Robert Fico è il vincitore delle elezioni in Slovacchia: ecco quali potrebbero essere le conseguenze della svolta filorussa per l’Europa.
Robert Fico è il vincitore delle elezioni in Slovacchia, grazie al 24% di voti che si è aggiudicato il suo partito socialdemocratico Smer. Il rivale Michel Simecka con i progressisti slovacchi si è invece fermato al 18%, mentre al terzo posto con il 15% si è piazzato Hlas, il partito socialdemocratico di Peter Pellegrini (ex compagno di partito di Fico).
Senza dubbio Robert Fico, per la quarta volta premier filorusso , ha portato ai cittadini la promessa di pace e tranquillità in un momento particolarmente instabile, con lo Stato duramente provato dal clima di incertezza causato dal cambio continuo dei governi negli ultimi 5 anni.
Ecco che le strade di Bratislava mostrano moltissimi manifesti variopinti, in cui si promette “il ritorno alla normalità” e “la fine della follia”. Il ritorno di un governo filorusso, però, avrà conseguenze anche oltre i confini slovacchi. Ecco cosa cambia per l’Europa.
Robert Fico eletto in Slovacchia, cosa cambia per l’Europa
La politica filorussa che contraddistingue il nuovo presidente della Slovacchia, Robert Fico rieletto per la quarta volta, avrà inevitabili ripercussioni internazionali sulla guerra in Ucraina. Lo ha confermato anche Lubos Blaha, vicepresidente del partito di Fico, secondo cui il nuovo governo decreterà la fine della fornitura di armi slovacche all’Ucraina.
Anzi, nell’intervista resa a Repubblica, Blaha ha anche precisato che “significa solo non proseguire la guerra” quando gli è stato opposto che lo stop alle armi segnerà la fine dell’Ucraina. Sulla stessa scia, il governo di Fico agirebbe per impedire l’eventuale ingresso dell’Ucraina nella Nato ed evitare una Terza guerra mondiale.
Robert Fico ha manifestato la sua ideologia sempre molto intensamente negli anni, palesando l’affinità alla Russia e a Vladimir Putin in contrasto con Europa e Stati Uniti. Basti pensare che definì i partiti del governo Heger “traditori della patria” per l’appoggio all’Ucraina. E infatti, il nuovo presidente ha già anche promesso che ignorerà il mandato di cattura internazionale contro Putin.
Si teme, inoltre, che le ambizioni autoritarie di Fico lo portino ad assumere il controllo totale delle forze di polizia slovacche, contrastando sempre più le collaborazioni comunitarie, a meno che le coalizioni nel governo ne stemperino la portata.
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Il presidente Fico, niente armi all’Ucraina e forza contro i migranti
Il nuovo presidente Robert Fico, rieletto il 30 settembre, ha già enunciato quali saranno gli elementi portanti del suo governo e la posizione in merito alla guerra in Ucraina e all’immigrazione illegale.
In particolare, nella prima conferenza pubblica dopo le elezioni, il premier Fico ha enunciato l’urgenza di organizzare colloqui di pace riguardanti la guerra russo-ucraina. Mantenendo il pugno fermo sulla linea anti-aiuti militari, già durante la campagna elettorale Robert Fico ha infatti dichiarato di preferire la linea dei compromessi e delle trattative, anziché lasciare i popoli a “uccidersi reciprocamente”.
La guerra in Ucraina, comunque, non è tra le priorità del nuovo governo, che intende dare la priorità ai problemi più urgenti per il Paese. Tra questi, i flussi migratori provenienti dalle frontiere ungheresi, che saranno respinti con la forza.
Nonostante queste dichiarazioni democratiche è comunque impossibile dimenticare la forte ideologia filoputiniana del nuovo premier, che non molto tempo fa ha difeso l’invasione russa additando l’Ucraina come fascista, relegandole senza mezzi termini la completa responsabilità del conflitto.
Una posizione molto rischiosa per la stabilità internazionale, soprattutto alla luce della vicinanza con l’Ungheria e il premier Orban, capace secondo gli analisti di minare la posizione dell’Unione europea sul sostegno all’Ucraina e intaccare l’equilibrio già precario tra gli Stati comunitari. Un quadro possibile sarà possibile da leggere soltanto dopo la formazione delle alleanze, che potrebbero avvicinare ulteriormente la Slovacchia al Cremlino ma anche ammorbidirne la dura linea antieuropea.
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