La cessione dei crediti e lo sconto in fattura per i bonus edilizi e il Superbonus potrebbero tornare, ma solo per alcune categorie: ecco il piano del governo Meloni.
La partita del Superbonus non è chiusa. La cessione dei crediti e il conseguente sconto in fattura potrebbero tornare, almeno in alcuni casi. La speranza è legata ai dati Istat sul deficit. Di certo non positivi per il 2022, su cui pesa proprio l’impatto del Superbonus. L’auspicio, però, è che le stime del 2023 siano migliori del previsto.
Questi dati sono fondamentali proprio perché incorporano il peso dei bonus edilizi sui conti pubblici, per la prima volta. Intanto l’effetto del Superbonus sul deficit del 2022 è evidente: l’indebitamento netto è stato pari a -8%, contro il -9% del 2021, stando agli ultimi dati Istat. Le stime della Nadef, che non comprendevano i bonus edilizi, però erano del 5,6%.
La speranza del Mef, invece, è che l’impatto sia limitato per il 2023, proprio grazie al blocco della cessione dei crediti. Nel frattempo, però, il governo Meloni sa che deve intervenire al più presto sulla questione, modificando il decreto Superbonus in Parlamento: cosa potrebbe cambiare e quali sono le soluzioni allo studio della maggioranza?
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Le possibili modifiche a Superbonus e cessione dei crediti
Il governo vuole sicuramente allargare le maglie attualmente molto strette della cessione del credito, come spiega La Stampa. Non sarà un ritorno allo sconto in fattura per tutti e senza limiti, certamente. Ma qualche deroga potrebbe arrivare e le ipotesi che verranno valutate dal Parlamento sono diverse.
Le possibili deroghe per cessione del credito e sconto in fattura
Sono quattro le ipotesi di deroghe che la maggioranza potrebbe valutare sul Superbonus e sulla cessione dei crediti. Lo sconto in fattura potrebbe tornare per il sismabonus, per le onlus, per le case popolari e per gli incapienti. L’idea è di far valere nuovamente la cessione per tutti e quattro questi casi, anche se probabilmente solo in maniera temporanea. Alla fine, però, potrebbe esserci un ritorno anche solo per alcune di queste categorie.
La questione più complessa è quella relativa agli incapienti. Nel caso in cui non venissero messi paletti stringenti ci sarebbe un problema relativo ai costi: sarebbero infatti necessari molti più investimenti rispetto agli altri tre casi, sicuramente limitati a livello quantitativo. Il governo e la maggioranza dovranno quindi riflettere su eventuali criteri d’accesso.
Superbonus, perché è necessario un intervento
Che ci sia bisogno di un intervento sulla cessione dei crediti e sul Superbonus è evidente, soprattutto per le imprese del settore. A lanciare l’allarme è il presidente dell’Ance, Stefano Betti, che in audizione alla Camera parla di situazione esplosiva. Il problema da risolvere subito è quello dei 19 miliardi di crediti incagliati, cioè già maturati e che devono essere pagati.
Sulla questione si pensa a una soluzione, ma per ora il Mef non ha trovato la quadra: scartata l’ipotesi della cartolarizzazione, resta in piedi quella degli F24, ma anche su questa la strada oggi sembra più in salita di pochi giorni fa. Senza una soluzione, secondo l’Ance, a rischio ci sarebbero 115mila cantieri, 32mila imprese e 170mila lavoratori.
Peraltro, secondo i conti del Sole 24 Ore, ben 7 milioni di italiani rischiano di restare bloccati a causa degli effetti, diretti o indiretti, della sospensione della cessione. Tra loro ci sono, per esempio, i forfettari o chi ha reddito più basso ed è praticamente impossibilitato ad anticipare la spesa per i bonus edilizi. Il governo sa che deve trovare al più presto una soluzione intermedia per evitare una sorta di bolla edilizia, ma sulla forma di questo intervento - sicuramente parziale, non si tornerà alla cessione dei crediti per tutti - sembra ancora in alto mare.
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