Proroga imposte 2020, commercialisti in rivolta: rischio sciopero contro il MEF

Rosaria Imparato

20 Luglio 2020 - 10:48

Sciopero dei commercialisti in vista, contro il no del MEF alla proroga delle imposte 2020. Sul rinvio del tax day del 20 luglio è scontro tra partite IVA e Governo.

Proroga imposte 2020, commercialisti in rivolta: rischio sciopero contro il MEF

Commercialisti in rivolta, si valuta lo sciopero contro il no del MEF alla proroga delle imposte sui redditi 2020, in scadenza oggi 20 luglio.

Migliaia di partite IVA sono chiamate alla cassa per versare Ires, Irpef, cedolare secca e Irap (se dovuta). Nonostante la minaccia di sciopero da parte dei commercialisti, il MEF sottolinea il caos fiscale che si verrebbe a creare qualora ci fosse un’altra proroga.

L’appuntamento di oggi 20 luglio infatti è frutto di una “mini” proroga della scadenza del 30 giugno, annunciata dal MEF con pochissimi giorni di anticipo (precisamente il 22 giugno) e che ha diviso in questo modo il versamento delle imposte sui redditi:

  • 30 giugno per lavoratori dipendenti e pensionati;
  • 20 luglio per soggetti ISA e forfettati.

Una proroga di 20 giorni, quindi, per le partite IVA con le suddette caratteristiche, con la promessa di inserire nel decreto Rilancio (in quei giorni in fase di conversione in legge) una proroga al 30 settembre.

I tempi stretti del processo di conversione non hanno poi reso possibile introdurre nuove modifiche al testo del decreto, che è stato approvato dal Senato così com’era uscito dalla Camera il 16 luglio. Una situazione che segna la rottura definitiva tra partite IVA e Governo e la possibilità di sciopero dei commercialisti.

Proroga imposte 2020, commercialisti in rivolta: rischio sciopero contro il MEF

È vicino il punto di rottura tra commercialisti e MEF: da un lato i professionisti hanno chiesto, più volte, maggiore respiro per le partite IVA, dall’altro il MEF conferma che è stato fatto tutto il possibile.

Le associazioni di categoria non hanno fatto attendere la propria protesta in seguito alla mancata proroga delle imposte sui redditi e, di conseguenza, la conferma della scadenza al 20 luglio.

Per ora lo sciopero “non è escluso” , si legge sul comunicato stampa del CNDCEC, in cui il Consiglio nazionale e tutte le sigle sindacali dei commercialisti (ADC, AIDC,ANC, ANDOC, FIDDOC, SIC, UNAGRACO, UNGDEC, UNICO):

“Dopo che in questi mesi drammatici la categoria aveva dimostrato una volta di più il suo senso di responsabilità e la sua insostituibilità, impegnandosi più che mai ad assistere imprese, lavoratori e famiglie da un lato nelle valutazioni economiche e finanziarie relative alle scelte necessarie per affrontare le conseguenze del lockdown e dall’altro lato per assicurare loro l’accesso alle diverse misure di sostegno messe in campo dal Governo per l’emergenza, svolgendo in tal modo un ruolo fondamentale per la tenuta del tessuto economico-imprenditoriale del Paese, l’ascolto delle nostre più che ragionevoli richieste era il minimo che ci si potesse aspettare. Così non è stato. Ne prendiamo atto.”

I commercialisti hanno svolto (e continuano a farlo) un ruolo fondamentale durante questa crisi sanitaria ed economica, e visto che assistono la maggior parte delle imprese italiane hanno piena consapevolezza della grave mancanza di liquidità. Lo Stato, dal canto suo, necessita di entrate, e degli 8,4 miliardi di euro che servirebbero per una nuova proroga.

A questa opposizione i commercialisti rispondono così:

“Ci sembra davvero paradossale che non si sia trovato il modo, in un periodo di eccezionale emergenza come quello attuale e nell’ambito di manovre che hanno impegnato oltre 80 miliardi di euro in pochi mesi, di garantire la cassa sufficiente per disporre una proroga dei versamenti analoga a quella concessa lo scorso anno, per dare maggior respiro ai contribuenti in affanno.”

MEF, con nuova proroga rischio caos fiscale. Commercialisti verso lo sciopero

Alle critiche e alle minacce di sciopero (o comunque azioni di protesta) da parte dei commercialisti risponde, sul suo profilo Facebook, Antonio Misiani, viceministro all’Economia:

“Spostare anche i versamenti di giugno (già prorogati al 20 luglio) a settembre creerebbe un grande ingorgo fiscale, in un periodo nel quale tra l’altro i dati puntuali dei versamenti sono necessari per la stesura dei documenti di programmazione economica e finanziaria del governo”

Per il viceministro MEF si tratta di una “strumentalizzazione politica assurda”, considerando quanto ha fatto finora il Governo, riferendosi:

Tutti questi sgravi fiscali, evidenzia Misiani, valgono complessivamente:

“7,5 miliardi di tasse in meno nel 2020; 21,2 miliardi nel 2020; 28,5 miliardi annui dal 2022. Inoltre, sono stati erogati ad oggi oltre 4 miliardi di contributi a fondo perduto alle aziende in difficoltà.”

Sei punti per fare chiarezza sul tema della proroga dei versamenti:

1. I versamenti del 30 giugno sono stati...

Pubblicato da Antonio Misiani su Domenica 19 luglio 2020

Iscriviti a Money.it