I rialzi dei tassi d’interesse ostacolano di continuo le possibilità di crescita degli Stati Uniti secondo il tycoon
La Fed? Non rovini i piani degli Stati Uniti. È questa l’ennesima uscita che va ad arricchire la tutt’altro che distesa telenovela Trump-Federal Reserve, che vede il tycoon puntare il dito contro la banca centrale e le sue scelte di alzare i tassi di interesse.
Dopo essersi esplicitamente augurato il licenziamento del presidente Fed Jerome Powell e averlo definito “loco”, vale a dire ’pazzo’, dopo aver paragonato l’istituto di Washington a un bambino testardo e dopo aver identificato nella banca centrale degli Stati Uniti un vero e proprio nemico degli USA, Trump torna ad attaccare e lo fa dal suo social preferito, Twitter.
Qui il cinguettio del numero uno della Casa Bianca è come al solito privo di giri di parole, un vero j’accuse che identifica nella Federal Reserve un ostacolo alla crescita del Paese:
“Se la Fed non avesse alzato così tanto e così velocemente i tassi di interesse, l’economia americana starebbe molto meglio di come sta ora. Questa è la nostra possibilità di creare ricchezza e successo per gli Stati Uniti, la Fed non la rovini”.
Trump ancora contro la Fed
La forte convinzione di Trump resta quella che un taglio dei tassi di interesse costruisca l’occasione per rafforzare in maniera notevole l’economia statunitense.
Economia che - precisa il tycoon - sta già registrando risultati brillanti, permettendo al Paese di vincere “a livello mondiale”, ma “non grazie alla Fed”.
....but it is no thanks to the Federal Reserve. Had they not acted so fast and “so much,” we would be doing even better than we are doing right now. This is our chance to build unparalleled wealth and success for the U.S., GROWTH, which would greatly reduce % debt. Don’t blow it!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 19 luglio 2019
Le parole del Presidente tengono inevitabilmente d’occhio la scadenza del prossimo 31 luglio, quando la banca centrale USA sarà chiamata nuovamente a dire la sua sulla guida economica del Paese.
In più, l’intervento odierno di Trump approfitta della scia creata dalle dichiarazioni del presidente della Fed di New York, John Williams, che ha parlato della convenienza, per le banche centrali, di “agire prima”, senza aspettare segnali di rallentamento dell’economia.
La circostanza ha scatenato un polverone e costretto persino la Fed a una parziale smentita, o meglio a un ridimensionamento delle parole di Williams.
Da Wall Street è sembrato infatti inevitabile - di fronte a un’uscita pubblica simile da parte di uno dei vertici della banca centrale USA - l’imminente arrivo del taglio di mezzo punto percentuale dei tassi il prossimo 31 luglio.
Ma dalla Federal Rererve hanno subito invitato a leggere le parole appena pronunciate come un “discorso accademico”, che non si presta a nessuna lettura tra le righe né dà seguito ad analisi su quello che potrà accadere a fine mese.
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