Nasdaq in fase di correzione, Wall Street chiude peggiore settimana 2025. Resi noti i NonFarm Payrolls, market mover clou in attesa delle prossime mosse della Fed sui tassi.
Reso noto oggi il report occupazionale degli Stati Uniti, ergo i cosiddetti NonFarm Payrolls, relativi al mese di febbraio.
Dai numeri appena annunciati, è emerso che l’economia degli Stati Uniti ha creato 151.000 posti di lavoro, livello inferiore rispetto all’aumento di 160.000 buste paga stimato dal consensus degli analisti.
Il tasso di disoccupazione è salito al 4,1%, rispetto al precedente 4%, posizionandosi a un valore superiore al 4% previsto dal consensus degli analisti.
Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è sceso dal 62,6% di gennaio al 62,4%.
Occhio al trend dei salari orari che, in media e su base mensile, sono aumentati dello 0,3%, come da attese, indebolendo il ritmo di crescita rispetto al mese precedente, quando il rialzo era stato pari a +0,5%.
Report occupazione USA ergo NonFarm Payrolls in attesa verdetto tassi Fed
Tra i market mover più cruciali, il report USA detterà legge alle prossime mosse sui tassi di interesse che saranno decise dalla Federal Reserve, banca centrale americana guidata da Jerome Powell, insieme ai numeri relativi all’inflazione degli States.
Numeri che sono arrivati di recente con la pubblicazione dell’indicatore preferito dalla Fed per monitorare il trend dei prezzi, ovvero del PCE core.
Il countdown sul verdetto sui tassi da parte della banca centrale è partito da un po’: d’altronde, la prossima riunione del FOMC, il braccio di politica monetaria della Fed, è ormai imminente, in un momento in cui Wall Street spaventa gli investitori.
Wall Street si appresta a chiudere settimana peggiore 2025. Nasdaq in fase di correzione
I forti sell off che si sono abbattuti sulle azioni americane sono stati tali da far parlare di una fase di vero e proprio panico, che ha interessato in modo particolare l’indice Nasdaq, trascinato al ribasso dai forti sell off sulle Big Tech.
Gli smobilizzi sono stati tali da far scivolare il listino dei titoli tecnologici in fase di correzione nella sessione di ieri, ovvero a un livello inferiore rispetto ai precedenti record di oltre il 10%.
La Borsa USA si avvia a concludere la peggiore settimana di contrattazioni non solo del 2025, ma dal settembre del 2024, con il Nasdaq scivolato dall’inizio della settimana di oltre il 4%, e il Dow Jones e lo S&P 500 in flessione rispettivamente del 2,9% e del 3,6%.
Colpa dei dazi della seconda amministrazione di Donald Trump e del timore per l’effetto inflazionistico della politica economica, in generale, made in USA.
Raffica licenziamenti, pesano decisioni DOGE di Elon Musk
Allo stesso tempo, si inizia a temere che quelle scelte di politica economica di Trump, fino a pochi mesi fa sbandierate come pro crescita (e, di riflesso, pro-inflazione) possano finire per erodere, più che con il sostenere, il ritmo di espansione economica degli Stati Uniti.
Lato inflazione, sia il Beige Book della Federal Reserve che il dato macro relativo all’ISM manifatturiero hanno confermato la grande paura che i costi aumentino a causa delle tariffe di Trump. Lato crescita, i dati relativi all’occupazione dei giorni scorsi hanno gelato il sentiment di Wall Street: dai numeri diffusi ieri dal report Challenger, Gray & Christmas si è appreso infatti che gli annunci dei licenziamenti sono volati in America al record dal 2020.
A pesare, come ha spiegato Andrew Challenger, Senior Vice President del gruppo Challenger, Gray & Christmas, sono stati gli interventi messi in atto dal Department of Government Efficiency (DOGE) guidato dal numero uno di Tesla e braccio destro di Donald Trump, Elon Musk, volti a sfoltire le spese federali. In evidenza soprattutto i tagli che sono stati avviati nei comparti Retail e Technology.
Dilemma tassi Fed, dai mercati dei Treasury un segnale non positivo. Powell sta sbagliando?
Cosa farà a questo punto la Fed? I mercati dei Treasury stanno lanciando già dalla scorsa settimana un chiaro allarme: il timore è che la Fed stia prendendo sotto gamba l’erosione dei fondamentali economici degli Stati Uniti.
Negli ultimi giorni, i rendimenti dei Treasury a 10 anni sono scesi tra l’altro a un valore inferiore a quello dei tassi sui fed funds, capitolando al 4,12% nella seduta di martedì, a fronte del 4,33% dei tassi sui fed funds.
La Fed ha deciso di rimanere ferma in occasione della sua prima riunione di politica monetaria del 2025, annunciando di aver lasciato i tassi di interesse USA invariati al range compreso tra il 4,25% e il 4,5%, dopo i tre tagli consecutivi varati a partire dal mese di settembre fino all’ultima riunione di dicembre 2024.
Nel rimanere ferma, la Banca centrale americana ha scatenato subito l’ira del presidente americano Donald Trump e ha alimentato la grande paura che non solo i tassi sui fed funds USA vengano lasciati fermi nel corso del 2025, ma che, con la minaccia dell’inflazione, tornino perfino le strette monetarie.
Il sospetto si era palesato già alla fine del 2024, in occasione dell’ultima riunione del FOMC di dicembre, che si era conclusa con un terzo taglio dei tassi, pari a -25 punti base.
Detto questo, a dispetto dei timori sull’economia USA, il mercato del lavoro degli Stati Uniti rimane solido.
Basti pensare che dai numeri di oggi, è risultato che la crescita delle buste paga del mese di dicembre è stata rivista al rialzo di 16.000 unità, attestandosi complessivamente a un aumento dei posti di lavoro pari a +323.000.
A gennaio, invece, i NonFarm Payrolls sono stati rivisti al ribasso di 18.000 unità, dalla crescita di 143.000 unità precedentemente resa nota a una pari a +125.000.
Vero è che, con queste revisioni, l’occupazione dei due mesi di dicembre e di gennaio è risultata inferiore di 2000 unità rispetto a quanto comunicato in precedenza.
Ma i dati diffusi non destano troppa preoccupazione, in quanto mettono in evidenza anche alcune note positive, che indicano piuttosto un rafforzamento del mercato del lavoro.
Occhio in particolare alla crescita dei posti di lavoro nel settore manifatturiero, che è stata pari a +10.000 unità: si è trattato del primo rialzo dal mese di novembre 2024. Il dato è stato migliore rispetto all’aumento di 5.000 buste paga atteso, indicando una accelerazione rispetto alla crescita del mese di gennaio, pari a +3.000 unità.
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