Il nuovo giocattolo del presidente americano Donald Trump si chiama Wall Street. L’ultima giravolta su Powell (Fed) e sui dazi contro la Cina.
Il nuovo giocattolo del presidente americano Donald Trump si chiama Wall Street e, per forza di cose, azionario globale, Piazza Affari inclusa.
Basta una parola di Trump, che sia riferita ai dazi reciproci che la sua amministrazione ha deciso di lanciare o al presidente della Fed Jerome Powell, finito da tempo nel suo mirino, per scatenare l’inferno o accendere la febbre di buy nelle borse di tutto il mondo.
Tassi Fed, Trump VS Powell: minacce di licenziamento e la grande offesa. Poi: non lo licenzio
L’ultima prova del nove è quanto è accaduto nelle ultime sessioni: forte il tonfo che Wall Street ha accusato nella giornata di lunedì 21 aprile 2025, quando il timore che il presidente Donald Trump potesse mettere addirittura alla porta il numero uno della Fed, banca centrale americana, da lui costantemente accusato per non avere ancora tagliato i tassi sui fed funds USA dall’inizio del 2025, ha fatto crollare l’indice Dow Jones di più di 900 punti.
Il tonfo si è manifestato dopo la pubblicazione di un nuovo post su Truth Social, con cui Trump ha dato praticamente dello “sfigato” (“loser”) al banchiere centrale.
La paura di un possibile licenziamento di Jerome Powell, già piombata sui mercati la scorsa settimana, ha mandato a picco la borsa USA.
Tempo qualche ora e ieri, parlando dall’Ufficio Ovale della Casa Bianca, Trump ha detto candidamente di non avere alcuna intenzione di defenestrare Powell: “Non ho intenzione di licenziarlo”.
Testuali parole “Mi piacerebbe vederlo un po’ più attivo nell’abbassare i tassi di interesse”. Ma, di fatto, nessun dramma.
Non solo Powell, Trump su dazi Cina: pari al 145%? “Non saranno così alti”
Un Trump non aggressivo, quasi pacato, ha rimandato al mittente le preoccupazioni di una presidenza degli Stati Uniti pronta a scaricare Powell. Della serie, abbiamo solo scherzato.
Reduce dai sell della vigilia, Wall Street è così balzata, come dimostra il trend dei futures sui principali indici azionari USA.
In particolare, i futures sul Dow Jones sono balzati fino a oltre 600 punti dopo le rassicurazioni di Trump, che non hanno riguardato tra l’altro soltanto Powell, ma anche e perfino i terribili dazi che la sua amministrazione, in teoria, ha deciso di sferrare contro la Cina.
Un Trump decisamente più conciliante ha detto anche, o è il caso di dire perfino, che quei dazi che ha deciso di imporre contro i prodotti che gli Stati Uniti importano dalla Cina, pari al 145%, sono “molto alti”, aggiungendo che, alla fine, “non saranno così alti”.
Ancora: “No, non saranno vicini a quel valore così alto. Scenderanno in modo significativo. Ma non saranno pari a zero”.
Certo è che tra lo zero e il 145% c’è una bella differenza, ma i mercati hanno deciso di brindare, tanto che l’iShares China Large-Cap ETF (FXI) è scattato subito di oltre l’1%.
Sospetto di aggiotaggio e insider trading, le lettere dei democratici VS Trump e il suo team
L’effetto delle dichiarazioni di turno rilasciate dal presidente americano è tale che, negli Stati Uniti, e già da un po’, si è insinuato il sospetto che Trump e il suo team, oltre a giocare, stiano commettendo veri e propri reati, che hanno nomi ben precisi e che vanno ben oltre le attività meramente ludiche: quelli di aggiotaggio e di insider trading.
A farsi portavoce di tali sospetti è stato già da un po’ il leader della minoranza democratica al Senato USA Chuck Schumer che, in due lettere firmate da altri esponenti democratici, inviata lo scorso 11 aprile 2025 al National Association of Attorneys General, così come alla SEC - Securities and Exchange Commission, ha chiesto rispettivamente all’organizzazione no profit dei procuratori generali degli Stati Uniti così come all’autorità di Borsa di indagare su presunte manipolazioni di mercato attuate da Trump.
L’avvio di una indagine formale è stato auspicato anche dal senatore democratico Adam Schiff, che ha inoltrato una richiesta in tal senso direttamente al Congresso degli Stati Uniti.
Così l’accusa, racchiusa nella missiva inviata da Schumer e da altri democratici al National Association of Attorneys General:
“Scriviamo per chiedere che i vostri uffici indaghino se il presidente Trump, la sua famiglia, gli esponenti della sua amministrazione, o esponenti del Congresso abbiano effettuato operazioni di insider trading, di manipolazione di mercato, o qualsiasi violazione delle leggi dei vostri stati, al fine di trarre profitto dai recenti cambiamenti che hanno interessato la politica dei dazi”.
I motivi dei sospetti sono stati ben illustrati, mentre Wall Street cadeva vittima dell’isteria totale.
Lo stesso presidente (Trump) ha fatto dichiarazioni che potrebbero suggerire tentativi da parte sua o da parte dei suoi alleati per influenzare in modo improprio i nostri mercati finanziari. In data 2 aprile, 2025 (la data del Liberation Day, in cui Trump ha fatto il grande annuncio dei dazi reciproci), il Presidente Trump ha annunciato una raffica di nuovi dazi su diversi Paesi. In risposta, lo S&P 500 ha perso entro l’arco di quattro sedute più di $5 trilioni, accusando la peggiore flessione di sempre. Una settimana dopo, in data 9 aprile, il presidente Trump ha pubblicato su Truth Social alle 9:33 AM, il post: “BE COOL! Andrà tutto bene. Gli Stati Uniti saranno più grandi e i migliori di sempre!”
Quel consiglio di Trump via Truth Social: “Questo è il grande momento di fare acquisti!”
Successivamente, si legge ancora nella lettera, alle 9:37 AM, Trump ha aggiunto al suo post la seguente frase, parole testuali “ THIS IS A GREAT TIME TO BUY!!! DJT ”, ovvero “Questo è un grande momento per acquistare!”.
“Più tardi”, hanno fatto notare ancora gli esponenti democratici, “il presidente ha rivelato attraverso Truth Social, all’1:18 PM, l’intenzione di mettere in pausa alcune tariffe annunciate la settimana precedente ”.
Risultato: “il mercato è rimbalzato quasi immediatamente; entro la fine del giorno, lo S&P 500 riportava il più forte balzo in quasi 20 anni ”.
Simile la missiva inviata al presidente della SEC Paul Atkins, firmata anche dai senatori democratici Elizabeth Warren, Mark Kelly, Ruben Gallego, Adam Schiff, Ron Wyden.
Identica anche qui la richiesta di lanciare una indagine per appurare che né Trump né qualsiasi persona a lui vicina si siano macchiati di “insider trading, di manipolazione di mercato, di altre violazioni di leggi che disciplinano gli strumenti finanziari”.
Il punto, infatti, è che “ è inconcepibile che, in un momento in cui le famiglie americane sono preoccupate per la loro sicurezza finanziaria nel corso di questa crisi economica interamente orchestrata dal presidente, gli insider abbiano potuto trarre profitto dalla volatilità dei mercati, potenzialmente perpetrando una frode finanziaria ”.
Le accuse risultano ancora più attuali, se si considera l’ennesima giravolta che ha visto il presidente americano Donald Trump smentire nell’arco di pochi giorni quella minaccia di licenziare il numero uno della Fed, banca centrale americana, che ha attaccato più volte, non risparmiando neanche insulti. Tutto di fronte a mercati, ma anche economisti, spettatori confusi delle esternazioni sfornate dal presidente.
Sospetti? Ecco il giorno che è stato il D-Day dell’insider trading per Wall Street
A fronte di chi ritiene che non ci siano prove tangibili di un presunto caso di insider trading di cui si sarebbero macchiati Trump e il suo team, c’è chi sostiene invece di avere prove inconfutabili di quello che, a suo avviso, sarebbe stato “il più grande giorno della storia di insider trading” a Wall Street.
A lanciare l’accusa è stato il docente della New York University Stern School of Business, Scott Galloway che, nell’ultimo episodio del suo podcast “Prof G Pod” ha individuato nella sessione del 9 aprile 2025, quella in cui è stato compiuto il più grande caso di insider trading, per l’appunto, della storia della borsa USA.
È stato quello, ha ricordato Scott Galloway, il giorno in cui Trump ha preso l’improvvisa decisione di mettere in pausa i dazi per la maggior parte delle economie ancora scioccate dall’annuncio del Liberation Day di appena una settimana prima, rendendo contestualmente nota la decisione di alzare le tariffe contro la Cina.
Quegli annunci hanno mandato letteralmente in tilt i mercati.
Citati i movimenti isterici di Wall Street riportati dal Wall Street Journal: ovvero, in quella data del 9 aprile 2025, il rally improvviso del Dow Jones di quasi l’8% e la fiammata che ha portato lo S&P 500 a schizzare di quasi il 10% e il Nasdaq a concludere la sessione migliore degli ultimi 24 anni, scattando di ben il 12%.
Boom di buy anche per le azioni delle Magnifiche 7, con la capitalizzazione di mercato delle sette grandi (ex?) scommesse volata di 1,8 trilioni di dollari.
Peccato che, entro il pomeriggio del 10 aprile, quel rally fosse stato poi azzerato dall’annuncio di Trump di alzare i dazi contro la Cina fino al 145%.
Immediato il dietrofront, con il Dow Jones in ritirata di 1.000 punti e lo S&P e il Nasdaq segnati da un tonfo ciascuno di quasi il 4%.
Tutto questo, mentre in quelle ore convulse, hanno spiegato Galloway e l’altro conduttore del podcast Ed Eldon, qualcuno ha fatto tuttavia milioni, acquistando opzioni call a zero giorni sullo S&P 500 appena poche ore prima dell’annuncio con cui Trump ha reso nota la decisione di mettere in pausa le tariffe.
Quelle operazioni di trading, hanno detto i due, hanno visto di fatto esplodere il valore di quelle operazioni di trading “di più del 2000%”.
Tanto che Galloway ha così detto, appena qualche giorno fa, che “Il 9 aprile sarà ricordato come il D-Day dell’insider trading”. Proprio la speranza dello smorzarsi delle tensioni commerciali tra l’America di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping sta facendo oggi da grande market mover, facendo salire in modo sostenuto l’azionario mondiale. Nella speranza, anch’essa presente, che non si tratti dell’ennesimo bluff di Donald Trump che, nel frattempo, starà facendo ricco qualcuno a lui vicino, almeno secondo i sospetti.
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