La Russia è pronta, a parole, a sfidare la Nato. Il botta e risposta tra Mosca e Londra preoccupa il mondo. A far scattare la scintilla potrebbe essere l’utilizzo di armi straniere da parte ucraina.
Se l’Ucraina decidesse di utilizzare le armi occidentali per penetrare nel territorio russo, Mosca potrebbe decidere di allargare il conflitto ai Paesi Nato. Sono questi i toni utilizzati nello scambio di battute tra il viceministro della Difesa inglese, James Heappey e Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo.
Negli ultimi giorni gli avvenimenti relativi alla guerra in Ucraina tornano a far parlare di un allargamento del conflitto e uno scontro diretto tra Russia e Moldavia e Russia e Nato. Dopo alcune settimane di distensione dei toni in questi termini - non certo nel conflitto -, dovuti prima di tutto alla riorganizzazione delle truppe russe per l’attacco nel Donbass, la corda torna a tendersi sul botta e risposta tra Russia e Regno Unito.
Proprio in questo clima si è tenuta una riunione a Ramstein, in Germania, dove il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, ha intonato una di quelle frasi che resteranno a memoria dell’attuale conflitto: “Oggi siamo qui riuniti per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia”. Sulla carta il conflitto tra Russia e Ucraina è già un conflitto tra Russia e Nato. Ne è convinta la Russia e tanto basta, considerando che per iniziare questa guerra sono servite motivazioni ancora meno convincenti - ricordiamo la cosiddetta operazione speciale di liberazione dal nazifascismo - di un’accusa rivolta agli Usa di “guerra per procura”.
La minaccia russa se l’Ucraina dovesse utilizzare armi straniere
La Russia torna a nominare un allargamento del conflitto, una terza guerra mondiale che vedrebbe Russia contro Occidente o, meglio ancora, Russia contro Nato. L’ipotesi di un conflitto armato su ampia scala, che coinvolge altri Paesi oltre l’Ucraina, diventa con gli ultimi avvenimenti “minaccia”. Non è certo la prima volta dall’inizio del conflitto che tale retorica di guerra viene portata avanti, ma dopo oltre 60 giorni di conflitto tutto è ancora più imprevedibile.
Così è bastato un commento del viceministro della Difesa inglese, James Heappey, per raffreddare ancora di più rapporti tra Russia e Occidente. Haappey, intervistato alla radio della Bbc, avrebbe detto di considerare legittimo, da parte ucraina, l’uso delle armi fornite dal Regno Unito per prendere di mira obiettivi in terra russa. La risposta è arrivata fulminea attraverso i social di Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo: se è legittimo per l’Ucraina attaccare la Russia, altrettanto legittima è la risposta russa contro le linee di rifornimento delle armi occidentali.
L’Occidente unito contro la Russia: lo spettro della Guerra fredda gela i rapporti
Ucraina e Occidente non credono più alle parole del Cremlino. Questo è il mantra che da settimane ruota intorno al fallimento dei negoziati tra le parti. La verità è che ci sono due posizioni diverse, dice Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite: l’invasione russa non ha un obiettivo annunciato, mentre l’Occidente condanna la violazione dell’integrità territoriale ucraina.
La Russia continua a incolpare l’Ucraina di aver interrotto i negoziati, mancando la lettura di una modifica chiesta 12 giorni fa e accusando l’Ucraina stessa di aver inscenato gli eventi tragici di Bucha - gli stessi su cui oggi si indaga per crimini di guerra - per spingere l’Occidente a stringersi intorno a Kyiv e sabotare il dialogo. I colloqui continueranno dice Vladimir Putin a Guterres, ma “senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina”.
Anche se si tendono a dimenticare i contorni frastagliati degli eventi per seguire la grande narrazione, tra propaganda occidentale e quella di Mosca, è giusto ricordare che il 24 febbraio scorso le truppe russe hanno invaso l’Ucraina, scatenando l’attuale guerra in corso e provocando migliaia di morti civili, per tentare di annettere i territori del Donbass con la promessa di liberare la regione e l’Ucraina stessa dal dominio nazifascista. Una giustificazione che non ha convinto nessuno, ma che ha già funzionato in passato e che in futuro, come in Transnistria, potrebbe tornare a essere usata.
Così mentre la Russia organizza finti referendum, come nella regione di Kherson, per imporre il proprio potere locale, i rapporti tra le due sfere di influenza - per usare un termine da Guerra fredda che più volte è stato ripreso dai commentatori - continuano a peggiorare. Quando la guerra in Ucraina finirà, in un modo o nell’altro, bisognerà fare i conti con il ritorno di mondo diviso in due.
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