Si può pagare lo stipendio in contanti?

Claudia Cervi

02/02/2023

Si può pagare lo stipendio in contanti? La legge lo vieta ma ci sono delle eccezioni: ecco quando è possibile farlo senza incorrere in sanzioni.

Pagare lo stipendio in contanti è vietato dalla legge a partire dal 2018, ma vi sono delle eccezioni.
Lo stipendio pagato con modalità tracciabili impedisce ai datori di lavoro di attuare pratiche illegali diffuse in passato, come quella di versare somme differenti rispetto a quelle indicate in busta paga o addirittura far firmare buste paga fasulle ai dipendenti senza però versare il dovuto.

La norma che ha introdotto il divieto di pagare lo stipendio in contanti è la legge di Bilancio 2018 che all’art.1 comma 911 stabilisce che «i datori di lavoro o committenti non possono corrispondere la retribuzione per mezzo di denaro contante direttamente al lavoratore, qualunque sia la tipologia del rapporto di lavoro instaurato».

Pertanto, indipendentemente dalla tipologia di rapporto di lavoro e dall’importo, è vietato pagare lo stipendio in contanti.

Non importa infatti che l’importo sia inferiore al limite per i pagamenti in contanti (che dal 1° gennaio 2023 è passato da 2.000 euro a 5.000 euro).

Ci sono però delle eccezioni. Prima di vedere quando si può pagare lo stipendio in contanti, vediamo nel dettaglio cosa stabilisce la legge.

Per quali lavori è vietato pagare lo stipendio in contanti

I lavoratori dipendenti possono ricevere lo stipendio unicamente mediante sistemi di pagamento tracciabili, come bonifici sul conto corrente, assegni, strumenti elettronici (compreso PayPal) oppure presso lo sportello bancario o postale dove il datore di lavoro ha aperto un conto corrente di tesoreria con mandato di pagamento. In ogni caso, la firma del dipendente sulla busta paga non dimostra più il pagamento della retribuzione.

Il divieto di pagare lo stipendio in contanti vale per tutte le categorie di contratto di lavoro subordinato e più precisamente per:

  • contratto di lavoro a tempo indeterminato;
  • contratto di lavoro a tempo determinato;
  • contratto part time o a termine;
  • contratto di apprendistato;
  • collaborazione coordinate e continuative o co.co.co.;
  • lavoro intermittente, accessorio o a chiamata;
  • contratti di lavoro con soci di cooperative;
  • lavori subordinati.

Sono previste sanzioni comprese tra 1.000 euro e 5.000 euro per i datori di lavoro che trasgrediscono questa norma e si applica una maxi multa nel caso di lavoro in nero.

Chi può ricevere lo stipendio in contanti

Se la maggior parte degli stipendi dei lavoratori dipendenti deve essere regolato con strumenti di pagamento tracciabili, chi può ricevere lo stipendio in contanti?

Per le categorie di lavoratori che seguono è prevista la possibilità di effettuare il pagamento in contanti, sebbene sia sempre consigliato l’utilizzo di mezzi tracciabili. Si tratta di:

  • contratti di lavoro domestico e addetti a servizi familiari e domestici, come per esempio colf e badanti;
  • lavoratori autonomi occasionali;
  • stagisti e tirocinanti;
  • titolari di borse di studio.

Queste tipologie di lavoratori possono ricevere lo stipendio in contanti, nei limiti fissati dalla legge, e nel rispetto del contratto che disciplina il pagamento.

Un’altra eccezione riguarda le somme diverse dallo stipendio, come per esempio i rimborsi spese per viaggi, vitto e alloggio. Questi importi possono essere pagati in contanti anche al lavoratore dipendente (con qualunque tipologia di rapporto di lavoro), purché debitamente documentati con scontrini, fatture e ricevute. Al contrario, l’indennità di trasferta che integrano la retribuzione del dipendente devono necessariamente essere pagate con strumenti tracciabili.

Per il datore di lavoro, specie per chi assume colf e badanti, potrebbe risultare conveniente effettuare il pagamento dello stipendio con mezzi tracciabili per sfruttare le agevolazioni fiscali previste dal legislatore (detrazioni e deduzioni).

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