Confindustria e sindacati chiedono al governo di modificare la legge di Bilancio: potranno ancora cambiare le misure su aumenti di stipendio, pensioni e flat tax?
La legge di Bilancio del governo Meloni non piace. Non piace ai sindacati e non piace a Confindustria. Conseguenze? Forse nessuna, ma le richieste di imprese e sigle dei lavoratori provano a spingere l’esecutivo a cambiare qualcosa, soprattutto sul fronte di stipendi, flat tax e pensioni.
Il più duro di tutto è il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che boccia praticamente senza appello la manovra durante l’audizione alla Camera. Per il numero uno degli industriali manca una visione e il timore, ormai dietro l’angolo, è quello di un rallentamento per il prossimo anno, ritenuto quasi certo.
Anche il governo, peraltro, ammette che un rallentamento è già in corso e potrà esserci ancora di più prossimamente. In questo caso, come dimostrano le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, le previsioni sono meno pessimistiche. Ma il succo non cambia e non a caso anche i sindacati chiedono di poter rivedere alcune misure: sicuramente il taglio del cuneo fiscale, ma anche la rivalutazione delle pensioni, la quota 103 e la flat tax per gli autonomi.
leggi anche
Aumento di stipendio dell’1,5%, del 2% o del 3% nel 2023? Ecco a quale bonus hai diritto
Manovra, le critiche di Confindustria e sindacati
Per Confindustria servivano maggiori interventi per sostenere la crescita e aiutare i redditi bassi e salvare i consumi. Le critiche di Bonomi riguardano anche il tetto al contante a 5mila euro e l’addio all’obbligo di Pos, definite delle scelte elettorali. Gli unici apprezzamenti riguardano le misure contro il caro bollette che però, ricordiamo, saranno limitate al primo trimestre del 2023.
Le critiche degli industriali sono accompagnate da quelle dei sindacati, con la Cgil che si lamenta dei condoni e dei mancati investimenti per cultura e istruzione. Protesta anche la Uil che sostiene che la manovra non abbia una direzione di marcia chiara, così come esprime dubbi - ma più soft - anche la Cisl. Cgil e Uil sono pronte anche alla mobilitazione, su cui invece la Cisl frena.
Stipendi, le richieste e cosa può cambiare
Le critiche di imprese e sindacati riguardano soprattutto il taglio del cuneo fiscale, ritenuto addirittura una delusione da Confindustria. Bonomi chiede da tempo una cura shock sul fronte costo del lavoro e stipendi, con un investimento da 16 miliardi di euro che non è arrivato. La manovra si limita a confermare lo sgravio del 2% introdotto da Draghi per i redditi sotto i 35mila euro, innalzandolo al 3% per chi ha meno di 20mila euro di reddito. Poco, un intervento addirittura “risibile” per Bonomi.
Per Confindustria il taglio doveva essere di almeno quattro punti, tra lavoratori e imprese. “Troppe volte nei decenni alle nostre spalle piccoli tagli di 1 o 2 punti non hanno avuto alcun effetto”, sottolinea Bonomi. Secondo cui i soldi per un taglio importante del cuneo fiscale ci sarebbero se si rimodulasse la spesa pubblica, senza creare nuovo deficit. L’obiettivo è arrivare a un aumento di 1.200 euro l’anno per lavoratore.
Legge di Bilancio: flat tax e pensioni
Non mancano le critiche di Confindustria sulla flat tax: non piace l’estensione della tassa piatta per le partite Iva fino a 85mila euro, ritenuta distorsiva, anche perché si va ad aiutare solo gli autonomi. E non convince l’intervento sulle pensioni: per Bonomi la quota 103 non è una priorità.
In entrambi i casi, per il presidente degli industriali, si tratta di misure discutibili nel merito e che comportano meno investimenti lato imprese. In particolare su flat tax e prepensionamenti Bonomi ritiene che si tratti di misure non prioritarie in una fase di emergenza come quella attuale, peraltro sono interventi ritenuti anche discutibili nel merito.
I sindacati aggiungono un’altra contestazione, quella sul blocco della rivalutazione delle pensioni, necessaria propria per finanziare la quota 103. La Uil critica anche la flat tax, il condono fiscale, lo stop alle multe per chi rifiuta pagamenti con Pos sotto i 60 euro e la quota 103, ritenuta insufficiente. Difficile pensare che il governo possa davvero intervenire per cambiare completamente la manovra su tutti questi aspetti, ma la speranza di sindacati e imprese è che qualche piccolo ritocco in Parlamento possa arrivare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA