In un’intervista esclusiva a Money.it, l’avvocato Carlo Taormina commenta la denuncia presentata contro il governo: “Responsabilità gravi”
“Governo ha qualcosa da nascondere”. Sono parole pronunciate dall’avvocato Carlo Taormina, nel corso di un’intervista esclusiva a Money.it.
Taormina ha parlato di “responsabilità gravi” dell’esecutivo italiano su pandemia e decessi, e ha anticipato la notizia di un sollecito del Tar da poco bloccato dal presidente Conte.
Taormina - va ricordato - ha denunciato Governo e Autorità sanitarie per cattiva gestione del coronavirus presso la procura di Roma a fine marzo.
La documentazione presentata pone in evidenza presunte responsabilità politiche e gestionali di tutto l’esecutivo per le morti da coronavirus, identificate nel testo con le voci “pandemia colposa e omicidio colposo plurimo”.
Richieste del Tar sospese dal governo
Un elemento fornito da Taormina in esclusiva a Money.it si è rivelato uno dei temi cruciali dell’intervista e in gran parte delle argomentazioni sviscerate dal celebre avvocato.
Quello che Taormina definisce “un fatto nuovo” è la richiesta arrivata da un’organizzazione privata al governo, per poter conoscere gli atti emessi nel periodo che circonda quel 31 gennaio.
Si è chiesto all’esecutivo - in sostanza - di documentare le scelte che hanno spinto a non imporre ancora il lockdown in quel frangente. Il Tar del Lazio ha recepito la richiesta e ordinato al governo di mostrare questi atti:
“Il Tar del Lazio ha chiesto al governo di rispondere a questa domanda: quel 31 gennaio è stata fatta una scelta governativa? E se sì, in base a quali elementi? Bene, il governo in tutta risposta non ha fornito nessuna documentazione a riguardo, e Conte ha fatto ricorso al Consiglio di Stato per bloccare le richieste del Tar. Se non ci fosse stato nulla da nascondere, quegli atti sarebbero stati immediatamente messi a disposizione degli italiani”.
Un tema quindi cruciale - argomenta Taormina - nel sottolineare la “responsabilità governativa”. È evidente infatti - prosegue - il contenuto di quegli atti e perché vengono tenuti nascosti:
“Ve lo dico io cosa c’è in quegli atti: ci sono chiare indicazioni che mostrano un’epidemia già talmente grave che si sarebbe dovuto procedere alle chiusure da quel 31 gennaio. Mentre il governo, sulla base di ragioni né tecniche né scientifiche, non ha optato per attivare misure severe.”
Ecco perché - conclude - non imporre il lockdown in quel particolare snodo temporale “è valso almeno 30mila morti”.
L’iter giudiziario: indagini in mano al Tribunale dei Ministri
La procura ha trasmesso il tutto - quattordici faldoni di documenti investigativi - al Tribunale dei Ministri, e lo scorso 23 luglio il Presidente Conte, il ministro Speranza e alcuni consulenti del governo giallorosso sono ufficialmente indagati e prossimi a una convocazione presso il Tribunale.
La tesi cardine della denuncia è che autorità e governo fossero informati della pandemia e delle sue potenziali conseguenze per il Paese addirittura da dicembre.
Questo lo si evincerebbe dai documenti a disposizione del ministero della Salute già da quelle date.
L’esecutivo Conte si sarebbe quindi mosso con colpevole ritardo, con la conseguenza che i morti si sono moltiplicati in fretta.
Altri temi caldi sono quelli riguardanti zone rosse ed RSA, entrambi sotto la lente del tribunale, pronto a partire proprio dalle testimonianze del personale sanitario, già base importante nel faldone presentato alla procura.
Per Taormina appare chiaro che le zone rosse doveva istituirle il governo, mentre le RSA sono state “riempite di contagiati provocando la morte di centinaia di anziani, questo perché il governo non ha chiuso tutto a inizio febbraio”, sostiene l’avvocato:
“Si trattava di un compito del governo, che poteva portare avanti anche la Regione, è vero. Ma è il governo che ha istituito la zona rossa con grave ritardo, quando ’i buoi erano già scappati dalla stalla’.”
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