Secondo il report di Swg per il ministero della Cultura presentato dalla sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, quest’anno gli spettatori al cinema sono pochissimi: ecco perché.
Quest’anno oltre il 60% degli italiani non è mai andato al cinema. Così, tra chi non se l’è potuto più permettere (visti i prezzi in aumento e gli stipendi stagnanti) e chi ha preferito restare sul proprio divano a vedere i vari Netflix, Disney Plus o Amazon Prime, i ricavi del settore continuano ad essere languidi dopo il periodo più nero della pandemia.
A segnalare il dato è il report di Swg realizzato per il ministero della Cultura e presentato dalla sottosegretaria Lucia Borgonzoni. Le 46 pagine d’indagine cercano di rispondere alla domanda fondamentale: perché il pubblico non è più in sala?
Il focus è sull’analisi dei dati di chi non è andato e di chi invece vorrebbe andarci. Quello che ne emerge è una panoramica sulla mancanza di attrattività del cinema e sulle difficoltà economiche degli italiani in questi ultimi anni, con le fasi più dure del Covid-19 prima e l’inflazione/caro-energia adesso.
Le regole Covid al cinema
A trainare la frequenza al cinema sono i giovani, le famiglie con bambini e i residenti nelle grandi città. Sul crollo dell’affluenza quest’anno influiscono la pandemia e le restrizioni: il cinema, così come i teatri, è stato uno dei pochi luoghi al chiuso dove è valso l’obbligo di indossare la mascherina fino allo scorso 15 giugno. Il pericolo di contagio e il corrispondente dispositivo di protezione, ancora fortemente raccomandato, hanno reso meno attraente l’esperienza al cinema.
Ma il dato del 60% non può essere spiegato solo con il Covid: in sottofondo ci sono una crisi del settore che dura da una decina di anni e l’aumento dei prezzi.
Il ruolo delle piattaforme di streaming
Nel report è contenuto un sondaggio sui motivi che hanno allontanato gli italiani dal cinema. Molti si sono tenuti alla larga per timore di contrarre il Covid (47%), mentre il 20% è stata infastidito da mascherine, Green Pass e altre regole sanitarie. Un altro 20% dice di non essere andato in sala per aver perso l’abitudine, un 15% di essersi impigrito e di uscire meno. C’è poi un 15% di insoddisfatti dalla qualità odierna del cinema, mentre per il 40% dei ceti fragili si tratta di un passatempo ormai proibitivo.
Le piattaforme di streaming, poi, conquistano sempre di più gli italiani, soprattutto i più giovani e i film italiani registrano le performance peggiore negli incassi. I gestori lamentano ricavi più che dimezzati dall’inizio del 2020, ma la cifra sale al 70% se si considera la programmazione delle opere prodotte nel nostro Paese. Quest’anno solo sette film italiani hanno superato il milione di euro di ricavi e nessuno di questi è arrivato nella top ten degli incassi.
Il canale privilegiato per la visione di film nel Paese rimane la tv in chiaro, con un 56% di fruitori regolari o intensivi. Al secondo posto le piattaforme più famose (come Netflix) con il 40%, e infine Youtube al 22%. A tenersi più alla larga dalle sale sono i cittadini che guardano molti film sulla tv tradizionale.
L’aumento dei biglietti del cinema dal 2020 ad oggi
Quanto al problema inflazione, oltre al fatto che con il costo della vita che è salito alle stelle e stipendi stagnanti molti italiani hanno dovuto risparmiare sul cinema, c’è il dato sul singolo prezzo del biglietto. Quest’ultimo solo nel 2022 è cresciuto del 2,4% sull’anno precedente, quando era già aumentato del 16,67% (rispetto al 2020).
Solo 3 italiani su 4 tornano nelle sale
Dalla ricerca emerge poi che il 25% degli italiani ha una carenza di tempo libero, con la quota che diventa maggioritaria tra i 30 e i 60 anni d’età. Tuttavia, nello scenario di proiezione per il prossimo autunno, viene stimato “un aumento del 51% dei fruitori rispetto al primo semestre del 2022, approssimandosi ai livelli pre-Covid in termini di fruizione sia occasionale (55%) sia regolare (4%)”.
Così rientrerebbero in sala 3 spettatori su 4 che “se ne erano andati” con l’inizio della pandemia, ma tra chi sta abbandonando da anni le sale, solo 1 su 10 si dice nuovamente interessato.
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