È stato attivato da un mese l’embargo ai prodotti petroliferi russi, ma con pochi risultati. Ecco come Mosca riesce ad aggirare le sanzioni.
Il sesto pacchetto delle sanzionialla Russia comprende l’embargo, cioè il divieto di importare, dei prodotti petroliferi raffinati russi. Tra questi c’è anche il gasolio per le automobili e il carburante per gli aerei. La misura era stata concordata lo scorso maggio e mesi dopo, il 5 febbraio, il pacchetto di sanzioni è entrato in vigore.
Da un mese l’embargo è attivo, ma sembra che la Russia continui a far partire tramite “navi fantasma” il proprio prodotto. In altre parole l’Europa continua a comprare il greggio russo, ma lo fa a prezzi più alti e pagando altri paesi.
L’Unione Europea racconta l’embargo sui prodotti petroliferi, in particolare il diesel, provenienti dalla Russia come una conquista e un modo per non finanziare la guerra. Eppure sembra che, grazie ad alcuni trucchetti, la Russia sia in grado di aggirare la sanzione e continuare a vendere il proprio prodotto.
Ue attiva l’embargo dei prodotto petroliferi russi: valore ed efficienza del pacchetto di sanzioni
L’embargo europeo sui prodotti petroliferi russi è stato definito incisivo ma incompleto. È vero, l’Unione Europea a partire dal 5 febbraio ha smesso di importare tutti i prodotti petroliferi di origine russa per un valore di circa 70 milioni di euro al giorno. Si tratta di una forte limitazione ai finanziamenti russi per la guerra, ma non è una reale risposta.
L’efficacia dei pacchetti di sanzioni è data dall’effettivo blocco del mercato con la Russia, ma questo non è davvero totale. Infatti per la Russia sono stati aperti nuovi mercati.
Intanto per l’Europa c’è il rischio di carenza di diesel, non del tutto scongiurata dagli esperti, anche se al momento le scorte accumulate sembrano bastare nel breve-medio periodo. Quali sono invece le conseguenze sul lungo termine sono difficili da immaginare.
Sanzioni aggirate: ecco come la Russia continua a vendere prodotti petroliferi
Putin ha trovato modi ingegnosi per continuare a vendere i propri prodotti petroliferi e di venderli anche all’Europa. Uno degli strumenti è la cosiddetta “flotta fantasma”, cioè una flotta di trasporto petrolio che si incontra a metà strada con altri paesi alleati e non. Il petrolio russo, una miscela di olio pesante degli Urali e del Volga, con olio leggero della Siberia occidentale, arriva anche nei porti europei come Rotterdam o Anversa.
La flotta fantasma, o flotta ombra - sono soltanto due dei nomi con i quali ci si riferisce alle navi cisterna che trasportano il prodotto raffinato - raggiunge e vende a paesi come Turchia, Emirati Arabi Uniti e India. Questo, a loro volta, “puliscono” e rivendono il petrolio o il diesel a Stati Uniti ed Europa.
Ci sono altre operazioni sospette come quella del governo del Kazakistan che fornirà alla Germania diversi milioni di tonnellate di petrolio. Anche questo potrebbe essere petrolio russo, considerando il legale che intercorre tra Kazakistan e Mosca, cioè due paesi alleati e che fanno parte della Comunità degli Stati indipendenti insieme a Bielorussia, Moldova, Armenia e altri.
In altre parole l’Europa rischia un effetto boomerang perché l’embargo non produrrebbe nessun effetto effettivo in Russia. Non solo l’Europa starebbe continuando a finanziare la Russia tramite terze parti, ma lo starebbe facendo pagando un prezzo più alto per acquistare lo stesso petrolio che prima arrivava direttamente in Europa. Oltre la beffa, il danno.
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