La premier Meloni ha citato il «taglio delle tasse più importante degli ultimi 10 anni» anche se poi, matematicamente parlando, non è proprio così.
Nella giornata di ieri, il Consiglio dei ministri ha varato una serie di misure dedicate al lavoro, che la premier Meloni ha brevemente illustrato in un video postato sui suoi social dedicato al Dl lavoro, che ha fondamentalmente sostituito la classica conferenza stampa. Le materie trattata sono tante, dall’abolizione del reddito di cittadinanza al cuneo fiscale, grazie al quale i lavoratori con i redditi più bassi potranno ricevere dei soldi più in busta paga. La premier ha definito il provvedimento come “il taglio delle tasse più importante degli ultimi 10 anni”, ma i conti non tornano. Vi spieghiamo perché.
Dl lavoro del governo Meloni, davvero un taglio delle tasse senza superiori?
È la stessa presidente del Consiglio a illustrare il taglio delle tasse approvato nel dl lavoro, confermando la liberazione di un tesoretto da 4 miliardi di euro per un taglio contributivo di 4 punti che, almeno fino alla fine dell’anno, va a sommarsi a quello introdotto con la precedente legge di bilancio. Un risultato concreto che agevola i lavoratori con reddito basso, motivo per cui la premier ha dichiarato inconcepibili le polemiche a riguardo.
Nonostante ciò, le critiche hanno iniziato a piovere tempestivamente, soprattutto da Italia Viva con i tweet del leader Matteo Renzi e del responsabile economico Luigi Marattin. Non si tratta di mero dibattito politico, in quanto a conti fatti definire il taglio delle tasse come il più importante degli ultimi decenni è una vera e propria inesattezza. Il governo Meloni, infatti, non solo non ha realmente superato i suoi predecessori per l’ammontare del taglio del nucleo fiscale, ma non li ha nemmeno eguagliati, ponendosi di fatto come ultimo nell’ipotetica classifica. A ricordarlo è proprio Matteo Renzi, che non ha esitato a portare in esempio i dettagli delle misure varate dal suo governo sostegno della sua tesi:
- Il bonus Renzi da 80 euro aveva da solo un valore complessivo da 10 miliardi di euro all’anno.
- La cancellazione dell’Imu sulla prima casa, un’esenzione da 4 miliardi di euro;
- La riduzione del costo del lavoro (Irap), per ulteriori 6 miliardi di euro.
Misure che nel complesso, insieme agli altri provvedimenti, hanno permesso al governo Renzi di tagliare 25 miliardi di euro su base annuale. Anche il governo Draghi è intervenuto significativamente sul taglio delle tasse, con una riduzione da ben 10 miliardi. È evidente che quanto proposto dal dl Lavoro è non solo inferiore numericamente, ma aggravato dalla previsione una tantum.
Il presunto taglio delle tasse più importante degli ultimi decenni
I 4 miliardi di euro citati dalla Presidente del Consiglio sono infatti predisposti per il periodo da maggio a dicembre, otto mesi in cui i lavoratori potranno effettivamente beneficiare dell’ulteriore sgravio contributivo. Ecco perché il taglio delle tasse stabilito dal dl Lavoro non può essere definito il più importante degli ultimi decenni, perlomeno quantitativamente parlando. Certo, anche se le misure sono più contenute rispetto a quelle varate dai governi passati, apportano comunque significativi benefici concreti ai lavoratori.
Fino alla fine dell’anno, infatti, il taglio del cuneo contributivo andrà a sommarsi a quello precedente, con una riduzione di 6 punti percentuali per chi ha redditi fino a 35.000 euro e di 7 punti percentuali per chi ha redditi fino a 25.000 euro. Tutto ciò si traduce in un aumento fino a 100 euro in busta paga dei lavoratori con redditi da 25.000 euro o 35.000 euro, rispettivamente fino a 96,03 euro al mese e fino a 98 euro al mese. Il dl lavoro comprende poi altre misure rilevanti, tra cui l’aumento dei fringe benefit per i lavoratori con figli fino a 3.000 euro non tassabili. “Fatti e non parole” ha detto Giorgia Meloni, invitando a non polemizzare sugli interventi concreti realizzati. Forse, tuttavia, rimandare al confronto con i provvedimenti fiscali degli anni addietro non è stata la scelta più funzionale, anche perché è decisamente presto per valutare i risultati.
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