Il nuovo governo di centrodestra cambierà i connotati al superbonus: non più al 110%, ma l’aliquota scenderà. Vediamo le ipotesi allo studio, anche sulla cessione del credito.
Come cambia il superbonus 110% ora che il centrodestra ha vinto le elezioni politiche 2022? Il primo partito è Fratelli d’Italia, il secondo è il Partito Democratico e il terzo è il Movimento 5 Stelle. I partiti che hanno ricevuto più voti dagli italiani hanno posizioni diverse circa l’agevolazione al 110% per la riqualificazione energetica e la sicurezza antisismica.
I numeri ottenuti dal centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia), tuttavia, fanno ipotizzare in un governo che può aspirare, grazie a una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato, di arrivare fino a fine legislatura. Quali saranno gli effetti di queste elezioni politiche sui bonus edilizi, e in particolare sul superbonus 110?
Superbonus 110 a rischio? La posizione del centrodestra sull’edilizia
In realtà, il vento per il superbonus 110% è cambiato già da qualche tempo. Nato come misura per smuovere l’edilizia e creare nuovi posti di lavoro nel pieno della prima ondata della pandemia, il Movimento 5 Stelle ha posto le basi per il 110% nel decreto Rilancio. Due i punti forti: innanzitutto l’aliquota altissima, che praticamente consente di fare i lavori in casa quasi a costo zero, e poi la modalità di fruizione dell’agevolazione.
Oltre alla possibilità di portare in detrazione con quote di pari importo in dichiarazione dei redditi, si può scegliere lo sconto in fattura oppure di monetizzare subito l’agevolazione con la cessione del credito. Per il primo periodo, la cessione del credito è stata illimitata sia verso le imprese che hanno svolto i lavori, sia verso le banche. Questo meccanismo ha garantito il proliferare di truffe allo Stato, con un giro di miliardi di crediti inesistenti.
Il governo Draghi ha arginato la situazione introducendo una serie di regole per la cessione del credito, ma i parametri del superbonus 110% sono cambiati già con la legge di Bilancio 2022. In particolare, il superbonus resterà al 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023, poi scenderà al 70% per le spese sostenute nel 2024 e al 65% per le spese sostenute nel 2025.
Questa la situazione attuale, ma le elezioni mischiano le carte in tavola. Guardando i programmi del centrodestra, le posizioni dei partiti sono abbastanza diverse:
- Fratelli d’Italia parla della salvaguardia delle situazioni in essere e del riordino degli incentivi all’interno del panorama dei bonus edilizi;
- la Lega propone un intervento per garantire l’agevolazione fiscale per tutti i soggetti che hanno già maturato il diritto, lavorare per rendere il superbonus più coerente e applicabile, contemperando le esigenze di contenimento degli oneri a carico dello Stato con quelle di riqualificazione energetica e adeguamento antisismico degli edifici, rispondendo agli interessi e alle preoccupazioni di proprietari di casa, imprese e tecnici;
- Forza Italia, invece, parla di razionalizzazione e semplificazione della normativa sugli incentivi edilizi, sull’efficientamento energetico e sul sismabonus, «rendendola strutturale».
leggi anche
Stralcio cartelle in arrivo col nuovo governo: come funziona la sanatoria e quali debiti vengono cancellati?
Come cambiano superbonus 110% e cessione del credito col governo di centrodestra
Con la vittoria del centrodestra alle elezioni potrebbe cambiare l’intero ventaglio dei bonus edilizi, visto che tra gli obiettivi c’è quello di ordinare il panorama dele agevolazioni fiscali legate ai lavori in casa. Per quanto riguarda il superbonus, tra le ipotesi allo studio c’è quello di abbassare l’aliquota che non sarà più al 110%, ma scenderà al 70-80%.
Le modifiche riguarderebbero anche la semplificazione delle regole e l’eliminazione della responsabilità sociale. Si tratta di un compromesso raggiunto con un emendamento al dl Aiuti bis, con cui viene circoscritta la responsabilità: solo chi non ha operato in modo diligente verrà sanzionato. L’obiettivo è, oltre a sbloccare i crediti, non far pagare le conseguenze della burocrazia e dei continui cambiamenti normativi a oltre 30mila aziende del settore edilizio, condomini e famiglie.
Questa nuova regola potrebbe saltare, con lo scopo di sbloccare i crediti d’imposta accumulati nei cassetti fiscali delle imprese. Rimarrebbe comunque il problema della capienza fiscale delle banche, arrivata ormai quasi al limite. Secondo la relazione della commissione d’inchiesta parlamentare, ogni anno sono stati acquisiti 16,2 miliardi di crediti. Per calcolare una stima della capienza fiscale massima si deve moltiplicarla questa cifra per cinque o dieci anni, corrispondente alla «vita» dei bonus. La capacità di assorbimento del sistema è di poco inferiore a 81,2 miliardi di euro. Le banche hanno preso impegni per crediti fiscali fino a poco meno di 77 miliardi, comprendo nel conteggio vari tip di pratiche (quelle in lavorazione, quelle deliberate ed erogate). Quindi, se tutte queste pratiche arrivassero alla fine (in questo momento sono a vari livelli di avanzamento) rimarrebbero solo 4 miliardi di euro come margine di manovra per i prossimi cinque anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA