Il governo Meloni potrebbe apportare grandi modifiche al superbonus 110%, cambiandone aliquote e struttura: a chi conviene di più, in base alle ultime novità?
Tanti i dubbi legati al destino del superbonus 110% da quando Meloni ha vinto le elezioni e lavora al nuovo governo. Continuerà a esserci, questo è sicuro, visto anche il numero dei cantieri aperti, di imprese e famiglie coinvolte, ma la promessa è quella di cambiarne i parametri. E con aliquote più basse e requisiti legati al reddito, a chi conviene di più questo nuovo superbonus?
In realtà, anche il governo Draghi è intervenuto più volte, in particolare per arginare i rischi di frode legati al meccanismo di cessione del credito. Proprio tutte queste modifiche hanno reso necessaria una proroga nella scadenza per la comunicazione della cessione del credito all’Agenzia delle Entrate per imprese e professionisti. Per le partite Iva la scadenza è il prossimo 17 ottobre: la modifica è stata introdotta in sede di conversione al decreto Bollette.
A chi conviene di più il nuovo superbonus del governo Meloni?
A rendere particolarmente conveniente il superbonus 110% sono due elementi: il primo è l’aliquota di detrazione, altissima, che consente di fare i lavori in casa (quelli di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico) quasi a costo zero. Il secondo fattore che ha reso l’agevolazione al 110% particolarmente opportuna è la possibilità di scegliere tra tre possibili modi di fruizione: in dichiarazione dei redditi tramite detrazione in quote annuali di pari importo (per chi ha abbastanza capienza Irpef), con lo sconto applicato direttamente in fattura (se l’azienda è d’accordo) oppure mediante la (dibattuta) cessione del credito.
La possibilità di recuperare il 110% di quanto speso per fare i lavori del superbonus 110% (divisi tra trainanti e trainati) ha portato i cittadini a non contrattare sul prezzo delle materie prime, arrivato alle stelle prima per le speculazioni e poi per l’inflazione. Secondo le ultime novità, Fratelli d’Italia vorrebbe intervenire nella prossima legge di Bilancio sull’aliquota del superbonus, riducendola tra il 60 e l’80% e mantenendola così per un lungo periodo.
La nuova aliquota ridotta entrerebbe in vigore verosimilmente dal 1° gennaio 2023, «scontrandosi» con l’aliquota al 110% prevista per i condomini fino al 31 dicembre 2023 dalla scorsa legge di Bilancio. Trattandosi di lavori molto lunghi, per chi ha già iniziato gli interventi si dovrebbe continuare ad applicare l’aliquota al 110%, mentre chi comincia i lavori dovrà applicare l’aliquota più bassa.
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Secondo le anticipazioni trapelate da Fratelli d’Italia, il beneficio verrà diversificato in base al reddito del beneficiario e al tipo di immobile (cioè se si tratta della prima o della seconda casa). Poi c’è da considerare anche il preannunciato riassetto di tutti i bonus edilizi, in una formula che non dovrebbe superare l’aliquota di fruizione dell’80%, agevolando soprattutto le prime case.
Proviamo a fare un esempio numerico. Con il bonus all’80% significa che su una spesa di 50mila euro per un appartamento in condominio, il cittadino viene rimborsato di 40mila euro. In questo momento, diminuire le aliquote non ha un impatto eccessivo su chi ha redditi alti. Al contrario, chi si trova in difficoltà economica potrebbe dover rinunciare a fare i lavori.
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