Nuova proposta di Theresa May sul backstop. E ai membri dell’esecutivo assicura: “Rispetteremo la data d’uscita del 29 marzo”
In arrivo nuove proposte per superare il nodo backstop.
È quanto affermato da un portavoce del governo britannico, in riferimento al tentativo da parte della premier, entro giovedì 7 febbraio, di sottoporre a Bruxelles la riapertura dell’accordo d’uscita negoziato tra Ue e Regno Unito lo scorso novembre.
A quanto dichiarato dalla stessa May, l’obiettivo per i dialoghi in arrivo non va verso un’eliminazione del meccanismo d’uscita che, in sostanza, entrerebbe in scena in caso del mancato raggiungimento di un accordo che garantisca il cosiddetto confine non rigido al termine dei 2 anni di transizione.
La premier ha spiegato che la sua mossa è improntata a chiedere cambiamenti che riguardano le procedure, e non una rimozione della clausola:
“Esiste di certo la volontà di salvaguardare l’unità del mercato interno europeo, e allo stesso tempo di ridurre al minimo i controlli al confine tra Irlanda del Nord e Irlanda”.
Per la leader britannica potrebbe trattarsi di un passo fondamentale verso la data del 29 marzo 2019, che considera ancora scadenza da rispettare per il ’leave’ ufficiale.
Ma in molti sostengono che da Bruxelles abbiano già ampiamente evidenziato la loro totale irremovibilità in merito a questo punto, tanto che nel Regno Unito una larga parte di stampa parla di “viaggio a vuoto”.
Brexit, Theresa May è convinta: fuori dall’Ue il 29 marzo
Theresa May sarà a colloquio con Bruxelles giovedì per presentare nuove proposte per quel che riguarda il vincolo backstop, ovvero la clausola in piedi per far sì che il confine in Irlanda resti aperto.
La premier, fiduciosa sull’esito dell’incontro, ha confermato ai membri dell’esecutivo UK che la data del 29 marzo 2019 fissata per il leave ufficiale sarà rispettata, così come nessuna contestazione da Westminster arriverà al fatto che - come imposto con forza dall’Ue - resti un confine senza barriere fra Irlanda del Nord e Irlanda dopo Brexit.
Fondamentale in quest’ottica un altro incontro che si terrà a breve: quello tra il Presidente dell Commissione europea Jean-Claude Juncker e il premier irlandese Leo Varadkar.
Il portavoce del governo irlandese ha definito inamovibili le posizioni del Paese, ma ha comunque affermato di attendere con ansia un incontro con la May che possa rivelarsi utile, affinché la premier “ci esponga le sue idee per il futuro”:
“La riceveremo con piacere: in effetti aspettiamo con ansia notizie dal primo ministro britannico”.
Nell’argomentare le ragioni della nuova missione europea, Theresa May ha fatto riferimento a una serie di tratti d’unione ancora mancanti tra UK ed Ue, da ricercare proprio tramite l’appuntamento del 7 febbraio.
Un appuntamento che rappresenta “tempo sprecato” per la maggior parte degli osservatori internazionali, pronti a far luce sull’inflessibilità da parte dell’Ue su questo punto, e a rinviare al prossimo 13 febbraio - senza ancora nessun accordo - per l’analisi della promessa relazione alla Camera della premier, cruciale a quel punto per chiarire le intenzioni del governo britannico.
Qualora la situazione dovesse rimanere invariata nelle settimane a venire, la prossima tappa sarebbe rappresentata da un nuovo voto sull’accordo bocciato lo scorso dicembre.
Ma in molti hanno sottolineato grosse probabilità che venga ripresentata una proposta praticamente invariata rispetto a quella già respinta alla Camera dei Comuni lo scorso 15 gennaio, considerando che sembra davvero poco credibile al momento una revisione delle posizioni europee da qui a pochi giorni.
L’ipotesi no-deal quindi - pura fantascienza solo fino a pochi mesi fa - appare sempre più probabile.
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