della perseverante mancata raccolta dei rifiuti solidi urbani. Problema che si tende ad arginare con il riciclo e con la raccolta differenziata, ma che spesso purtroppo non bastano.
La mancata raccolta dei rifiuti è un problema purtroppo frequente. I cittadini chiedono tutela e sanzioni per chi dovrebbe fornire il servizio e, invece, non lo fa, nonostante lo stesso sia finanziato dai cittadini spesso con esborsi spesso elevati.

A stabilire il diritto di un cittadino al rimborso di parte dellaTari in caso di servizio di raccolta rifiuti non effettuato c’è una sentenza della Corte di Giustizia tributaria di Roma. La stessa ha riconosciuto agli abitanti di un quartiere un rimborso della Tari pari all’80% di quanto versato per non aver ricevuto il servizio pagato con la tassa in questione.

Ecco in quali casi si può ottenere il rimborso Tari per la mancata raccolta dei rifiuti.

Si deve pagare la Tari se l’immondizia resta in strada?

La Tari, tassa sui rifiuti, è un tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, naturalmente se il servizio è sistematicamente non offerto, a parte venir meno il decoro urbano e le condizioni igienico sanitarie adeguate alla vita umana, viene meno anche l’obbligo di pagare per un servizio che di fatto non si riceve.

Il problema non dovrebbe verificarsi perché la disciplina del tributo prevede che le tariffe siano determinate con deliberazione del Consiglio comunale sulla base dei costi individuati e classificati nel piano finanziario, che viene predisposto dal gestore del servizio e approvato dallo stesso Consiglio comunale, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi medesimi.

La rivoluzionaria sentenza è stata pronunciata su un ricorso presentato dai cittadini di un quartiere di Roma per la gestione dei rifiuti. A causa di disservizi, gli abitanti del quartiere Settebagni avevano chiesto il rimborso della Tari, riferita agli anni 2017 e 2018, con l’appoggio di un’associazione pro bono di avvocati. Il rimborso, inizialmente approvato al 20%, è stato elevato all’80% dalla sentenza in questione. Ecco cosa è successo.

Da tenere presente che si tratta di una sentenza fondamentale, in quanto costituisce un precedente che consente anche ad altri cittadini di poter chiedere il rimborso se si trovano nella stessa situazione.Vediamo quando si può accedere al rimborso Tari.

La vicenda del quartiere Settebagni

La vicenda è iniziata anni fa, quando alcuni abitanti di Settebagni a Roma avevano ottenuto un rimborso del 20% della Tari per gli anni 2017/2018, con una sentenza del 2020. Il motivo è semplice: il quartiere era uno di quelli più toccati dalla crisi dei rifiuti romana, con tutte le conseguenze del caso (immondizia che si accumula, la comparsa di cinghiali, ratti, blatte e conseguenti pericoli per la salute umana).

Il problema era stato segnalato all’amministrazione comunale a più riprese, con tanto di foto e supporto dell’applicazione Junker (ideata per semplificare la raccolta differenziata), senza portare a nulla. Il consiglio di quartiere si è così rivolto a un’associazione pro bono che ha portato avanti una battaglia legale. Nel 2020 è stato riconosciuto il rimborso del 20%, ma Roma Capitale ha scelto di fare ricorso.

A pochi giorni dalla fine del 2022, è arrivata la decisione della Corte di Giustizia Tributaria, che non solo ha dato torto alla città di Roma e all’Ama, ma ha anche aumentato il valore del rimborso all’80%. Questo anche tenendo conto del fatto che a Settebagni, nel mentre, la situazione non ha avuto risvolti significativi.

Con la sentenza sono stati concessi al Comune 120 giorni per rimborsare circa 40 abitanti del quartiere, per un totale di quasi 20.000 euro.

L’importanza di questa sentenza però non riguarda solo gli abitanti di Settebagni. Infatti, va a sostenere altre cause similari in cui è possibile ottenere rimborsi per gravi inefficienze da parte delle istituzioni. Non solo, la vittoria è avvenuta anche grazie alle foto scattate con l’applicazione utilizzata dagli abitanti. Grazie alla geolocalizzazione delle foto e alla loro archiviazione in server Iso (inalterabili), l’app ha avuto valenza probatoria, diventando determinante.

Chi ha diritto al rimborso Tari?

In linea generale, può succedere che i cittadini abbiano diritto a un rimborso Tari.

Può accadere in caso di doppio pagamento, metratura errata, o errori di diverso tipo. Il procedimento per chiedere il rimborso varia da comune a comune, ma avviene sempre previa richiesta dell’interessato e verifica delle autorità. Bisogna quindi essere sempre in possesso della ricevuta di pagamento.

In caso di gravi mancanze da parte della città o dell’agenzia che si occupa della raccolta dei rifiuti, per il momento l’unica via è quella dello scontro legale. Bisogna rivolgersi a un legale e raccogliere prove a sostegno della tesi. In questo caso, le foto contenute nell’applicazione utilizzata dagli abitanti del quartiere, sono risultate fondamentali.

Come chiedere il rimborso

Se le ragioni del rimborso sono degli errori, bisogna seguire la procedura prevista dal proprio Comune. Si può trovare sui siti internet dei diversi comuni, oppure chiedere direttamente per via telefonica o di persona agli uffici competenti. Può essere necessario compilare un modulo, oppure presentare un’autodichiarazione.
In generale è stabilito che nel caso in cui il contribuente abbia pagato maggiori somme rispetto al dovuto, ad esempio errori di calcolo da parte del Comune, può chiedere il rimborso o la compensazione delle somme entro 5 anni dal giorno del versamento. Il Comune dovrebbe effettuare i controlli e il rimborso entro 180 giorni dalla presentazione dell’istanza. In caso di diniego si può presentare ricorso alla Corte di giustizia tributaria di primo grado entro 60 giorni.

In caso, invece, di situazioni simili a quella di Settebagni bisognerà seguire lo stesso iter potendo anche sfruttare questo precedente legale a proprio vantaggio.

A cosa serve la Tari

La Tari è l’imposta sui rifiuti, viene utilizzata per finanziare i costi per il servizio di raccolta. Attiva dal 2014, è una tassa comunale, quindi il versamento deve essere fatto in favore del Comune di riferimento a cui bisogna rivolgersi anche in caso di problemi o errori.

L’imposta è dovuta da tutti coloro che sono in possesso, a qualsiasi titolo, di locali oppure aree suscettibili alla produzione di rifiuti.

Ma, se è dovuta da chi produce i rifiuti per pagare il servizio di raccolta e smaltimento, quando ci si trova in situazioni in cui, evidentemente, la prestazione pagata non viene completata, si può chiederne il rimborso.

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# Tari

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