Quali sono le sanzioni e rischi per coloro che non si prendono cura dei propri terreni incolti e perché è più importante che mai occuparsene il prima possibile?
Si corrono dei rischi a lasciare un terreno incolto, abbandonato, e con sterpaglie? La risposta è sì. Infatti è dovere dei proprietari dei terreni prendersene cura, anche quando questi non vengono coltivati.
In particolare è importante occuparsi dei terreni in questione soprattutto in estate, per evitare il rischio di incendi di sterpaglie, che possono anche propagarsi ad abitazioni e altri terreni, mettendo in pericolo persone, animali, e proprietà.
In un anno come il 2022, dove il rischio di incendi è altissimo, anche i controlli per scongiurare questa eventualità sono aumentati. Anche per questi motivi, a maggior ragione, è fondamentale per i proprietari di terreni essere consapevoli delle regole da seguire per poter avere un comportamento corretto ed evitare anche problemi di ogni genere, sia ambientali, sia riguardanti le sanzioni.
Quali sono le sanzioni per i terreni abbandonati
Oltre a esserci diverse agevolazioni per i terreni agricoli abbandonati, nel caso in cui il proprietario non se ne prenda cura c’è il rischio di incorrere in sanzioni.
Prima di tutto, infatti, coloro che hanno scelto di usufruire delle sovvenzioni messe a disposizione, nel caso in cui non si prendessero cura dei terreni per cui le hanno richieste, finirebbero per perderle, poiché si tratta di soldi distribuiti proprio con lo scopo di recuperare i terreni incolti.
Inoltre, per chi lascia un terreno abbandonato, c’è la possibilità di pagare sanzioni di una certa portata o anche di finire in carcere. Nello specifico, infatti, se fossero presenti dei rifiuti abbandonati sarebbe dovere del proprietario del terreno occuparsene nel modo corretto, altrimenti si troverebbe a rischiare:
- un periodo di detenzione di minimo tre mesi e massimo un anno, oltre a una multa tra i 2.600 euro e i 26.000, nel caso in cui i rifiuti abbandonati sul terreno non siano considerati pericolosi;
- un periodo di detenzione da sei mesi a due anni, con una multa tra i 2.600 euro e i 26.000, nel caso in cui i rifiuti in questione siano classificati come pericolosi.
Oltre al rischio di multe e sanzioni di diverso genere per quel che riguarda la gestione dei rifiuti abbandonati sui terreni, e la possibilità di perdere tutte le sovvenzioni e agevolazioni richieste, nel periodo estivo, da anni, molte regioni mettono atto delle politiche antincendio.
All’interno delle ordinanze regionali, comunali, o anche cittadine, sono spesso previste delle multe di diversa entità per coloro che non si occupano della corretta gestione e pulitura dei terreni lasciati incolti. Le sanzioni possono essere tra le poche decine di euro, fino anche alle diverse migliaia, a seconda di quanto previsto dalla specifica ordinanza.
Quando si possono bruciare le sterpaglie?
Qual è quindi il modo corretto per prendersi cura di un terreno che non si sta coltivando? Ci sono aziende che si occupano nello specifico di questo, ma è anche possibile agire da soli.
Il problema è legato al rischio di provocare incendi nel momento in cui la manutenzione viene svolta senza le corrette attenzioni. Per quanto, per le leggi nazionali, non ci siano periodi o situazioni in cui è vietato bruciare le sterpaglie, comuni e regioni nel periodo estivo pubblicano ordinanze per vietarlo.
Generalmente quindi queste regole possono prevedere uno o più dei seguenti punti:
- divieto di bruciare sterpaglie nei giorni di vento o troppo distanti dalle ultime piogge;
- divieto di bruciarle nelle ore più calde del giorno, permettendo di farlo fino alle 10.00 o alle 11.00 del mattino e non oltre;
- divieto di bruciare le sterpaglie per un certo periodo di mesi, solitamente da inizio o metà maggio fino a fine settembre.
Con i termini: “sterpaglie”, “sfalci”, e “potature” si intendono i residui della vegetazione tagliata per manutenzione, e non include quindi i rifiuti da smaltire in altro modo, in particolare non di tipo pericoloso. Gli avanzi agenti chimici non si possono bruciare.
Reato di incendio
Anche nei casi in cui si abbiano dei permessi speciali per bruciare i residui di potatura quando vietato dal proprio luogo di residenza, o quando lo si fa senza che questo sia vietato, è necessario fare attenzione a due cose.
Prima di tutto non si deve creare disturbo alle altre persone. Se è vero che il Codice Penale prevede il reato di immissioni, che in questo caso di traducono sia in fumo, sia in calore, c’è un limite che è considerato di normale tollerabilità. Nel caso in cui lo si superasse, si rischierebbe di dover risarcire i vicini.
In secondo caso, più importante, è fondamentale che chi si occupa dello smaltimento delle potature attraverso la loro bruciatura, si assicuri di non dare vita a incendi, e prenda quindi ogni possibile precauzione per evitarlo, controllando perennemente il fuoco.
Il Codice Penale infatti prevede il reato di incendio, con una reclusione tra i tre e i sette anni. Questo è previsto sia nei casi di incendio provocato in una zona boschiva, terreni appartenenti a terzi (privati o enti pubblici), ma non solo. Nel caso in cui si appiccasse il fuoco nel proprio terreno e da questa situazione derivassero dei pericoli per l’incolumità pubblica, si sarebbe comunque considerati colpevoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA