Secondo il membro del direttorio della Bce, Fabio Panetta, che Meloni provò a convincere a fare il ministro dell’Economia, di fronte a questa inflazione i salari devono salire di conseguenza.
Dopo la Commissione e il Parlamento europeo interviene anche la Banca centrale europea nel dibattito sui salari, spiegando che devono essere compensati all’inflazione. In pratica: le buste paga devono salire. La riflessione suona come un monito a Paesi come l’Italia in cui negli ultimi trent’anni il salario medio annuo reale è diminuito (-2,9%), a fronte di crescite di oltre il 30% in Francia e Germania.
Non solo: nel 2022 le retribuzioni reali italiane sono calate del 7,6%. A far ancora più rumore, poi, è il fatto che la dichiarazione venga fatta da Fabio Panetta, membro del Direttorio della Bce e corteggiato prima e dopo le scorse elezioni politiche da Giorgia Meloni per fare il ministro dell’Economia.
Stipendi, per la Bce serve un adeguamento parziale all’inflazione
Secondo Panetta le rivendicazioni salariali di fronte all’elevata inflazione “non chiedono una piena compensazione, ma piuttosto una redistribuzione dell’onere imposto dal rialzo dei prezzi senza che ciò conduca necessariamente a una spirale prezzi-salari”.
In pratica, secondo l’economista è giusto che gli stipendi aumentino, anche se non allo stesso livello dei prezzi e del caro-vita. Tuttavia l’adeguamento parziale di cui si parla non è quello che c’è stato finora in Italia, tramite il taglio del cuneo fiscale e il rinnovo di alcuni contratti pubblici e privati.
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Si è infatti trattato di provvedimenti che hanno riguardato non tutti i lavoratori, con aumenti, in alcuni casi, molto lievi. L’ultimo aumento del taglio del cuneo fiscale voluto dal governo Meloni, che si somma a quello varato da Mario Draghi la scorsa estate, vale ad esempio un massimo di 20 euro al mese in busta paga per chi guadagna fino a 25mila euro all’anno.
Inflazione, i lavoratori stanno pagando più delle imprese?
Panetta, poi, aggiunge anche che il costo dell’inflazione non può ricadere esclusivamente sui lavoratori. Quest’ultimi, secondo l’economista, “hanno capito che se qualcuno impone una tassa sulla nostra economia, questa deve essere condivisa fra capitale e lavoro”.
Il ragionamento è questo: le imprese, in generale e tranne alcuni casi, stanno registrando un buon andamento di utili, mentre i lavoratori stanno subendo moltissimo l’aumento dei prezzi, con la classe media che vede il proprio potere d’acquisto ridursi drasticamente.
La capacità di comprare dei lavoratori è calata del 10% e per questo, secondo Panetta, “è giusto avere qualche compensazione”. Insomma: se il potere d’acquisto scende del 10% di conseguenza gli stipendi dovrebbero salire di almeno una parte di questa percentuale.
Busta paga, come può aumentarla il governo Meloni
Gli strumenti in mano al governo Meloni per aumentare la busta paga sono sostanzialmente due. Il primo è l’allargamento del taglio del cuneo fiscale, avvicinando il prima possibile l’obiettivo dei 5 punti di sforbiciata al costo del lavoro tra imprese e lavoratori. Il secondo è un pronto rinnovo dei contratti pubblici mancanti, con aumenti ad hoc tarati in parte all’inflazione e un parallelo stimolo a imprese e sindacati per procedere allo stesso modo nel settore privato.
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