La normativa sullo smart working potrebbe cambiare con una riforma secondo quanto ha dichiarato recentemente la nuova ministra del Lavoro Marina Calderone. Ecco come sarà il lavoro agile.
Lo smart working potrebbe presto cambiare secondo quanto dichiarato recentemente in un’intervista dalla ministra del Lavoro Marina Calderone.
La titolare di via Veneto starebbe pensando a una riforma della normativa, la legge 81/2017, che risulterebbe insufficiente dopo l’esperienza della pandemia di Covid.
Con la pandemia alla normativa sul lavoro agile si è posta una deroga con alcune semplificazioni, e la stessa ora risulta superata.
Con la Legge di Bilancio 2023, intanto, il governo Meloni ha previsto una proroga dello smart working fino al 31 marzo 2023 per i lavoratori fragili del settore pubblico e privato, ma non lo ha rinnovato per i lavoratori con figli under 14 che potranno usufruirne previa accordo sindacale.
Vediamo allora, sulla base delle dichiarazioni della ministra Calderone, come cambia lo smart working.
Smart working e riforma Calderone: come cambia
La ministra Calderone in merito allo smart working ha annunciato una riforma della normativa vigente e in vigore già prima del Covid, fornendo le prime linee di intervento a livello teorico. Immaginiamo che per una riforma dello smart working a livello formale ci voglia tempo e il confronto necessario con i sindacati.
«La norma sul lavoro agile del 2017 quando è scoppiata la pandemia - ha chiarito la ministra in un recente intervento a SkyTg24- era stata sperimentata da poche grandi aziende che ne avevano fatto uno strumento di welfare aziendale. È diventato per necessità un modello ibrido».
Un modello ibrido quello del lavoro agile, tra casa e ufficio, previsto dalla legge 81/2017 che però, come ha chiarito ancora Calderone, “non è più sufficiente per ricomprendere le esperienze fatte durante la pandemia. È necessario rivedere quell’assetto. È necessario intervenire affinché il modello ibrido possa trovare una sua connotazione e diventare uno strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende del settore pubblico e privato.”
Il modello ibrido di lavoro, ancora adottato dalle aziende, quelle poche che hanno deciso di mantenere viva l’esperienza positiva in questo senso della pandemia, necessita di una nuova regolamentazione. Il mondo del lavoro, anche con lo smart working, non è più quello di 5 anni fa.
La riforma dello smart working riguarda preliminarmente anche la sicurezza e le tutele dei lavoratori. Per la ministra Calderone, in tal senso, bisogna definire una “piattaforma di diritti e tutele comune a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia di inquadramento, intervenendo poi su ogni singola tipologia con provvedimenti ad hoc e attraverso un investimento sulla contrattazione di secondo livello in modo da cucire le regole sulle esigenze della singola realtà produttiva.”
Smart working: come cambia in tema di sicurezza
La ministra Calderone ritiene sia centrale, alla luce dei cambiamenti imposti dalla pandemia, la modifica del Testo unico sulla sicurezza indicando nuove linee guida per le aziende e per i lavoratori che sono in smart working. Il pensiero della ministra va necessariamente agli infortuni e alle malattie professionali, per le quali occorre prevedere, con lo smart working, nuove fattispecie.
“In questo scenario - ha dichiarato Calderone come riportato da Il Sole 24 Ore - serve una formazione più mirata, una diversa attività di controllo per aziende e smart workers anche attraverso modifiche normative.”
L’intervento appare ancor più necessario se si considera che, secondo l’osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, i lavoratori smart wokers nel 2022 sono stati 500mila in più rispetto al 2021 attestandosi a quota 3,6 milioni, con un aumento nel settore privato e una flessione nel pubblico. Nel 2023 il numero degli smart workers sembra destinato a salire.
Per i dettaglio sulla riforma della normativa che regola lo smart working in Italia sembra, quindi, che si possano attendere novità nei prossimi mesi.
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