Superbonus, con la tassa sugli extraprofitti si sblocca la cessione del credito? Indirettamente sì, ecco perché.
A sbloccare le cessioni del credito derivanti dal Superbonus potrebbe essere, a sorpresa, la tassa sugli extraprofitti introdotta dal governo Meloni.
Una tassa voluta personalmente da Giorgia Meloni che potrebbe avere inaspettate conseguenze sulla cessione del credito dando così quella spinta necessaria per sbloccare quei cantieri ormai fermi da mesi. Questo perché, come spiegato dal Corriere della Sera, dopo il via libera alla tassa sugli extraprofitti le banche potrebbero avere maggiore interesse ad acquistare quei crediti ancora “incagliati”; facciamo il punto della situazione per capirne la ragione.
Cessione del credito, un problema ancora irrisolto
Nonostante i passi avanti registrati nelle ultime settimane - come ad esempio l’annuncio di Poste Italiane che riaprirà le cessioni del credito a partire da ottobre 2023 - il problema della cessione dei crediti ancora incagliati rimane.
Secondo le stime, lo scorso giugno c’erano un totale di 30 miliardi di euro di crediti incagliati e a farne le spese sono tutti coloro che hanno iniziato i lavori e non possono portarli a termine perché senza una soluzione per la cessione del credito non hanno sufficiente liquidità per farsi carico delle altre spese.
Esiste un problema “esodati” del Superbonus per il quale oggi mancano le soluzioni: ad esempio, con il decreto Omnibus approvato il 10 agosto scorso non ci sono state novità in materia, come ad esempio un intervento di Sace che dovrebbe fornire ai cessionari le garanzie di cui necessitano.
Tuttavia, non va sottovalutata una delle novità introdotte dal decreto Omnibus che indirettamente potrebbe avere conseguenze anche sulla cessione del credito. Ci riferiamo alla tanto discussa tassa sugli extraprofitti, grazie alla quale le banche potrebbero tornare a guardare con interesse all’acquisizione dei crediti.
Perché la tassa sugli extraprofitti inciderà sulla cessione del credito?
Il Corriere della Sera ha intervistato Christian Dominici, commercialista titolare di uno studio specializzato nella gestione dei crediti tributari, il quale ha spiegato la ragione per cui la tassazione sugli extraprofitti potrebbe avere inaspettate conseguenze sulla questione della cessione del credito.
Nel dettaglio, ciò vale per quelle banche tradizionali e di secondo livello - la maggior parte - che hanno reso operativo il cosiddetto conto trading con il quale viene data la possibilità di effettuare la quarta cessione ai correntisti. Si apre, quindi, “definitivamente il mercato delle ricessioni da Banche a correntisti in prossimità del pagamento delle imposte da parte dei correntisti, mercato peraltro che il d.l. 17 febbraio 2023 del governo ha voluto rendere molto sicuro per i correntisti che acquistano i crediti bonus edilizi dalle loro banche di riferimento”.
Un mercato che è in forte slancio, anche grazie alla precisazione dell’Agenzia delle Entrate che con il “Nuovo manuale di utilizzo della piattaforma telematica di cessione crediti” ha stabilito che tutti i crediti non tracciabili possono essere comunque oggetto di quarta cessione ai correntisti.
Ma come funziona questo meccanismo? Di fatto “la banca ritira il credito e ogni tre mesi le imprese clienti che devono pagare gli F24 lo fanno attraverso la piattaforma per i crediti da loro acquistati periodicamente”. Specialmente in questo periodo di pagamento delle imposte, quindi, potrebbe esserci un maggiore interesse all’acquisto dei crediti e di conseguenza anche le banche sono incentivate ad acquisirli.
Oltre al periodo, che comporterà una maggiore domanda di crediti, c’è da considerare il fatto che i ricavi derivanti dal trading dei bonus edilizi non rientreranno nel perimetro della nuova imposta straordinaria. Sul guadagno derivante dalla ricessione dei crediti, non saranno quindi dovuti gli extraprofitti, in quanto si tratta di un ricavato da margine di negoziazione e non di interesse.
Una novità che da sola non sarà sufficiente a risolvere un problema che ormai ci portiamo avanti da troppi mesi, ma che perlomeno potrebbe rappresentare un primo passo nell’attesa di un provvedimento con cui il governo interverrà, questa volta direttamente, sulla questione Superbonus.
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