Infuria la guerra in Palestina e sale il numero delle vittime a Gaza. La striscia di terra occupata da Israele. Ma dove si trova Gaza, chi ci abita e perché è da oltre 100 anni teatro di scontri?
È un bagno di sangue a Gaza. Dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, la Striscia di Gaza da prigione a cielo aperto rischia di trasformarsi in un cimitero a causa del genocidio in corso, come segnalato il 3 novembre dagli esperti delle Nazioni Unite.
Le tensioni tra Israele e Hamas non si sono mai sopite ma con l’operazione “Alluvione al-Aqsa” del 7 ottobre, il conflitto è esploso e rischia di estendersi a tutto il Medio Oriente, considerando gli attacchi di Hezbollah dal Libano e quelli degli Huthi in Yemen.
Intanto si contano le vittime di questa guerra: sono quasi 1.500 le persone israeliane morte, mentre sono 9.488 i palestinesi morti a Gaza, di cui 3.900 sono solo bambini. Numeri raccapriccianti ma mai quanto le immagini che giungono da Gaza, quando i cittadini hanno accesso a internet e all’elettricità, cosa quanto mai difficile dopo il blocco dell’energia elettrica e l’assedio imposto dalle forze israeliane. A questi numeri si devono aggiungere altre 140 vittime in Cisgiordania a causa della violenza dei coloni contro la popolazione palestinese.
La Striscia di Gaza è ormai da oltre 70 anni contesa tra Israele e le autorità palestinesi, diventando il teatro di uno dei conflitti più longevi e sanguinosi della storia contemporanea: una striscia di terra macchiata di sangue, che non conosce pace dal termine della Seconda guerra mondiale.
Eppure, nonostante da decenni si parli della Striscia, non tutti sanno cosa sia, dove si trovi, chi la abiti e perché ad oggi continui ad essere luogo di scontri, complice una narrazione a metà che prende in considerazione solo il punto di vista di Israele, dimenticando la storia che ha segnato la Striscia di Gaza.
Di seguito proviamo a scogliere ogni dubbio: ecco tutto quello che c’è da sapere sulla Striscia e sulla guerra israelo-palestinese.
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Cos’è la Striscia di Gaza e dove si trova
La Striscia di Gaza è un’exclave del territorio palestinese, confinante con Israele ed Egitto e da anni è oggetto di contesa tra Tel Aviv e Ramallah (capitale de facto palestinese).
Striscia di terra di soli 365 km², la Striscia di Gaza conta da sola ben 1,8 milioni di abitanti palestinesi e confina a sud-ovest con l’Egitto e a est con Israele che la ottenne nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni, un conflitto arabo-israeliano che vide opposti in prima linea proprio Israele e l’Egitto. Per meglio comprendere dove si trova la Striscia di Gaza può tornare utile consultare una cartina geografica, come quella elaborata da Il Post:
La Striscia di Gaza è spesso definita come una grande prigione a cielo aperto, perché circondata dalla barriera edificata da Israele, sulla quale si aprono solo tre valichi: due sul confine israeliano, Eretz e Kerem Shalom, e uno su quello egiziano, il valico di Rafah.
L’Onu considera ancora oggi la Striscia di Gaza come territorio occupato per via del controllo delle frontiere da parte e il blocco economico di Israele che – come l’Egitto – trattiene una parte delle merci. Dal 2012 ha riconosciuto formalmente la Striscia come parte dello Stato di Palestina, entità statale semi-autonoma, che in base alla Corte dell’Aja comprende Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est (ufficialmente la capitale). Attualmente i paesi nel mondo che riconoscono lo Stato di Palestina sono più di 130, ma tra questi non ci sono gli Stati Uniti, storici alleati di Israele, né l’Europa dell’Ovest, Italia compresa.
La Striscia di Gaza, a oggi, si trova sotto il controllo di Hamas, che nel 2007 vinse regolarmente le elezioni, avendo la meglio su al-Fath, il partito dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese), da qui è scaturita una guerra civile tra Hamas e l’Anp, con la vittoria ancora una volta di Hamas. Il partito e la sua formazione però è considerato un’organizzazione terroristica da parte di Stati Uniti ed Europa, che non ne riconoscono la sua giurisdizione su Gaza; Australia, Nuova Zelanda, e Regno Unito classificano solo la sua ala militare – Brigate Ezzedin al-Qassam - come organizzazione terroristica.
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Chi abita la Striscia di Gaza?
La Striscia di Gaza è una delle aree più densamente popolate al mondo. In soli 365 km² ospita (o forse dovremmo dire ospitava per via della pulizia etnica in corso) quasi 2 milioni di persone, del quale circa la metà sono minori.
Dopo la guerra dei sei giorni del 1967, Israele ha occupato Gaza conservando negli anni i suoi insediamenti coloniali illegali che hanno raggiunto quota 21, ospitando oltre 9.000 ebrei, ma dal 2005, quando Israele decise di smantellare i suoi insediamenti conservandoli solo in Cisgiordania, la Striscia è interamente abitata solo da palestinesi, i quali rappresentano un popolo senza uno Stato. Di cui oltre 1.200.000 sono rifugiati palestinesi, ossia persone che sono state espulse nel corso delle guerre arabo-israeliane a partire dal 1948, perdendo le loro case.
A oggi la popolazione palestinese è composta per la maggior parte da palestinesi musulmani e in piccola parte anche da palestinesi cristiani. Le condizioni della popolazione sono drammatiche: gli abitanti vivono ammassati in edifici fatiscenti e i servizi e la fornitura di acqua ed energia sono sotto il controllo di Israele. Secondo un rapporto del 2021 della Banca mondiale, il 59,3% della popolazione della Striscia vive al di sotto della soglia di povertà e il tasso di disoccupazione supera il 50%.
Striscia di Gaza, perché è luogo di scontri?
La Striscia di Gaza non conosce pace da oltre 70 anni. Solo negli ultimi diciott’anni si possono contare ben sette guerre, inclusa quella esplosa ieri dopo l’attacco di Hamas a Tel Aviv, che hanno dilaniato questa striscia di terra. Ma per poter capire perché ancora oggi la Striscia di Gaza è ancora luogo di scontri, come suggerisce il professor James Gelvin nel suo libro Il conflitto israelo-palestinese, bisogna conoscerne l’intera storia e i meccanismi di un nazionalismo (sia israeliano che palestinese) che hanno condotto a un conflitto centenario.
Fornendo una sintesi accurata della storia della Striscia di Gaza, bisogna partire dalla fine della Prima guerra mondiale, quando l’Impero ottomano, che governa quel territorio dal 1517, fu smantellato. Dopo la Prima guerra mondiale, Gaza divenne parte del Mandato britannico della Palestina - fu proprio un politico britannico Arthur Balfour a dichiararsi favorevole nel 1917 all’istituzione di uno stato ebraico in Palestina. Il dominio inglese, tuttavia si concluse al termine della Seconda guerra mondiale.
E se secondo il piano di partizione dell’Onu del 1947, la zona di Gaza era destinata a diventare parte di un nuovo Stato arabo. Dopo la Guerra arabo-israeliana, indetta dagli stati arabi per liberarsi da Israele e la dichiarazione d’indipendenza di quest’ultima del 1948 la striscia di Gaza si ritrovò isolata dal restante territorio palestinese, e fu l’Egitto ad assumerne l’amministrazione che perse dopo la guerra dei sei giorni nel 1967 contro Israele.
Israele ha quindi occupato la Striscia di Gaza per 27 anni, dal 1967 al 1994, creando 21 insediamenti. Nonostante però i noti accordi di Oslo del ’94 stabilirono un graduale trasferimento di autorità governative per i palestinesi, Israele mantenne il controllo dello spazio aereo, le acque territoriali, l’accesso off-shore marittimo, l’anagrafe della popolazione, l’ingresso degli stranieri, le importazioni e le esportazioni, nonché il sistema fiscale.
È in questo periodo che l’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), guidata da Yasser Arafat, ottenne il riconoscimento dell’autorità palestinese nel resto del paese: la Cisgiordania. In tutti questi anni però il controllo di Israele dei numerosi servizi elencati precedentemente, ha fatto sì che mantenesse de facto il controllo sulla Striscia.
Giungiamo quindi al 2005, quando Israele ha evacuato la Striscia, smantellando le colonie, portando a una nuova fase di instabilità, che ha visto la Striscia passare prima sotto il controllo dell’ANP, guidata da al-Fatḥ, per poi essere governata da Hamas, il gruppo paramilitare palestinese islamista, che nel 2007 ha vinto le elezioni.
Da quando Hamas ha il controllo della Striscia, Israele l’ha dichiarata “territorio ostile”, applicando a Gaza un embargo con l’interruzione per lunghi periodi la fornitura d’elettricità, di carburante e di beni essenziali, oltre che bloccando le esportazioni, a discapito della salute e istruzione dei civili palestinesi. I lanci di razzi di Hamas sulle città israeliane poi hanno di volta in volta peggiorato la situazione. Tra le guerre più cruente ricordiamo:
- l’operazione militare israeliana Piombo fuso nel 2008 durata 22 giorni contro la Striscia di Gaza, che ha causato la morte di oltre 1.300 palestinesi.
- l’operazione israeliana Margine di protezione del 2014, durata ben 51 giorni e ha causato la morte di oltre 2.100 palestinesi, di cui circa la metà erano civili.
Ma dietro le operazioni militari, lo stallo della Striscia Gaza è stato usato politicamente sia da Hamas, che controlla con pugno di ferro Gaza, ricevendo aiuti finanziari e militari dall’Iran, sia dai premier israeliani, per tenere unita l’opinione pubblica.
Arriviamo al 13 agosto 2020 con gli accordi di Abramo, una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, che ha sancito l’inizio dell’interlocuzione tra Israele e Arabia Saudita, da sempre alleato politico della Palestina. Ciò ha fatto sì che i palestinesi si siano sentiti abbandonati mentre continuano a subire gli effetti di una vera e propria apartheid.
A oggi, quella fra palestinesi e israeliani è chiamata la “pace impossibile”, specialmente per via del nazionalismo spinto dei due Paesi, con la Palestina che vede Israele come invasore coloniale che minaccia la sopravvivenza del Paese e Israele che vede il tentativo della Palestina di essere indipendente una minaccia alla sua sopravvivenza. Per queste ragioni la Striscia di Gaza rimarrà territorio di guerra ancora per lungo tempo.
Senza contare che la comunità internazionale resta immobile, anzi il sostegno degli Stati Uniti a Israele ha fatto sì che il Paese rimanesse l’unica superpotenza in Medio Oriente, chiudendo un occhio sulla sua produzione di armi nucleari e sulla miseria in cui versano i civili palestinesi.
Dopo 56 anni d’occupazione dei Territori palestinesi, in 70 anni siamo entranti nella quindicesima guerra israelo-palestinese e purtroppo a pagarne le spese saranno ancora una volta i civili (israeliani e soprattutto palestinesi).
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